Il comparto più fiorente in Calabria sotto i Borbone era l’artigianato: La fabbrica dello zucchero di Briatico






di Maria Lombardo



 Un antico edificio si può scorgere nei pressi della marina di Briatico nei pressi di un arco di pietra Da molti anni e dai più viene chiamato “Il Mulino”, per alcuni tratti assomiglia ad una sorta di mulino a causa della macina e l'arco che si scorge serviva a sopraelevare una via d'acqua. Anticamente gli opifici e le grange sorgevano vicino ai corsi d'acqua o nei pressi del mare. Quel mulino però non macinava grano ma la “cannameli” ossia la canna da zucchero che nel Monteleonese oggi Vibo Valentia prosperò. Infatti nel territorio di Briatico vi erano particolari colture. Gli Arabi nel secolo XI introdussero la coltivazione delle “cannamele” o canna da zucchero, in Sicilia e da qui si propagò lungo le coste calabresi del Tirreno, nel clima temperato, ricche di fiumare e dotate di diversi attracchi per battelli di medio tonnellaggio. La vicinanza coi porti di Tropea, Pizzo, Santa Venere favorì il commercio dello zucchero di Briatico. Siamo nel 1400 quando già a Briatico si coltivava la canna da zucchero, la cannameli qui era un vanto un prodotto prezioso. La canna da zucchero come pianta era molto delicata e quindi la coltura doveva essere specializzata. La manodopera migliore spesso veniva dalla Sicilia dove vi erano “mastri zuccararri perfettissimi”. La produzione di Briatico riusciva a soddisfare molte aspettative e nel 1560 si riuscì a produrre più di 50 tonnellate di zucchero di canna “ fino cotto buono”. Finissimo perchè nella fabbrica veniva già usato il sistema di raffinazione introdotto in Europa dai veneziani verso la fine del 1400. Era quindi un prodotto molto pregiato che veniva venduto direttamente in grossi quantitativi alla marina di Briatico e poi trasportato alla varie Corti. A Napoli questo zucchero era molto richiesto poiché la lavorazione all'avanguardia era molto apprezzata. Questa fabbrica è stata tra le maggiori e più continue della Calabria, purtroppo anch'essa seguì le vicende delle altre imprese calabresi, verso il 1670 la lavorazione dello zucchero in Calabria si andò esaurendo per la concorrenza che venne dalla produzione delle varie regioni dell'America. La fabbrica fu quindi riconvertita per altre attività. Ancora nel '700 si produceva zucchero di gran lena malgrado la concorrenza Americana che era spietatissima. Fu così trasformata in “battendiere”, fabbrica per la preparazione e follatura dei panni, cioè una “gualchiera”. Successivamente nel 1787 venne trasformata in fabbrica del sapone all'uso Marsiglia, ma la produzione non ebbe fortuna poiché non poté avere gli artigiani francesi e fu quindi stabilita una vetreria, che faceva lavoro e buoni vetri. Nel 1700 la vetreria di Briatico divenne tra le più rinomate del Regno di Napoli, con quella di Vietri sul mare in Campania. Inoltre anche l'edificio col tempo poco curato cominciò ad avere problemi. Successivamente il livello inferiore della fabbrica di zucchero non più protetta dagli scogli si insabbiò e fu in parte distrutta dal mare, il molo fu spazzato via , la torre di guardia già lesionata dal terremoto del 1783, fu ancora più danneggiata dall'erosione marina. Tuttavia nonostante le mutilazioni e le alterazioni costituisce un raro esempio di architettura produttiva proto industriale. Ha un valore particolare perché sono tuttora conservate le parti architettoniche legate alle antiche fasi di lavorazione. Si è cercato e si sta cercando di fare uno studio scientifico sullo stabilimento. Dopo saggi di scavo sono stati rilevati il barilotto tipico della lavorazione dello zucchero, un forno sfiatatoio, una muratura a grossi conci di tufo squadrati, con pilastri interni di sostegno delle volte a vela, che racchiude due forni del diametro di circa 3 metri ed alimentati da un complesso ed intatto sistema di ventilazione forzata. L'articolato sistema di alimentazione idrica (l'arco)per fornire energia ai macchinari è ancora intatto e funzionante ed è certamente nato con le vetrerie. Particolarmente rilevante è l'acquedotto, in parte scoperto ed in parte scavato nella roccia arenaria, che porta l'acqua alla fabbrica. Ad eccezione della fabbrica di Briatico, nessun altro edificio è rimasto in Calabria a testimoniare questa lunga e florida attività e di questo siamo dolenti di non poter studiare altre realtà.

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