Tra poco è tempo in Calabria di nespole selvatiche: il nespolo comune.



di Maria Lombardo


 Il nespolo comune e uno dei frutti dimenticati anche di Calabria. Appartenente alla famiglia delle Rosacee,la sua origine è incerta: secondo alcuni, pare sia stato introdotto in Italia dalla Germania, secondo altri pare sia originario della regione caucasina a nord della Persia, da dove fu importato in tutta Europa nel 200 a.C. I Greci e i Romani lo conoscevano e lo coltivavano: è infatti raffigurato negli affreschi dell’antica Pompei, mentre la sua prima descrizione è dovuta a Plinio il Vecchio, nel 1° secolo dell’era cristiana. Nel Medioevo, invece, le nespole comuni erano utilizzate per le proprietà febbrifughe e antidiarroiche. Conosciamo le nespole come frutti dolci e primaverili.  Al momento della maturazione il nespolo selvatico trasforma i tannini in zuccheri e diviene dal sapore dolce e gustoso. Un frutto ipocalorico; sono ricche di acido citrico, vitamine del gruppo B, potassio, magnesio e caroteni, per questo consigliate agli sportivi che hanno bisogno di recuperare sali minerali, acqua e antiossidanti.  Sono molto ricche di fibra solubile che distende le pareti dello stomaco, riempiendolo di acqua, facendo così aumentare il senso di sazietà. In particolare, la pectina mantiene l’umidità nel colon e funziona come lassativo naturale. I frutti devono essere consumati a mano a mano che sono pronti perche’ il processo di fermentazione non si arresta e possono rapidamente degradarsi. Le nespole mature sono ottime per marmellate, gelatine, salse; per la produzione di bevande alcoliche, quali brandy, liquori, schnaps; mentre i frutti non ancora maturi sono usati per chiarificare vino e sidro. Con il tannino della corteccia, delle foglie e dei frutti immaturi si effettua la concia delle pelli. Il legno, invece, molto duro, viene utilizzato per lavori al tornio e fornisce un ottimo carbone.



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