Le società segrete in Calabria furono molto radicate.
di Maria Lombardo
Non ci sono altre spiegazioni l’Unità d’Italia è stata
voluta fortemente dai calabresi.La prima società segreta in Calabria era sorta
ad Altilia (CS) nel 1811 per opera del medico condotto Gabriele De Gotti, le
altre si erano via via diffondendo a San Mango, a Conflenti con i Folino,
Villella, a Dipignano, a Cortale con i Cefaly, a Mesoraca con i Carelli e La
Rosa, a Maida con il circolo dei Filadelfi, a Squillace, a Stalettì con Aracri,
Riga e Piccinnè, a Girifalco con un ramo della famiglia Migliaccio, a Borgia
con i Cospiratori, a Cropani con il titolo Campo Europeo.A Catanzaro si delineavano
le varie tendenze di parte. Si dichiaravano filo borbonici i nobili agrari tra
i quali i Marincola Cattaneo, i Mottola d’Amato, i De Cumis, i Le Piane, gli
Scoglio, ad essi si contrapponevano liberali come i De Nobili, Marincola
Politi, Marincola San Floro, Schipani, De Riso, i Bianchi, gli Opipari, i
Pascali, i Veraldi, i Manfredi e molti della maestranza cittadina. Legittimisti
e quindi fautori dello stretto legame tra assolutismo monarchico e il potere
religioso si dichiaravano i Felicetti, i Pugliatti, i Pugliese, i Ferragina. In
alcuni paesi della provincia si respirava aria di sommossa, a Stalettì si
piantava l’albero della libertà (1° luglio 1821), a Gimigliano si metteva a
fuoco la casa del Giudice Regio (6 luglio 1821), nel capoluogo, nel convento
della Stella erano stati rinvenuti dagli operai durante i lavori di restauro
(1818) i simboli della Carboneria i cui proseliti erano soliti riunirsi al buio
nel rione delle Case Arse presso la casa di Luigi Varano coadiuvato da un monaco sfratato, un certo
Baldini. Nei pressi in un frantoio, di notte, si riuniva la vendita di Giovanni
Scalfaro che spesso travestito da monaco di cerca diffondeva il suo credo
politico tra Feroleto e Sambiase. Francesco Monaco era considerato l’intermediario
fra le due province.Il 26 settembre 1822 a Giuseppe Ventromilo, cancelliere della
Regia Giustizia del Circondario di Nicastro, il detenuto Michele Orlando dichiarava
che da Francesco Monaco era stato informato che in casa Angotti si era fondata una
setta intitolata I Cavallieri Europei Riformati. Orlando aggiungeva di essere stato
iscritto alla Carboneria nell’anno 1820 nel tempo in cui vigeva la Costituzione
davanti al Gran Maestro Raffaele Poerio; al primo assistente Ignazio Pericciuoli,
al tesoriere Gennaro Paone, al segretario Antonio Pollenzi.Circa la fine di
febbraio dell’anno successivo si era ritrovato ancora a Catanzaro in casa di
Giovanni Scalfaro alla presenza di Daniele Manfredini, Raffaele Elia, Antonio
Tucci. In quella circostanza il padrone di casa lesse il programma della nuova
società segreta dei Cavallieri Riformati. L’atto del giuramento venne declamato
con grande ardore da Raffaele Bilotti che invitò lo stesso Orlando quale iniziato
a seguire il rito cacciandosi sangue dalla mammella sinistra, atto non compiuto
perché disapprovato dagli astanti. Non furono pronunciati giuramenti se non le parole:
Filo – Mene – Tebe. Giuseppe Veraldi di Taverna, già maggiore della Legione ai
tempi della Costituzione ne era il Gran Maestro.Venivano rimpiazzati gli Intendenti.
A Catanzaro giungeva il Conte Ferdinando Cito di Torrecurso al posto del marchese
Arena Caracciolo, a Reggio il principe Ruffo della Motta, a Cosenza Francesco
Nicola De Mattheis il quale fece di tutto per avere le redini dell’istruttoria
su tutto il territorio in riferimento alle cospirazioni contro il governo.
(continua)
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