PIETRAPENNATA (RC) – luoghi remoti e quasi dimenticati: il Monastero di Santa Maria della Lica.
di Maria Lombardo
Il Monastero di Santa Maria della Lica, testimonia mondi
lontani dove la raffinatezza era d’obbligo; infatti il suo campanile di origine
bizantina, è abbellito da preziose maioliche. Il suo nome deriva da quello
della contrada in cui sorge e, per l’esistenza nella zona di un tempio dedicato
ad Apollo Licio.
Fino ai primi del 1800 ad Alica si teneva una fiera di bestiame e si svolgeva una festa in onore della Madonna il giorno 8 maggio di ogni anno. La bellissima statua della Beata Vergine con Bambino in braccio, scolpita nel XV secolo ed attribuibile alla scuola del Gagini, si trova dal 1887 nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo in Pietrapennata. Ma andiamo a vedere il monumento nel dettaglio! Sono dei ruderi di una chiesa e di un monastero che si stagliano in una vallata soave e amena è un complesso architettonico assai rimaneggiato, con brani murari di diversi periodi storici: dal più antico, risalente, presumibilmente, al XII secolo, in età normanna, quindi, fino a quelli di XVII-XVIII secolo. La chiesa è un edificio a navata unica, di circa m 6×13, in un
rapporto, quindi, di uno a due tra larghezza e lunghezza, con abside orientata e, forse praticati in periodo successivo, prothesis e diaconicòn. Nel XVII secolo è stato addossato al muro meridionale, all’altezza della posizione del muro absidale originario, un campanile a doppio ordine con una cornice di mattonelle policrome, simile a quello della chiesa di s. Sebastiano di Amendolea (dei primi anni del ‘700) e di s. Salvatore di Cataforio (1611?). Tra il secolo XVII e quello successivo, venne costruito, esternamente alla chiesa e ruotato rispetto ad essa, verso nord-est, un ambiente che può riferirsi alla sacrestia, di cui parla Mons. Contestabile nel 1670 come opera da completarsi. Di un porticato addossato alla parete meridionale si notano pochi resti di cui un frammento di arcone che, per la sua struttura muraria, è attribuibile al XII secolo. A circa m 9 dal muro meridionale e ad una quota inferiore di circa 1,5 m, vi sono dei poderosi setti murari. Molte sono le teorie sull’etimologia del termine Alica. Probabilmente deriva dal greco lukòs che significa bosco a sottolineare la natura remota del luogo. Quando la chiesa fu fondata, presumibilmente nel XII secolo, presentava una pianta a navata unica e un’abside finale.Oggi è difficile identificare l’andamento dell’abside sia a causa dell’alta vegetazione sia a causa di un ambiente quadrangolare, costruito presumibilmente tra il XVII e il XVIII secolo, che si è sovrapposto alla struttura. Alcuni studiosi identificano quest’ambiente con la sacrestia.
Fino ai primi del 1800 ad Alica si teneva una fiera di bestiame e si svolgeva una festa in onore della Madonna il giorno 8 maggio di ogni anno. La bellissima statua della Beata Vergine con Bambino in braccio, scolpita nel XV secolo ed attribuibile alla scuola del Gagini, si trova dal 1887 nella chiesa parrocchiale dello Spirito Santo in Pietrapennata. Ma andiamo a vedere il monumento nel dettaglio! Sono dei ruderi di una chiesa e di un monastero che si stagliano in una vallata soave e amena è un complesso architettonico assai rimaneggiato, con brani murari di diversi periodi storici: dal più antico, risalente, presumibilmente, al XII secolo, in età normanna, quindi, fino a quelli di XVII-XVIII secolo. La chiesa è un edificio a navata unica, di circa m 6×13, in un
rapporto, quindi, di uno a due tra larghezza e lunghezza, con abside orientata e, forse praticati in periodo successivo, prothesis e diaconicòn. Nel XVII secolo è stato addossato al muro meridionale, all’altezza della posizione del muro absidale originario, un campanile a doppio ordine con una cornice di mattonelle policrome, simile a quello della chiesa di s. Sebastiano di Amendolea (dei primi anni del ‘700) e di s. Salvatore di Cataforio (1611?). Tra il secolo XVII e quello successivo, venne costruito, esternamente alla chiesa e ruotato rispetto ad essa, verso nord-est, un ambiente che può riferirsi alla sacrestia, di cui parla Mons. Contestabile nel 1670 come opera da completarsi. Di un porticato addossato alla parete meridionale si notano pochi resti di cui un frammento di arcone che, per la sua struttura muraria, è attribuibile al XII secolo. A circa m 9 dal muro meridionale e ad una quota inferiore di circa 1,5 m, vi sono dei poderosi setti murari. Molte sono le teorie sull’etimologia del termine Alica. Probabilmente deriva dal greco lukòs che significa bosco a sottolineare la natura remota del luogo. Quando la chiesa fu fondata, presumibilmente nel XII secolo, presentava una pianta a navata unica e un’abside finale.Oggi è difficile identificare l’andamento dell’abside sia a causa dell’alta vegetazione sia a causa di un ambiente quadrangolare, costruito presumibilmente tra il XVII e il XVIII secolo, che si è sovrapposto alla struttura. Alcuni studiosi identificano quest’ambiente con la sacrestia.
Prima ancora della
costruzione della cosiddetta sacrestia era stato eretto il campanile. Si tratta
di una costruzione molto slanciata ed elegante, curata nei particolari com’è
possibile apprezzare dal doppio ordine e dalla cornice di mattonelle policrome.
Quest’ultimo particolare decorativo lo rende molto simile al campanile della
chiesa di San Sebastiano dell’Amendolea. Come detto in calce fino al 1800
questa chiesa ha conservato un bellissimo simulacro di marmo bianco
raffigurante la Madonna con Bambino e attribuita ad Antonello Gagini. Oggi la
statua si trova nella Chiesa parrocchiale di Pietrapennata.Sembra probabile che
la Chiesa rientri nella cosiddetta “via dei romiti”: un itinerario relativo al
passaggio dei monaci dove sorgevano ricoveri in cui gli uomini di chiesa
potevano meditare, pregare e soggiornare.
Dinanzi a questo
spettacolo non possiamo evitare di chiederci cosa avrebbe pensato Edward Lear
di questi colori…
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