Le origini della tradizione del lancio di confetti sul busto di San Bruno: rito Lunedi di Pentecoste a Serra San Bruno (VV).



di Maria Lombardo


Nella scorsa stagione vi ho spiegato cos’è questo antichissimo rito del Lunedì di Pentecoste, un rito particolare che si è rinnovato nei secoli è rimasta intatta la processione del busto argenteo di San Bruno.  Catapultiamoci nel 1516, Don Pietro Riccardis decide di salvaguardare il cranio di Brunone portandolo nella Certosa di San Martino a Napoli con la promessa che avrebbe fatto ritorno a Serra in breve tempo. Benedetto Tromby descrive quel momento:”ricevuto qual prezioso tesoro con tutta venerazione ed ossequio, collocato l’avea dentro un mezzo busto d’argento, lavorato maravigliosamente al naturale” (Tromby 1779, IX: 352).  I Napoletani una volta accolta la preziosa reliquia dei Calabresi non mantennero la promessa così che nel giorno di Pentecoste i serresi non poterono venerare il loro Santo. Scoppiano così tumulti e malcontento! I monaci napoletani volevano appropriarsi del cranio di Brunone  e ingaggiarono presso un argentiere un mezzo busto con reliquario. L’opera, poggiata su una base decorata con volute e motivi ornamentali, costò 700/800 ducati. I monaci di San Martino, accondiscesero alle perentorie richieste dei serresi e restituirono le reliquie con tutta la statua del santo facendosi rimborsare il costo sostenuto. Brunone lasciò Napoli il 30 novembre 1516  con la benedizione del priore Dom Giacomo d’Aragona che, con una suggestiva e solenne funzione restituì, statua e reliquie, alla certosa di Serra. I serresi accolsero la statua d’argento del loro santo con esultanza e, nell’euforia della festa di accoglienza, la portarono in processione per tutte le vie del paese. Mentre il corteo passava festante sotto il balcone di una pia donna, questa afferrò manciate di confetti dal tegame, che aveva esposto sulla ringiera per farli raffreddare, e li lanciò sull’argenteo busto di san Bruno provocando un fragoroso tintinnio. Il gesto fu molto gradito dai serresi che lo imitarono negli anni a venire, diventando così una consolidata tradizione.
* da un antico racconto raccolto da Girolamo Onda



Commenti

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

La Riganella è un dolce del rituale pasquale, tipico delle comunità d'origine albanese

” U SACCHIETTU” di Longobucco (CS)anticipiamo il Capodanno Calabrese!