Il Castello Normanno di Rende ( CS) o "Giganti di Pietra"
di Maria Lombardo
Fu costruito nel 1095 per ordine di
Boemondo d’Altavilla, che lo elesse come propria base prima di partire per la
prima crociata. La particolare morfologia del colle, a forma di cuneo,
garantiva una difesa naturale, per cui l'edificio fu dotato solo di feritoie
per archi e balestre, un'enorme cisterna per la raccolta dell’acqua piovana e
una cinta muraria spessa più di due metri. Insomma era un maniero difensivo! “Ciclopiche”
mura lo proteggevano e tre torri ai lati davano una sicurezza all’abitato di
Arintha l’odierna Rende. Certamente la struttura era ideata e realizzata per
riuscire a contenere nel modo più efficace gli assalti dei nemici e quindi
molte delle caratteristiche dimensionali e costruttive del maniero derivavano
da tale necessità . All’interno dell’edificio poi trovavano posto per certo
alcune macchine per la difesa quali i mangana e gli ingenia con cui si
scagliavano sassi ed altri proiettili contro gli avversari così come baliste e
balestre servivano al lancio di dardi e frecce contribuendo alla difesa della postazione
. Queste macchine da difesa erano posizionate non solo all’interno del castello
sulle coperture piane dello stesso ma anche e soprattutto sui terrapieni e
sulle piazzole murate che contribuivano , quasi si trattasse di un campo
trincerato , vuoi con la loro stessa presenza vuoi con le milizie colà
dislocate ( arcieri e balestrieri per lo più ) alla difesa esterna del castello
. Le terre Rendesi col castello furono sottoposte a liti per la possessione! Le
liti relative al possesso del feudo rendese ebbero modo di proseguire nel
periodo successivo come quando Federico II tolse il castello dalla
giurisdizione dell’arcivescovo di Cosenza mentre nel 1247 papa Innocenzo IV ne
reclamava il possesso in ragione delle donazioni a suo tempo ricevute . Cosicché
nel 1254 ancora papa Innocenzo IV confermava all’arcivescovo Bartolomeo
Pignatelli terram Rende salvo poi il 7 ottobre 1254 confermare a Pietro Ruffo
la donazione del feudo di Rende fattagli da Federico II e dal figlio di questi
Corrado . Le alterne vicende militari del Ruffo conclusesi con la sua totale
disfatta determinarono dunque papa Innocenzo IV a rimettere terram quoque
Rendae sotto la potestà del vescovo Bartolomeo Pignatelli con la conferma
operata nel 1255 da papa Alessandro IV . Con la bolla Justis petentium
desideriis dell’8 giugno 1268 papa Clemente IV confermava la giurisdizione sul
feudo e castello di Rende al vescovo-conte di Cosenza , al tempo Tommaso Agni
da Lentini . Il re di Sicilia Carlo I d’Angiò ( 1266-1285 ) confermava la
possessione . Le vicende proprietarie relative alle terre rendesi si fecero
ancora più complicate con innumerevoli passaggi di proprietà e possesso in
pochi decenni in conseguenza dei rivolgimenti politici e militari che
contrapposero gli Angioni agli Aragonesi . Negli ultimi anni del XIV secolo
ancora a seguito di tumultuosi eventi e dell’occupazione arbitraria operata dal
conte di Montalto Carlo II Ruffo il re angioino Ladislao di Napoli ( 1386 –
1414 ) , su esplicito invito del papa Bonifacio IX ( 1389 – 1404 ) ordinò che
il castello ed il territorio rendese rimanessero provvisoriamente sotto il
dominio della Regia Curia , con amministrazione di Nicola Ultramarinis , in
attesa della restituzione al legittimo ecclesiastico proprietario . La storia
di questo castello è molto sui generis distrutto da sismi nel corso dei secoli e
poi passato come proprietà prima dei Magdalone e degli Alarçon de Mendoza e poi
del Comune dal 1922, è stato sede del Municipio fino al 2011 ed è attualmente
sede del Museo d'Arte Contemporanea Roberto Bilotti Ruggi D’Aragona.
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