Vino novello e bontà fritte per l’Immacolata si “ngignava” u vinu: tradizione di Pizzo Calabro
di Maria Lombardo
Sino a qualche decennio fa, per la festa
dell’Immacolata era usanza che le cantine di Pizzo “ngignàvanu” il vino
nuovo. Era una tradizione che tutti rispettavano rigorosamente! Mattina del
sette dicembre, per concludere degnamente la Santa Novena dell’Immacolata, si
andava in una delle tante cantine che Pizzo annoverava e se ne prendeva un fiasco. Era questo il
nettare che avrebbe innaffiato i piatti della tradizione, “i zzìpuli ‘i patata”
e “i monacèji” con le acciughe, insieme al baccalà fritto, “ i vròccula
affucàti ndo testu e ‘a suriàca nda pignàta”.
Con la Novena e la festa dell’Immacolata si entrava nel clima natalizio, che
perdurava sino all’Epifania! In molte case, la sera si iniziava a giocare a
tombola e per le strade i ragazzi giocavano “ê casteji” con le nocciole!

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