Corrado Alvaro, il più grande scrittore della Calabria


 di Maria Lombardo

 

 Alvaro è l’unico scrittore calabrese divenuto un classico della letteratura italiana del Novecento. Nasce a

  San Luca (RC) il 15 aprile 1895, primo di sei figli da Antonio, maestro elementare e fondatore di una scuola serale per contadini analfabeti e Antonia Giampaolo, proveniente da una famiglia di proprietari terrieri. Grande

 voglia di studiare e apprendere, sicché, dopo le scuole elementari frequentate a San Luca, nel 1905 fu iscritto in un collegio di gesuiti, per continuare la formazione liceale ma da dove però il giovane Alvaro sarà ben presto espulso perchè sorpreso a leggere testi di Giosuè Carducci e Gabriele d’Annunzio allora proibiti dalla Chiesa Cattolica.Completò quindi gli studi a Catanzaro nel 1913! Scrive giovanissimo il primo opuscolo Polsi nell’arte, nella leggenda, e nella storia.  Nel 1915 Alvaro fu chiamato a prestare il servizio militare presso Firenze nel reggimento di fanteria. Ferito alle braccia sul monte Sei Bussi presso San Michele del Carso, fu decorato con una medaglia d’argento. Da questo episodio pubblica la raccolta poetica Poesie grigioverdi. Intanto dal 1916 Alvaro fu a Roma dove incominciò a lavorare al quotidiano Il Resto del Carlino. Trasferito per lavoro a Bologna, nella città emiliana conobbe e sposerà nel 1918 la ragioniera e poi traduttrice di lingua inglese Laura Babini da cui ebbe l’unico figlio, Massimo. Nel 1920 pubblicò il romanzo La siepe e l’orto!

Pochi anni dopo a Milano lavora  presso Il Corriere della Sera e dove conseguirà nello stesso anno la laurea in Lettere. Fervido antifascista nel ’21 da Parigi corrisponde per il quotidiano Il Mondo del liberale antifascista Giovanni Amendola, per cui subì diverse intimidazioni verbali e un episodio di violenza da parte delle squadre fasciste, mentre collaborava anche con il giornale satirico Becco giallo. Assisterà dunque con disappunto all’ascesa del fascismo, tanto che dopo il delitto Matteotti l’anno successivo firmerà senza esitazioni il Manifesto degli Intellettuali Antifascisti di Benedetto Croce. Nel 1926 pubblicherà il romanzo L’uomo nel labirinto. In Italia avrà difficoltà a lavorare e  intraprenderà la carriera di inviato per l’estero e dal 1928 fu corrispondente a Berlino per La Stampa e L’Italia Letteraria. Nel 1929 uscirà la raccolta di racconti L’amata alla finestra, mentre nel 1930 sarà un anno d’oro per il sanluchese; infatti pubblicò il romanzo Vent’anni ma sopratutto vedrà la luce la sua opera più famosa, la raccolta di novelle Gente in Aspromonte che gli fruttò il primo importante premio letterario italiano bandito da La Stampa nel 1931. Sempre in viaggio e vessato dal regime pubblica un reportage sulla bonifica dell’Agro pontino per le edizioni dell’Istituto fascista di culturache nel dopoguerra gli sarà rinfacciato come apologetico del regime e alla cui accuse lo scrittore calabrese replicherà dicendo che egli con quello scritto non voleva esaltare l’opera compiuta dal regime ma soltanto l’iniziativa della bonifica nazionale, promessa da secoli e mai attuata prima di allora. L’amicizia con la Sarfatti gli consentirà di  scrivere sui giornali italiani con una certa ma moderata libertà d’espressione. Nel 1937 collaborò con la rivista Omnibus dell’intellettuale Leo Longanesi, mentre nel 1938 pubblicherà il suo romanzo più famoso, l’Uomo è Forteosannato dalla critica. Nel 1941 si recherà per l’ultima volta nella sua San Luca per le esequie del padre. Tornerà comunque spesso in Calabria, ma a Caraffa del Bianco, per visitare la vecchia madre e il fratello prete Massimo. Dal 1940 al 1942 curerà la pagina critica teatrale del quotidiano Popolo di Roma di cui nel 1943 per alcuni mesi ne assumerà la direzione. Con l’occupazione nazista della Capitale, Alvaro fu costretto a fuggire a Chieti, negli Abruzzi, con il falso nome di Guido Giorgi, sostenendosi economicamente impartendo lezioni private d’inglese. Finita la guerra  si schierò politicamente col Fronte Popolare formato dai socialisti e dal PCI, sostenendolo in occasione delle prime elezioni democratiche nel 1948.  La sua militanza nella sinistra si era già concretizzata nel 1945  quando fonderà con altri il Sindacato Nazionale Scrittori e la Cassa Nazionale Scrittori. Nel 1946 intanto pubblicò il romanzo L’età breve mentre nel 1947 assumerà al direzione del quotidiano napoletano Risorgimento a cui Alvaro darà una decisa impronta politica di centro sinistra che l’editore non apprezzerà costringendolo alle dimissioni. Nel 1951 vincerà il premio Strega con Quasi una vita. Alvaro, ricordiamo, fu anche un valente sceneggiatore e autore per film fin dagli anni Quaranta e per i primi sceneggiati Rai degli anni Cinquanta. Nel 1954 Alvaro si sottoporrà ad un delicato intervento chirurgico per un tumore addominale che però non sarà risolutore, portandolo così velocemente alla morte nella sua casa romana l’11 giugno 1956,ove lascerà le bozze di altri lavori letterari poi pubblicati postumi gli anni successivi.Per sua volontà è sepolto nel cimitero di Vallerano (Viterbo), comune dove dal 1939 aveva acquistato una casa di campagna. Ad Alvaro, per la sua importanza letteraria di fama nazionale, negli anni il ricordo è stato perpetuato in molteplici forme.


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