Montepaone (Cz) e l’arte dei crivi.




 di Maria Lombardo 


E’ un caratteristico borgo della costa ionica catanzarese dove si conserva ancora l’arte antica di confezionare i crivi. Attenzione quest’arte cari lettori è difesa con le unghie e con i denti! “U crivu” è un cesto con regole precisissime guai non seguirle. Vi sono delle misure da seguire per realizzare i diversi formati di questo cesto che è un misto tra un setaccio, un essiccatoio e un contenitore. Le misure sono cinque, a cominciare dal crivo che ha una circonferenza di 1,5 m; poi vi sono il mianzu crivo, il cistiallu, il mianzu cistiallu, e per finire il piccolino con una circonferenza di 60 cm. Per realizzare un crivo occorrono ben sette materiali: il rovo, la paglia, due varietà di giunco, verghe di castagno, la canna ed il saracchio. Ogni massaia Montepaonese ne deve possedere almeno un paio! Come abbiamo detto il crivo va a svolgere diverse mansioni: da setaccio per il grano durante le trebbiature, a graticcio per essiccare ortaggi durante le calde giornate estive, a contenitore per porre i salumi appena fatti durante la tradizionale macellazione del maiale. Anche in cucina il crivo la fa da padrone, perché utilizzato per setacciare la farina, per realizzare gnocchi e turdiddi  o per filtrare gli acini dell’uva nella realizzazione della mostarda. Una volta fare “ i crivi” era davvero un progetto per tutta la famiglia e lo si svolgeva d’inverno davanti al fuoco del grande camino. La cesteria calabrese è davvero un mondo particolare che va preservato.


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