Storia di un paesello fantasma Ferruzzano Superiore (RC)!


 di Maria Lombardo

E' cosa nota che in Calabria la maggior parte della storia di alcuni borghi è legata alle ferocissime scorribande che costringevano spesso l'abbandono del luogo. Successe proprio questo a Ferruzzano Superiore. «Ferruzzano è costruito sopra una rocca collocata esattamente sopra Bruzzano, all'estremità di un contrafforte dell' Aspromonte. Questa rupe è talmente a picco che si direbbe la terrazza d'un castello fantastico edificato da giganti. Sembra che le genti di questo paese abbiano cercato, per viverci, il luogo più dirupato che abbiano potuto trovare, e che tra il mondo e loro abbiano voluto sopprimere, fin quanto possibile, qualsiasi forma di comunicazione». Così scriveva Jean Carrère (La terre tremblante. Calabre et Messine (1907-108-1909), Plon, Paris, 1909) all'indomani del terremoto del 1907, che aveva distrutto il paese. Gabrile Barrio nel "De antiquitate et situ Calabriae" (1571) non fa riferimento a un luogo denominato Ferruzzano, ma Giovanni Fiore da Cropani nel I volume "Della Calabria Illustrata" (1691) lo nomina come villaggio di Bruzzano fin dall'inizio del XIV secolo. Gino Gullace (... E l'America ci salverà dai nostri bisogni...Mapograf, Vibo Valentia, 1990), uno dei più noti e brillanti giornalisti italoamericani del secolo scorso, nato a Ferruzzano, accenna a un'indicazione su un antico mattone: «Prima casa di Ferruzzano, paese fondato dai briganti nel 1475». Il nome alluderebbe al carattere indomito, duro come il ferro, dei primi abitanti. Il paese si afferma in epoca moderna come sito favorevole alla pastorizia e a distanza di sicurezza dalle coste ancora insidiate dai pirati e dalla malaria, che a inizio Novecento domina ancora lungo le coste. Fu davvero una zona molto contesa! Era il XVI secolo quando gli abitanti della costa trovarono su questa roccaforte naturale, che si erge a strapiombo sopra il livello del mare, l'adeguato rifugio alle incursioni dei pirati. Col passare del tempo al riparo dai Turcheschi, Ferruzzano si infloridisce nell'agricoltura e nell'artigianato. Già dalla Piana si spostano schiere di artigiani che in questo luogo aprirono le loro botteghe. Solo nel 1880 a causa di clima et natura i flussi migratori spingono i Ferruzzanesi nell'area Americana di Buffalo. Qui c'è lavoro ed istruzione e si torna al paese natio da medici, avvocati,, ingenieri. Antonio Margariti, nato a Feruzzano nel 1891, in America! America! (Galzerano, Casalvelino Scalo, 1979) ricorda la miseria dei ceti popolari a cavallo tra Otto e Novecento: un inferno e l'America rappresentava il Paradiso.

La seconda ondata migratoria avvenne nel Secondo Dopoguerra ma si emigra al Nord Italia. Il flusso migratorio venne, col tempo, sempre più accentuandosi e le abitazioni svuotandosi dei propri abitanti finché, a seguito del terremoto del 1978, il paese venne dichiarato inabitabile. La pace però viene inasprita da una serie di eventi tellurici che le danno il colpo di grazia: i sismi del 1783 e poi del 1907. Tuttavia fino al 1811 la sua posizione era molto ambita, e l'adeguata testimonianza di questo passato si può osservare nel suo patrimonio fatto di resti antichi, perchè oggi Ferruzzano è un paese “ fantasma” della Locride. Sicuramente oggi qualche baldo giovane affascinato da questi posti “solitari” gira tra le lamie e le vinelle per ammirare le bellezze.Ma ancora qualcuno è rimasto: qualche anziano abitante si è rifiutato di andare via. Solido e tenace come muro incrollabile, alimenta coi ricordi le ultime stille dorate del suo sole ostinato che rifugge il tramonto. Profetiche le parole di Gino Gullace:Oggi Ferruzzano è un paese fantasma nel pieno senso della parola. I paesi fantasma del West americano sono formati da qualche rudere semisepolto dai cespugli, da qualche chiesa diroccata, da mucchi di ferraglia: chi entra dentro vede subito che si tratta di paesi nati all’improvviso e morti all’improvviso. Ma Ferruzzano ha avuto un millennio di vita e in esso vi aleggia un’anima. Le case sono rimaste intatte, come se la gente le abbia abbandonate per sfuggire a un misterioso malanno e stanno lì in attesa che i fuggiaschi ritornino e vi si insediano di nuovo. Le uniche cose vive che rimangono sono qualche cane randagio, qualche ramarro che attraversa la strada, qualche gallina che fruga nelle immondizie.Ogni tanto a una finestra appare il volto di qualche vecchia che rimane lì in attesa della morte. Si affaccia, richiamata dal rumore dei passi che echeggiano tra i muri, forse illudendosi che qualcuno dei suoi figli, emigrato in Australia, nel Canada, negli Stati Uniti o in Argentina, sia arrivato dopo lungi anni per rivederla per l’ultima volta.


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