A 13 Bis, la sedia impagliata di Serrastretta (CZ)


 di Maria Lombardo 

È il nome della sedia per antonomasia, la sigla che indica la sedia di SerrastrettaQuesta produzione, infatti, viveva in simbiosi con uno splendido ed esteso bosco di faggi che forniva la materia prima per la costruzione di questa meraviglia dell'artigianato. Ora i vincoli ambientali ne impediscono il taglio, seppur questo è da sempre controllato e attento al mantenimento della faggeta, e il legname per costruire le sedie arriva da altre parti della Regione.Pochissimi sono ormai quelli che lo fanno in modo artigianale, quasi nessuno ha avuto il coraggio di imparare e reinvestire sulla manodopera, sull'artigianato: i processi industriali e la velocità che la produzione moderna richiede non dà spazio all'artigianalità. Duest'arte meravigliosa si dta perdendo! L'artigiano parte da una grossa tavola di faggio, la guarda, la studia, capisce il verso delle venature, controlla la posizione dei nodi e poi, con le sue forme che usa da guida, procede: disegna, taglia, leviga, rifila e assembla.La sedia di Serrastretta è assemblata senza chiodi e senza colla. Sono solo gli incastri, la perfezione delle forme, l'armonia della costruzione a renderla reale e resistente. Le donne ancora intrecciano la vuda, un'erba palustre proveniente dalle zone umide del crotonese, per costruire la seduta, con sapienza e arte. Onore così a Gregorio e Luigi Nicotera premiati all'Expo di Torino del 1885 e anche Mastro Francesco Fazio detto Ciccio premiato con la medaglia d'oro a Tripoli, n A 13 bis non è una navicella spaziale o una nuova autostrada: è un progetto ingegnoso, è un connubio di equilibrio e tradizione. È la sedia.


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