Aspromonte :Agosto 1862
di Maria Lombardo
Chiosa così
Garibaldi in una famosa lettera scritta ad Adelaide Cairoli dopo l'episodio dei
mille Garibaldeschi:” gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono
incommensurabili. Sono convinto di aver fatto male, nonostante ciò non farei
oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate,
essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio” 1. Questa come
tante altre frasi sono state estrapolate dai neo meridionalisti in discorsi ben
più complessi e sicuramente in discorsi” girati “ per far propaganda.
Ultimamente mi è capitato di assistere ad un discorso sconfusionato fatto nei
gruppi meridionalisti in cui un tipo affermava:” che Garibaldi si trovava in
Aspromonte per inquietare le contadine calabresi e per ciò ferito da un marito
geloso” questo è il prezzo di affidarsi a schiere di “storici” camionisti di
giorno e dopo le 5 a fare conferenze. Ora chiarirò una volta per tutte a questi
signori quanto danno stanno facendo alla storia. Sebbene l'epopea dei Mille si
era conclusa come ben conosciamo con la decapitazione dello Stato Duosiciliano
attraverso enormi perdite, senza cognizione di causa ed armato alla meno
peggio, il Generalissimo riaccende la miccia della rivoluzione al grido di
“Roma o morte” la sua scelta era fatta intendeva marciare sull'Urbe. Al
compimento dell' unità nazionale mancavano Venezia e Roma e per riuscire
nell'impresa non c'era che un modo, il solito modo: bisognava conquistarli ed
occorreva l'assenso di Garibaldi che restava l'alto patrono dice Indro
Montanelli 2. Il Generale si trovava nella sua bella isola di Caprera col
figlio Menotti fino al 25 giugno di quel '62 quando per recuperare il suo
credito coi suoi seguaci, si imbarcò per Palermo. Tra i suoi vi era Guerzoni
suo fedelissimo il quale sempre dalle parole del Montanelli riporta così fedelmente
la sua frase:” Nessuno di quanti lo accompagnarono seppe mai dal suo labbro né
dove s'andasse né perchè s'andasse” nemmeno Garibaldi sapeva il perchè di quel
viaggio3. Il Nizzardo non aveva ancora ben chiara la strada da percorrere e
puntò sulla Sicilia, come in quel”
maledetto” 1860. Giunto a Palermo lo
accolsero trionfalmente, e li alluvionò di discorsi infiammati minacciando un
nuovo Vespro. Circa tremila volontari erano affluiti al suo richiamo, mentre a
Torino non sapevano che fare il Governo chiedeva a Rattazzi d'intervenire Tra i
volontari tanto per la cronaca non vi era nessuno della vecchia guardia, nè
Bixio, né Medici, Sirtori e Cosenz integrati come falso premio nell'esercito
Piemontese 4. Quelli dell' Interno proclamarono lo stato d'assedio in tutto il
Mezzogiorno e spedirono il generale Cialdini a sedare il Brigantaggio ed a
fermare Garibaldi. Intorno alle 4 del mattino, le camicie rosse partendo da
Catania con due piroscafi Dispaccio e Abbatucci, giunsero nel luogo
prestabilito, intanto Rattazzi, destituì Pallavicino dimostratosi permissivo
col Garibaldi, e al suo posto nominò Enrico Cialdini venne così ordinato di
“bloccare le camicie rosse”. Allertato l'esercito Regio italiano che stanziava
in Calabria per i motivi che già conosciamo si disse di fermare Garibaldi. Era
l'alba di quel 25 agosto lo sbarco avvenne tra Melito e Capo d'Armi,
incontrarono così un primo comparto regolare, grida di saluto si innalzarono ma
la risposta fu una scarica di proiettili sui “rivoltosi”. I rivoltosi guardarono
sbigottiti il Generale che non capiva il gesto comprendendo subito che se a
vesse risposto al fuoco sarebbe stata guerra civile e si diresse sulle alture
Aspromontane. I Garibaldini flagellati dalla pioggia insistente si inerpicarono
sul selvaggio e brullo acroco, la colonna rossa priva di viveri si era affidata
a guide che si rivelarono delle spie che li fecero vagabondare per giorni in
tutto quattro per raggiungere le vettovaglie al rifugio dei forestali dice Eva
Cecchinato5. Rimasero in 500 si dispersero per la fame e le malattie, ed il 28
agosto giunse a Gambarie con i 500 stremati ed affamati. Si incolonnarono
sull'acroco Aspromontano verso Santo Stefano stremati ed affamati, osservando
l'ostilità della gente che già conosceva i Garibaldini. A Santo Stefano
d'Aspromonte giungono affamati e qui come cavallette divorarono tutto ciò che
incontravano nei pochi campi arati. Il 29 agosto del 1862 successe
l'irreparabile, attaccati verso le 4 del pomeriggio da un reparto di
bersaglieri i Garibaldini si arrendono. I 1500 bersaglieri guidati dal
Pallavicini aprirono il fuoco per fermare Garibaldi. Interviene il Montanelli
ancora una volta dicendo:” Vedendoli avanzare, il Generale gli venne incontro
da solo, allo scoperto la mano destra sull'elsa della sciabola, la sinistra sul
fianco. Forse sperava che avrebbero abbassato i fucili (…) invece gli spararono
addosso, ed una pallottola gli strisciò la coscia6 “. Cairoli intanto accorreva
per sorreggerlo, mentre in 10 minuti di fuoco lasciarono sul terreno 12 morti e
40 feriti. Al Pallavicini inoltre erano giunti ordini di non scendere a patti e
di accettare solo la resa. Intanto il Presidente del Consiglio Rattazzi
sospende la corrispondenza telegrafica col Sud, il quale risultava tagliato
fuori e alla fine un ultimo telegramma annuncia la cattura di Garibaldi:”Dopo
accanito bombardamento Garibaldi è ferito e caduto nelle nostre mani”. Su
un'improvvisata barella si lasciò trasportare a Scilla, donde via mare lo
cacciarono in prigionia a La Spezia. Inoltre nei giorni a seguire il suo
ferimento, i suoi comparti furono braccati ed internati fino al 5 di ottobre,
quando con un'amnistia vennero liberati. Chiosa ancora Montanelli:” la nota
farsesca di tutta quella vicenda furono le 76 medaglie al valor militare
distribuite ai vincitori e la promozione sul campo a Pallavicini per meriti
speciali 7 “. Inoltre Luigi Ferrari che azzoppò Peppino, venne insignito di una
medaglia d'oro. Rattazzi, intanto a Torino cercava di far passare
frettolosamente la tempesta che si era creata. Non soltanto l'Italia ma tutta
l'Europa era in subbuglio per Garibaldi. A Parigi, a Lipsia a Stoccarda era un
rincorrersi di dimostrazioni d' afffetto ed a favore di Garibaldi. Palmestrom
spedì un letto per la convalescenza del Generale. A Napoleone inoltre venne
detto che il Governo si comportò in quel modo dimostrando la sua volontà di
ordine, ecco spiegato il perchè i libri di storia raccontano in due parole
l'evento dell'Aspromonte, la replica dell' Imperatore fu negativa e sgarbata.
Sebbene, alla ricostruzione dei fatti mancano ancora molti elementi, andati
distrutti o seppelliti negli archivi di Casa Savoia a Cascais. Bene o male il
primo Ministro riuscì a scagionarsi. Comprendendo che da quell'avventura il
governo usciva più discreditato e il Paese più diviso che mai. Tuttavia, mentre
succede tutto questo il Nizzardo fa ritorno alla sua Caprera al fine di
rimettersi in sesto. Intanto celebri chirurghi da tutta Europa accorrono al suo
capezzale da Napoli ricordiamo il celebre Pallavicini Francesco di nota fama,
inglesi, russi e francesi accendono rivalità sul come operare, palpano cercano
risposte si parla persino di amputazione alla fine scongiurata. Intanto la
stampa segue i risvolti fin quando dice A .Denis:” fu Nelaton di origine
inglese che svelò il mistero dell'astragalo di Garibaldi”, il Nizzardo era
stato colpito ad un' angolo dell'arto inferiore poco conosciuto: detto
astragalo 8.
1 DA una lettera
ad Adelaide Cairoli del 1868, citato in lettere ad Anita ed altre donne
raccolte da G.E. Curatolo ,Formiggini Roma 1926, pp 113, 116. 2 Indro
Montanelli Storia d'Italia dal1861 al 1919 . Corriere della sera pag 44. 3 Ivi
…..opera citata pag 47. 4.B. Croce, Storia d'Italia dal 1871 al 1915 a cura di
Giuseppe Galasso Adelphi , D.Mack Smith Cavour e Garibaldi Rizzoli 1999.
Tradotto Gori P. 5.Eva Cecchinato. Le Camicie Rosse. I Garibaldini dall'Unità
alla Grande Guerra. Laterza 2007. 6.Indro Montanelli ….....opera citata pag 50.
7.Ivi …....pag 51 8.M. Denis Danis : L'astragalo di Garibaldi .Masson 1984 pag 84-89.
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