La “Festa di San Giuseppe” di Motta San Giovanni (RC).
di Maria Lombardo
Viveva questa usanza fino ai primi decenni della seconda metà del Novecento
nel borgo di Motta San Giovanni, come in altri centri calabresi, cioè quella di
preparare banchetti sotto le rughe o presso le umili abitazioni per invitare i
più poveri alla “Festa di San Giuseppe”. Poi come da copione il progresso ha
modificato come in tutta la regione questo magnifico rito.La tradizione voleva
che in quasi tutte le famiglie, per precedente voto o devozione, s’imbandiva un
pranzo per i poveri, che altro non rappresentavano, simbolicamente, i
personaggi della Sacra Famiglia. Il pranzo era servito da chi aveva fatto voto
al Santo, in una gran tavola in precedenza benedetta con la preghiera. I poveri
ospitati a Motta in quest’occasione erano i cittadini più sfortunati ma erano
spesso anche quelli che venivano da fuori, dalla vicina Reggio o dai borghi
limitrofi del versante ionico.Il banchetto iniziava subito dopo la preghiera
con la consumazione dei pasti offerti dai padroni di casa, chi preparava il
cibo e la tavola bandita dopo aver fatto voto, serviva le pietanze ai poveri,
che nel consumare e assaggiare tutto poi lasciavano, alla fine per tradizione,
un tozzo di pane al padrone di casa, tale gesto significava che avevano gradito
e ringraziavano. La tavola del banchetto aveva tutta una sua corografia di
contorno, si usava la tovaglia più bella con alcuni centrotavola con decorazioni floreali, che ricordavano l’arrivo della
primavera, preparati spesso con l’aiuto dei più piccoli di casa. Per tutti era
una gran festa anche nei preparativi, i bambini con i ragazzi andavano a
raccogliere i sempre verdi e i fiori di campo per le decorazioni, si preparava
l’immagine di San Giuseppe per collocarla in una cornice da affiggere a una
parete mentre le altre attorno erano decorate con damaschi di seta dai colori
vivaci, lenzuola e tovaglie bianche dai ricami raffinati. Sulla tavola poi, non
mancava mai la presenza di tre brocche: una con il buon vino e le altre due con
l’acqua; di quest’ultime due una era utilizzata per lavarsi le mani, un gesto
che non conservava solo una consuetudine igienica sanitaria, ma che simboleggiava
anche nel senso più profondo il segno dell’unione fra gli uomini. Nello stesso
giorno si celebrava la Santa Messa con la distribuzione del pane benedetto e le
famiglie più benestanti mandavano un dono agli orfanelli e agli ospizi. In
questo giorno l’importanza era tutta concentrata sul dono nella condivisione.
Un tempo la disparità economica e il divario sociale erano molto evidenti e vi
erano grande sensibilità e disponibilità rispetto a oggi.
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