Calabresi e Unità: il gruppo dei Sambiasini
di Maria Lombardo
Teatro
di tutto è la battaglia dell'Angitola se volete nel blog troverete
un cospicuo pezzo. In quell' occasione i Calabresi scontrandosi col
Generale Nunziante:”Si
arrestarono alla distanza di circa un miglio, dove, trovata già in
posizione la gente discesa con Stocco, da Filadelfia, si disposero
tutti a ricevere convenientemente il nemico che si avanzava”annota
E. Borrello ne l'attacco
dell'Angitola e l'agguato al Nunziante da parte dei sambiasini.
Ovunque vi fu accanita resistenza! Notarono anche la codardia di
Nunziante:”Nunziante
spingeva innanzi le sue colonne, tenendosi in coda, in mezzo ai
bagagli, e procedeva oltre, non a cavallo, ma in carrozza chiusa,
solamente quando sapeva i passi superati ed il pericolo lontano”
(Borrello).In tal modo
arrivò sino a presso il Ponte delle Grazie, dove, la natura del
luogo permettendo a Stocco di spiegare nello stesso punto tutta la
sua gente, incominciò un fuoco così vivo che i borbonici vi furono
arrestati più lungamente che altrove. Il generale Nunziante, a
qualche distanza, lusingavasi di stare in luogo sicuro, quando venne
scosso dal rumore di una scarica di moschetti, le cui palle
crivellarono la sua carrozza. "Erano
circa venti militi di Sambiase, tra cui G.M. (Giuseppe
Maione), Nicola
Sposato, Francesco
Mazza, Francesco Paladino, Leopoldo Funaro e Giovanni
Nicotera.
Invece
fecero tutti fuoco simultaneamente, sicché Nunziante, saltato fuori
con altri tre uffiziali, si precipitò a sinistra della strada, in
mezzo ai cespugli, attraverso i quali raggiunse l'ultimo battaglione
che era alla coda della colonna. "Quivi
arrivato collo spavento nell'anima, strappò e gittò per terra le
ricche spallette nonché il cappello gallonato e, coverto di un
semplice berretto da soldato, da quel punto in poi procedè sempre a
piedi, confuso in mezzo alle sue truppe".
L'esercito regio si sbandò!La maggior parte di tali soldati
ritornarono a Pizzo, alcuni per la strada consolare, altri
costeggiando la spiaggia del mare, protetti dal cannone delle navi a
vapore; ma molti altri, smarriti nelle campagne e temendo di cadere
nelle mani dei Calabresi, si rimpiattarono nei boschi, donde,
tormentati dalla fame, sbucavano per qualche istante per raccogliere
nei campi vicini delle spighe, che stritolavano nelle loro gamelle.
Essendo però questo alimento insufficiente a sostenerli, furono
trovati nei giorni seguenti morti di stenti."Tanto scompiglio
avvertito dai Calabresi appostati al Ponte delle Grazie, fece
accorrere una parte di essi sulla coda della colonna nemica; quivi
trovando i bagagli abbandonati si diedero a saccheggiare; ed era
bello ad osservare come, rompendo le valigie degli ufficiali e
scorgendovi delle spallette e delle sciarpe militari, se ne
adornassero come a mascherata."Se
lo stesso timor panico non si comunicò al resto dei borbonici,
provocando lo sbandamento generale, fu merito dei Comandanti degli
altri corpi, i quali anzi, incoraggiando i rispettivi soldati,
nonostante il fuoco micidiale di Stocco, superarono anche questo
difficile passo e procederono oltre.Notizie
tratte da "Cronache
Risorgimentali di Antonio Serravalle " di
Francesco Talamo,p.21,cap.Una
pagina d'istoria del 1848 nella Calabria,p.21,Luigi
Pellegrini Editore (Cosenza) maggio 2006:"Gli
arnesi del generale Nunziante, raccolti per terra; la sua carrozza,
rimasta in mezzo allo stradale, per essere state uccise dalla scarica
dei Sambiasini le mule che la
tiravano, il suo stesso cavallo, vagante pei campi e condotto a Pizzo
da quei della retroguardia, che lo raccolsero; furono tutti motivi
della voce, che allora si sparse, sulla morte del condottiero
borboniano. "Gli
atti di crudeltà commessi od autorizzati da un tal condottiero,
nella giornata del 27 giugno e nelle consecutive, sono propri
solamente di un uomo, che si spoglia delle insegne del suo grado, per
non essere riconosciuto nel combattimento. "II
generale Nunziante, irritato dalla resistenza che incontrava ad ogni
passo, e non potendo infierire contro gli armati, sfogava la sua
vendetta contro gli innocenti, gli inermi, i morti.
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