Quando tutti i bambini calabresi scrivevano la letterina ai genitori.


di Maria Lombardo


Un rito bellissimo e dolcissimo che si è perso. La cara letterina di Natale  quei luccicanti cartoncini colorati con presepi, renne e Babbi Natale ricoperti di fine porporina poi soppiantata da quelle meravigliose di carta stampata che compravamo in edicola. Dopo molti anni in fondo ad un cassetto di mia nonna  ho ritrovato la lettera che in prima elementare avevo scritto ai miei genitori. Quanti buoni propositi si affidavano a quei preziosi biglietti, scritti con grafia incerta e infantile innocenza! Servivano molte ore di lavoro per quella letterina, si stava attenta ai dettagli e prima si affidava alla brutta copia il duro esercizio per non sbagliare.Nulla era lasciato al caso, non si poteva sbagliare, sarebbe stata letta durante il pranzo natalizio davanti a tutti gli invitati. La maestra che ci seguiva passo passo per facilitarci il lavoro e soltanto dopo infinite correzioni e ripensamenti, li ricopiavo sul rilucente cartoncino, cercando di non scrostare la dorata polverina.  Quando arrivava il 25 aprile la prima preoccupazione  era nascondere la lettera sotto il piatto di mio padre, senza che nessuno mi vedesse. In realtà tutti se ne accorgevano e, recitando la parte, facevano finta di nulla con ammiccanti sorrisi. I miei occhi fissavano ansiosi quel piatto e quando finalmente era rimosso, appariva d’incanto lo scintillante biglietto. Mio padre fingendo sorpresa l’apriva e con un bonario sorriso, mi invitava a leggerlo.  Ed ecco che davanti a zii e nonni partiva quel : «Cari genitori...» era il rituale inizio e «... vi voglio tanto bene» la scontata conclusione. Nel mezzo sciorinavo tante belle promesse uguali ogni anno e ahimè, mai mantenute. Un bacio dai miei genitori era il meritato premio per tanta fatica e anche qualche banconota da mille lire, ma era solo il prologo dei regali che nella mia famiglia arrivavano con la Befana.  Ora non si usano più le letterine di Natale, non si scrive più ai genitori e a stento si parla con loro, al massimo si «messaggia». E anche il Natale diventa un giorno come un altro, con tante emozioni perse per sempre. Peccato! Questa conclusione presa dal web rispecchia in toto come la penso non me ne voglia l’autore. 

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