Sapevate che nella “parure” di fidanzamento delle ragazze calabresi non poteva mancare “A SUNNACCA”?
di Maria Lombardo
Un tempo, alla
festa di fidanzamento ufficiale, dove partecipavano entrambe le famiglie dei
futuri sposi, si usava regalare non solo l'anello, ma un'intera parure di
gioielli.
Collana, orecchini, anello e chi poteva permetterselo, anche una spilla e un bracciale.
In alcuni paesi del Cosentino si usava regalava "a sunnacca".Una collana con perle di solito a forma di oliva con un pendente. La grossezza delle perle indicava le possibilità del fidanzato. Piú erano grosse, piú stava bene economicamente e poteva permettersela. Era il desiderio delle ragazze cosentine!Era d‘uso che la collana “Sunnacca” la portasse in regalo il fidanzato alla sua futura moglie, accollandosi il costo ed impegnando tutti gli spiccioli risparmiati in un anno di lavoro. A “Sunnacca” era composta da grani aurei di forma e lavorazione diversa a seconda del maestro orafo che la realizzava. C’era quella detta a “cuacciu e olive” a grani interi, vuoti al loro interno, decorati sulla superficie da minuscoli fili d’oro; Quella detta a “cunokkjia” che aveva i grani a forma ovale lavorati in filigrana con inserzioni, lungo la circonferenza minore, di minuscole scaramazze. La lavorazione della filigrana era semplice e povera, non spassosa. Quasi sempre presentava un pendente il più delle volte a forma di cuore. Poi c’era il “lazzu” altro non era che una collana d’oro annodata a modo di farfalla sul petto, fissata con una spilla.
Collana, orecchini, anello e chi poteva permetterselo, anche una spilla e un bracciale.
In alcuni paesi del Cosentino si usava regalava "a sunnacca".Una collana con perle di solito a forma di oliva con un pendente. La grossezza delle perle indicava le possibilità del fidanzato. Piú erano grosse, piú stava bene economicamente e poteva permettersela. Era il desiderio delle ragazze cosentine!Era d‘uso che la collana “Sunnacca” la portasse in regalo il fidanzato alla sua futura moglie, accollandosi il costo ed impegnando tutti gli spiccioli risparmiati in un anno di lavoro. A “Sunnacca” era composta da grani aurei di forma e lavorazione diversa a seconda del maestro orafo che la realizzava. C’era quella detta a “cuacciu e olive” a grani interi, vuoti al loro interno, decorati sulla superficie da minuscoli fili d’oro; Quella detta a “cunokkjia” che aveva i grani a forma ovale lavorati in filigrana con inserzioni, lungo la circonferenza minore, di minuscole scaramazze. La lavorazione della filigrana era semplice e povera, non spassosa. Quasi sempre presentava un pendente il più delle volte a forma di cuore. Poi c’era il “lazzu” altro non era che una collana d’oro annodata a modo di farfalla sul petto, fissata con una spilla.
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