Civita (CS): falò di maggio “kaminet”,rito antico del primo maggio.
di Maria Lombardo
Tornano i più bei riti calabresi dopo lo stop da covid19. Tornano in grande spolvero! Il
rito dei falò si perde nella notte dei
tempi, quando questi bruciando sin dalle prime ore della sera e fino a notte
inoltrata, solevano onorare l’arrivo della primavera o festeggiare il Santo
patrono della comunità, sono comunque ispirati alla gioia di vivere e a momenti
di allegriaI primi tre giorni di maggio, appena le ombre avvolgono la quieta
vallata del Raganello dai tre rioni si innalzano magiche fiamme che bruciano il
lentisco “Dushku” in arbëresh, pianta che cresce in abbondanza nel Pollino,
questa possiede un liquido che prende fuoco facilmente e provoca un piacevole
effetto scoppiettante e fiamme molto alte.
E’ una tradizione radicata che da più di 500 anni si tramanda di
generazione in generazione. Attenzione questo rito arboreo si svolge solo a
Civita!
Spesso ci si è chiesti come mai si accendono i falò nel
mese di maggio solo a Civita e per tre giorni consecutivi, mentre nelle altre
comunità arbëreshe di solito vengono accesi per onorare il santo patrono.
La tradizione popolare orale afferma che l’accensione dei
falò è legata a vari eventi: per onorare la primavera che arriva, che
Skanderbeg usasse i fuochi come segnali di fumo quando combatteva contro i
Turchi,forse quando gli albanesi giunsero nel nostro paese per poter coltivare
i campi dovettero bruciare il lentisco, oppure per riscaldarsi poiché non
avevano case in cui stare.
Qualunque sia la spiegazione si sa che fin dalla notte
dei tempi le feste del fuoco sono feste del fuoco nuovo,rito di rinnovamento,
purificazione, rigenerazione. Quindi cari lettori segnatevi questo appuntamento
per la prossima stagione perché nella comunità civitese ogni anno diventano
occasione di rievocazione della memoria storica e della propria appartenenza
etnica.
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