Sapete che l'antipapa era calabrese: Giovanni Filogato da Rossano (CS)
di Maria Lombardo
Giovanni XVI, esercitò il suo potere per soli dieci mesi e tra i suoi primi atti di governo vi fu l’abbandono volontario del suo potere temporale. Operò tra il 997 al 998, fu salvato proprio da San Nilo che a 90 anni si recò a Roma per salvare da morte sicura Giovanni Filogato, senza tuttavia spuntarla, poiché la sua istanza di grazia venne, sciaguratamente, rifiutata. Ma come giunse il Rossanese al soglio di Pietro? Fu Abate di Nonantola, poi Vescovo di Piacenza, segnalato da numerosi scrittori tra cui anche Elia D’Amato, che in una breve descrizione della Città di Rossano lo elenca tra i suoi uomini illustri. Di famiglia umile con origini greco-bizantine. Nacque a Rossano, in Calabria, all’incirca nella metà del X secolo. Sin dalla sua tenera età si avvicinò alla rigorosa vita del cenobio in uno dei numerosi monasteri presenti allora a Rossano. Si accostò, con la propria vocazione religiosa, agli insegnamenti e all’esempio dell’abate Nilo, fondatore, in seguito, del monastero di Grottaferrata. Nel X secolo, aggregandosi al gruppo niliano, ebbe modo di frequentare con una certa intensità l’ambiente spirituale e culturale dell’epoca costituito principalmente dai monaci e seminaristi arrivati insieme alla principessa bizantina Teofano da Costantinopoli, nipote del regnante dell’Impero Romano d’Oriente, che divenuta moglie di Ottone II di Sassonia, imperatore del Sacro Romano Impero, il 14 aprile del 972, in seguito, fu incoronata imperatrice, consentendo così alla casa reale teutonica di acquisire anche frammenti del patrimonio di conoscenze greco-bizantino. Fin da subito sentiva di voler riscattare quelle umili origini la giusta occasione fu Teofano ma quell'amicizia fu chiacchierata. Fatto sta che tutto ciò gli permise un veloce successo e di ricoprire importanti ruoli sia di natura burocratico-amministrativa, con funzioni di cancelliere imperiale, sia in campo ecclesiale quale vescovo di Piacenza. Più tardi venne invitato a recarsi a Costantinopoli, capitale dell’Impero bizantino, come accompagnatore di una principessa bizantina per il figlioccio Ottone. Morì intanto il papa Giovanni XV, Ottone si recò a Roma per pianificare la futura elezione a papa di suo cugino Brunone di Carinzia, che prese il nome di Gregorio V divenendo il 138° pontefice della Chiesa cattolica e il primo papa tedesco. Intanto, in sua assenza, a Roma, Giovanni Crescenzi, forte del sostegno di Basilio II, imperatore bizantino, si mosse per spodestare Gregorio V, cosa che attuò con la forza nel 997 facendo così contestualmente acclamare dalla folla come capo della Chiesa Giovanni Filagato che insediatosi col nome di Giovanni XVI esercitò il suo potere per circa dieci mesi. Tra i suoi primi atti di governo vi fu l’abbandono volontario del suo potere temporale, ossia la sua rinuncia ad essere oltre che Pontefice della Chiesa cattolica anche sovrano dello Stato Pontificio: una decisione che molti non gradirono. Al sinodo di Pavia il calabrese venne interdetto delle funzioni papali ed inoltre venne legittimato Gregorio V. Ottone III, dovette precipitarsi a Roma ed il Filogato darsela a gambe levate. Rincorso e arrestato dalle milizie dell’imperatore fu destituito dal suo incarico al cospetto dello stesso imperatore e di Gregorio V, subendo al contempo la rottura delle dita e la privazione della vista. Dovette, inoltre, soffrire ancora molto per il taglio della lingua e la recisione sia del naso, sia delle orecchie. A nulla, inoltre, servì, l’intervento di S. Nilo in favore di Filagato per il quale era stata chiesta la grazia; pertanto, Giovanni Filagato, oltre alle tante mutilazioni, dovette affrontare anche l’isolamento in un monastero nelle vicinanze di Roma e successivamente la sua definitiva segregazione in Germania presso l’abbazia di Fulda, dove, sotto il papato di Silvestro II, 139° della chiesa cattolica e primo papa francese, il Rossanese terminò la sua vita terrena il 26 agosto 1001.
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