Sapevate che per molto tempo si diffuse l’idea che la Calabria avesse dato nessun contributo alla Resistenza? Ed invece…
di Maria Lombardo
E’ impensabile che la Calabria non dette nessun
contributo alla Resistenza ed alla Liberazione! Bisogna, a questo proposito,
ricordare che anche durante la seconda guerra mondiale la Calabria fu regione
di transito, attraversata la prima volta dalle colonne militari dell'Asse che
accorrevano in Sicilia in previsione dello sbarco alleato e una seconda volta,
a ritroso, dall'esercito tedesco in ritirata davanti all'avanzata
anglo-americana che risaliva la penisola. Tutta questa convinzione parte dal
fatto che il 10 settembre del ’43 i “crucchi” avevano abbandonato il suolo
calabrese ma ecco che molte volte in questo ed in altri blog vi ho parlato
dell’unica strage Nazista quella di Rizziconi e dei bombardamenti alleati che
portarono morte e distruzione a queste terre.
Ma recenti studi storici hanno dimostrato
che un'alta percentuale (30%) delle formazioni partigiane era
composta da meridionali e che circa settemila furono i meridionali che
combatterono in Piemonte nelle loro fila, di cui circa mille calabresi. Molti
di loro erano operai immigrati al nord, altri furono ex militari che si
trovarono in quelle zone dopo la firma dell’armistizio, altri ancora
giovanissimi studenti poco più che ventenni. I gruppi armati calabresi poi
tanti ed agguerriti era un secondo Risorgimento! Ricordiamo a tal proposito
i fratelli Francesco, Italo, Bruno
e il padre Oreste Rossi, originario
di Cardeto,
fucilato a Castagneto Po, mentre Italo fu insignito di medaglia
d’oro alla memoria per i suoi atti d’eroismo. Addirittura leggendaria la figura
di Giuseppe Albano, nativo di Gerace, che fu uno dei protagonisti della
resistenza di Roma contro l’oppressione tedesca. Affetto da una malformazione
fisica dovuta a una caduta, fu soprannominato “il gobbo del Quarticciolo” e
nell’aprile del ’44 era il partigiano più ricercato dai nazisti. Il comando
tedesco, per poterlo finalmente catturare, fece arrestare tutti i gobbi di
Roma, ma inutilmente. Anche le due medaglie d’oro vibonesi Saverio
Papandrea,
morto a Forno Canavese il 9.12.1943 sacrificando la propria vita per coprire la
ritirata dei compagni accerchiati durante un rastrellamento tedesco. Dopo aver
sparato l’ultimo colpo, si lanciò in un burrone abbracciato alla sua arma per
non cadere nelle mani dei nazisti e Vinicio Cortese, fu autore
di innumerevoli azioni eroiche. Caduto a Ozzano Monferrato il 26.8.1944 nel
tentativo estremo di far saltare un ponte il cui passaggio avrebbe causato
l’accerchiamento della sua brigata da parte dei tedeschi diedero il
loro apporto alla causa italiana. Con il sacrificio della loro giovane vita,
contribuirono a sfatare la vulgata che dipinge la lotta di Liberazione come un
fatto storico al quale ha partecipato solo una parte della nazione, cioè il
Settentrione. Grazie a loro, c'é un filo ideale che unisce la
Calabria alle località che furono teatro della Resistenza.
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