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Visualizzazione dei post da ottobre, 2019

LA ROCAMBOLESCA VITA DI NINO MARTINO IL BRIGANTE CALABRESE CHE DIVENNE SANTO.

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di Maria Lombardo   Per capire di cosa sto narrando bisogna partire dalla leggenda che aleggia su questo personaggio.La leggenda che andrò a narrarvi parla di quando Nino dopo anni di vita solitaria decide di unirsi ai suoi concittadini ma viene duramente sbeffeggiato. Decide così in primis di lavare l’onta subita bruciando la casa del suo padrone. Viene catturato e salvato dalla forca, chiede vivamente perdono alla madre ma l’atto viene giudicato da spia ragion per cui viene trucidato dal suo gruppo di “amici”. E’ però la madre a trovare il corpo nel bosco, e riportandolo a casa lo seppellisce nella sua cantina, proprio sotto una botte. La leggenda come apprendiamo da molte fonti, vuole che quella vecchia botte iniziasse a produrre un copioso e buon vino persino la giustizia lo riconobbe come miracolo. Per questo un “brigante aspromontano” fu proclamato Santo. Nell’antica cultura popolare calabrese è lui San Martino, il santo dell’abbondanza. Persino Francesco Perri nel suo l

Il 7 novembre 1860 Elisabetta Romeo da Santo Stefano d’Aspromonte sventola sul palazzo reale di Napoli il tricolore.

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di Maria Lombardo Ed eccomi di nuovo a spiegare come i calabresi vollero ardentemente e lottarono per avere l’Unita’e per allontanare dal trono i Borbone. Un contributo particolare lo fornì il borgo di Santo Stefano d’Aspromonte con a capo la famiglia Romeo che per quella libertà pagò un contributo davvero pesante. Nel blog c’è l’articolo specifico sull’evento in Calabria!   A nessuno venga in mente tra i neomeridionalisti di dire che non è vero la bibliografia è vastissima e basterebbe “inforcare” uno dei tanti   libri del Cingari. Ma se le buone letture vi stremano sulla facciata del Municipio vi è una lapide che ricorda il 1° centenario della Rivoluzione del 2 settembre 1847. Ricorda soprattutto perché Santo Stefano   ha dato la più larga partecipazione di uomini ai fatti del Risorgimento in Calabria, basti dire che dei suoi abitanti si è scritto: "è una stirpe di forti". Basta entrare nella casa comunale del borgo calabrese ecco busti, lapidi celebrano l’eroismo

BIANCO (RC): ECCO A VOI IL “NETTARE DEGLI DEI”.

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di Maria Lombardo “Il nettare degli Dei” sto parlando del vino Greco di Bianco che nasce e cresce in alcune aree della locride tra Gerace e Bianco. Amatissimo e ricercatissimo dai turisti insignito in America di uno speciale riconoscimento. Tra le sue proprietà anche quelle afrodisiache riconosciute in tempi molto remoti! Padre Fiore, nella sua “ Calabria Illustrata”, riporta uno scritto del Barrio nel quale si legge: “ Qui ( a Bianco) nasce un vino straordinario per bontà, è bianco, forte, sempre migliore di se stesso, del quale si produce una grande quantità”. Bisogna fare un salto di secoli e si ricorda il poeta liberale geracese, Muscari Tomaioli, in occasione della visita a Reggio, del Re Galantuomo, durante il banchetto, brindava in presenza della regale compagnia e di tutta la classe dirigente reggina e calabrese, con significativi versi proprio con il vino greco di cui tesseva le lodi, Si tratta, in effetti, di un vino eccezionale ottenuto da un vitigno portato dai colo

L'ortaggio autunnale che sfamò generazioni di Calabresi: " a cucuzza gialla"

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di Maria Lombardo La zucca, ortaggio prettamente autunnale, dolce e versatile, viene largamente utilizzata in cucina per il suo sapore particolare che la rende adatta alla realizzazione di primi e secondi piatti, ma anche curiosi dessert come cupcake o pan di spagna. Oggi un tempo ha davvero sfamato generazioni di calabresi trasformandola anche in un pane antico! La zucca, oltre ad essere un alimento adatto anche ai bambini, ha molteplici effetti benefici sulla nostra salute.La zucca, per il su  povero contenuto di calorie  è inserita spesso all’interno di regimi alimentari dietetici sia come contorno leggero che come condimento di un primo piatto a base di riso o pasta. La zucca è uno dei pochi ortaggi di cui, come dicono i nostri nonni, non si butta nulla: dai semi presenti al suo interno infatti si ricava un particolare  olio benefico  che può essere utilizzato in cucina come condimento a crudo o sulla pelle (per via delle sue proprietà emollienti e lenitive) .La zucca è in

L'EREMO DI CURINGA (CZ), IL MONASTERO DI SANT'ELIA E IL GIGANTE BUONO.

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di Maria Lombardo Giungendo in località Corda di Curinga si scopre   un luogo ricco di fascino e di mistero. Qui, a circa 400 m. s.l.m, su una radura, circondata a nord da una fitta pineta e sugli altri lati dalla valle che sinuosa scende fino a calarsi nel fiume Turrina, si erge l’Eremo di Curinga, il Monastero di Sant’Elia “Vecchio”. Sono poche le fonti attendibili che permettono di ricostruire fedelmente la storia di questo pezzo di  storia della Calabria . Tuttavia analizzando quelli che sono i resti di questo magnifico   Eremo di Sant’Elia in Calabria , è stato possibile cercare di ricostruire una cronologia di questo luogo. All’interno l’area del monastero è rettangolare ed è costituito da 2 corpi di fabbrica esterni, uno a ovest e l’altro a sud. Il primo corpo era costituito dalla chiesa, con un vano absidale quadrato e una navata rettangolare. L’abside è senza dubbio la zona più importante di tutto il monumento, essendo l’unico a essere quasi completamente integro. Sul v

Mele selvatiche calabresi brutte ma buone:”u Pùmu”

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di Maria Lombardo E’ chiaro che conosciutissimo è il melo coltivato!  Non esistono solo le mele rosse, gialle o verdi, ma ben oltre 7000 varietà.  Le più conosciute sono generalmente quelle “da supermercato”, come la Pink Lady, la Stark, la Fuji o la Golden, più comunemente suddivise tra mele “croccanti” e non. Ma ne esistono anche molte altre. Ma le mele selvatiche calabresi sono qualcosa di indescrivibile, pomi piccoli e polposi sferici imperfetti e bruttarelli. Non a caso si chiama “u pùmu” in italiano il Pòmò. Il pòmo è una varietà di mela selvatica che ritroviamo lungo tutta Italia (ce ne sono diverse infatti, ma questa è una delle poche buone da mangiare). Riescono a regalare sapori "paradisiaci", specie se appena raccolti, ad autunno inoltrato. E' un frutto delizioso, fragrante, dissetante, considerato antiacidoso, protettivo, disintossicante, vitaminoso. Sono mele che non subiscono trattamenti, si possono discretamente conservare per una parte dell'i

Il rito calabrese ancestrale di preparare il Grano dei morti: piatto magno greco.

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di Maria Lombardo Mangiare il grano nel giorno dei morti aveva un significato propiziatore e di buon auspicio per assicurarsi una lunga vita. La  metafora del grano  è molto interessante riguardo la relazione tra vita e morte. Per raccogliere il chicco di grano, simbolo di vita e fertilità in molte religioni, bisogna rompere la spiga, dunque ucciderla. Il chicco stesso di grano rinascerà in spiga solo dopo esser morto sottoterra. Per questo motivo, in questo circolo continuo di nascita e morte il chicco viene proclamato il simbolo duplice di vita e morte, la vita che nasce dalla morte.  giorno dei morti per i credenti è un giorno particolare. Leggende antiche raccontano che i morti nei giorni dedicati, ottengano il permesso di ritornare nei luoghi dove sono nati e vissuti. A cavallo tra il primo e il due novembre, in tempi oramai passati, nelle abitazioni, in ogni anfratto che portasse memoria dell’estinto, fervevano preparativi per accogliere i cari defunti, cibo e candele

I bambini di Reggio Calabria per il 2 novembre aspettano “i morticeddi”: la frutta Martorana

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di Maria Lombardo Attenzione cari lettori la frutta Martorana si può considerare anche un prodotto tipico di   Reggio Calabria,   le due città dello Stretto da sempre si sono contaminate a vicenda. A Reggio però sono detti   "morticeddi" (morticelli) per via del fatto che somigliano alla frutta finta rinvenuta nelle antiche tombe, esposta al Museo Nazionale della Magna Grecia. Per il giorno dei morti questi gioielli culinari   in pasta di mandorle, opportunatamente colorata e modellata, raffigueranti i frutti della terra vengono donati ai bambini. Questa usanza nasce dalla tradizione Magno Greca che usava portare nelle sepolture dei parenti frutti di terracotta affinchè ai defunti non mancasse mai la vista di quello che avevano goduto in vita. Vi fornisco un po’ di dati storici sul prodotto. Deve il suo nome alla  Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio  o della Martorana, eretta nel  1143  da  Giorgio d'Antiochia , ammiraglio greco-siriaco del re Normanno  Ru

NEL XVI SECOLO A BIVONA (VV ) E’ FIORENTE LA PESCA DEL TONNO.

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di Maria Lombardo Scandagliando con dovizia i “miei territori” riaffiorano alla luce storie e “industrie” volutamente cancellate dalla storia ufficiale. Non credo che tutti sono a conoscenza delle lavorazioni che venivano effettuate nella marina di Bivona prov di Vibo Valentia oggi, un ridente Borgo marinaresco oggi come all'ora che ha lasciato alla storia una fiorente tradizione. Vorrei fornire qualche piccola notizia utile, a farsi un’idea su alcune delle risorse che erano a nostra disposizione e che poi nel corso degli anni sono state semplicemente dimenticate, o volutamente abbandonate, innanzitutto bisogna parlare di quello che era la pesca del tonno, prodotto che ha sempre avuto nel corso dei secoli, il suo Habitat privilegiato nel golfo dell’attuale Sant’Eufemia, dove veniva catturato in abbondante numero e veniva effettuata la sua lavorazione, come da me descritto in altro intervento già nel IV secolo a. C. sappiamo con certezza che erano esistenti degli stabilime

GLI “scaudet” il dolce arbresche di Calabria alle castagne

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di Maria Lombardo Ebbene si è un dolce davvero antico amato dagli albanofoni calabresi della Valle del Crati. Semplice e gustoso assume la forma di ciambelline fritte e servite tiepide o fredde. Al palato si distinguono per il tipico sapore dolce della farina di castagna ed hanno una piacevole consistenza morbida e friabile. Gli scaudet si possono gustare soltanto in alcune occasioni ed in alcuni locali della zona ma che possono essere preparati in casa seguendo la ricetta tradizionale. Torniamo un minuto alla storia del dolce è del 1500 a seguito della conquista ottomana, alcune  popolazioni Albanesi cristiane, per timore delle persecuzioni, lasciarono il loro Paese per stabilirsi in  Calabria  scegliendo le aree montane attorno alla valle del Crati. Ed è proprio da queste popolazioni che deriva uno dei dolci della tradizione locale appunto gli  scaudet.  Queste ciambelline venivano preparate e servite soprattutto in occasione delle feste di Natale poiché, nel periodo che le p

Pomodori verdi sott’olio: ANTICHE CONSERVE CALABRESI OTTOBRINE

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di Maria Lombardo La ricetta dei Pomodori verdi conservati sott’olio, a casa mia l’abbiamo sempre fatta,  nel mese di ottobre quando iniziava ad esserci giornate più fresche non tutti i pomodori riuscivano a maturare e allora si facevano le conserve per l’inverno con tutti i prodotti che avanzavano. Mia nonna ci mandava a recuperare i prodotti ancora acerbi ma che voleva utilizzare. Una ricetta facile e di grande resa, durante la preparazione non diminuiscono in quantità elevata. I pomodori verdi sott’olio sono ottimi per accompagnare qualsiasi secondo di carne o formaggi e nel panino assieme ad una bella fetta di formaggio o salumi lo rendono veramente stuzzicante. Effettivamente ci faceva fare la merenda con questa delizia!  Ingredienti 1 kg di pomodori acerbi Sale q,b, circa 50 gr 300 ml d’aceto 200 ml d’acqua Olio extravergine q.b. circa 200 ml 4 spicchio d’aglio Peperoncini  a piacere, dipende da quanto amate il piccante Foglie di menta a piacere Prep

LE CASTAGNE calabresi e la loro tradizione antichissima.

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di Maria Lombardo La Calabria è una terra molto ricca di vegetazione e di acqua, ragion per cui le castagne qui sono copiose e di varie cultivar. L’albero però è molto longevo e sono stati stimati esemplari di oltre 400 anni. I calabresi popolo umile e fiero ha dovuto per forza maggiore cibarsi nelle carestie di questo gustoso frutto. Era l’albero del pane! Non  a caso in questo blog ho parlato del pane di castagne come pane antico di Calabria.  Quando invece l’uomo di montagna è emigrato, la castagna ha subito l’abbandono al quale si è aggiunta la malattia del cancro corticale che ne ha decretato quasi la sua estinzione. Oggi la castagna calabrese ha avuto una nuova stagione! E’ entrata nell’arte culinaria come prodotto di elite, in quanto si ottengono tantissimi prodotti pregiati ed apprezzati sul mercato. Rappresenta memoria storica e culturale della gente di montagna che in autunno ed in  inverno raccoglieva e trasformava questo generoso frutto nei caratteristici “Pastilla

I FINANZIAMENTI ALLA CAMPAGNA GARIBALDINA DEL 1860

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di Maria Lombardo Nel mondo neomeridionalista si sente sempre la solita nenia lamentosa che la Spedizione dei Mille fu organizzata a tavolino dal Piemonte, Francia ed Inghilerra. Oggi ho deciso di spiegare una volta per tutte come andarono le cose. Ricordando ai lettori che la storia va scritta da chi ne ha competenze! Una cosa è certa i Mille erano male armati, equipaggiati e mal finanziati sappiate cari lettori che scesero nel Mezzogiorno vestiti “da passeggio” . I fucili logorati ed arrugginiti sparavano se la fortuna li assisteva ed erano armi così desuete che nessuno le voleva più. Fucili più moderni, in gran numero, era stati raccolti da una colletta della "Società Nazionale", ma erano stati sequestrati per ordine di Massimo d'Azeglio. Un solo cannone che faceva solo rumore ed era usato per esposizione a ricordo delle guerre napoleoniche. Non avevano nulla nemmeno la polvere da sparo ma partirono. Riuscirono ad ottenerne un po’ in una caserma in Toscana!La

Stracette: gli antichi biscotti calabresi

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di Maria Lombardo Dei tipici biscotti della tradizione culinaria reggina sono le  stracette . Morbidi ma nello stesso tempo croccanti, deliziosi nella loro aroma grazie alle mandorle e all’arancia candita, ideali per essere inzuppati nel latte. Era usanza essere regalati dai nostri nonni nelle “visite” dopo una malattia o per un lutto o in qualsiasi altra disparata occasione .Si tratta di biscotti morbidi e croccanti al tempo stesso, praticamente da inzuppo, deliziosi nel loro particolare aroma, dovuto alle mandorle ed all’arancia candita finemente tritata. Spesso variano  per la consistenza e la forma : in alcune zone si preferisce realizzarli più morbidi, in altre più croccanti. Ecco come farli in casa: Ingredienti: 1 Kg. di farina 00; 500 gr. di zucchero; 350 gr. di margarina o  burro; 150 gr. di arancia candita (a piccolissimi cubettitti); 100 gr. di granella di mandorla o mandorle tritate; 20 gr. di ammoniaca per dolci; 2 uova; 1 cucchiaio di estratto