25 aprile 1945 l’Italia liberata dal nazifascismo: uno dei partigiani del vibonese Carmine Fusca.
di Maria Lombardo
Ho deciso di non andare
molto lontano dal comprensorio dove vivo, scegliendo di raccontare la vita in
armi di Carmine Fusca da San Nicola de Legistis minuscolo centro del comune di
Limbadi. Andiamo per gradi durante la Seconda Guerra Mondiale si assiste all’inesorabile
declino di Benito Mussolini,gli insuccessi del Duce iniziarono a fiaccare gli
animi degli italiani, che facilitarono lo sbarco degli alleati in Sicilia.Un
duro colpo per il Fascismo che dovette fronteggiare anche il malcontento del
popolo. Con l’armistizio di Cassibile l’esercito
si disorientò si iniziò a parlare di sbandati, soldati meridionali lontani
dalle loro terre confusi ed ospitati dalle popolazioni locali senza nemmeno
capirsi. Giovani che dovevano scegliere da che parte stare o rispondere
presente alla Repubblica di Salò o rifuggiarsi sulle alture per salvarsi la
pelle (Bando Graziani). Il Bando Graziani così sintetizzato in calce indusse
questi giovani sbandati ad una scelta anche rischiando la vita. Ed ecco che era
facile cosa scegliere con la loro esaltazione risorgimentale fecero una piccola
guerra con imboscate, guerriglie. 917 calabresi combatterono per la liberazione
del Piemonte tra questi vi era Carmine Fusca di una piccolissima frazione di
Limbadi nel vibonese San Nicola de Legistis. Fusca nasce a San Nicola nel ’23 crebbe così sotto il fascismo ed inviato in
guerra stette lontano da San Nicola per molti anni mandato a Milano, Varese ed
Albenga. Arruolatosi nel 1943 e inquadrato nel 228/mo Reggimento
fanteria, dopo l’8 settembre Carmine Fusca si trovava in Val di Susa e decise
subito di entrare, col nome di battaglia di “Carmine”, nella 17/ma Brigata
Garibaldi per poi passare alla 113/ma, partecipando a numerosi scontri coi
nemici. Inizia la nuova vita di zio Carmine
nelle montagne di Val di Susa famosa la battaglia del 26 giugno 44 quando si
dovevano accerchiare i tedeschi tra
Rivoli Alpignano e Grugliasco ma la missione fallì ed i tedeschi
trucidarono 26 partigiani, Eccidio colle Lys, in quel fuoco Carmine rischiò di
morire. Il 18 agosto la brigata era di nuovo organizzata ed operativa con l’assalto all’aeronautica qui
raccattarono 260 mitragliette una manna e catturarono i nazifascisti di
guardia. Ma il nemico più
pericoloso era in casa nostra: erano i fascisti capaci di fare cose che neanche
i soldati tedeschi erano in grado diceva Zio Carmine in molte interviste. Tra i
suoi ricordi anche l’episodio in cui Gianni Agnelli – che la sua unità protesse
per diverso tempo – preparò un caffè a lui e al suo comandante Alessio
Maffiodo. «Era un galantuomo, una persona squisita – ricordava Zio Carmine – ci
fece il caffè con le sue mani. Mi sembrò una cosa strana vedere un uomo come
lui alle prese con una macchinetta del caffè, nonostante fosse circondato da
diversi ruoli del suo personale di servizio». Subito dopo la rivolta della Fiat
viene inviato nell’Astigiano ma vi rimase poco tornò a Torino e si battè nella
battaglia di Grugliasco e quando i tedeschi si ritirarono bruciarono tutto e
tutti. Vennero accerchiati i nemici fatti prigionieri e requisite le loro armi
nella Val di Lanzo . L’arrivo americano portò
rifornimento penne e carta affinchè i
meridionali potessero scrivere a casa. Dopo la liberazione a Torino furono
acclamati e solo dopo la guerra tornò a
San Nicola. Carmine Fusca è uno di quei giovani che con il loro
sacrificio hanno costruito la nuova Italia, combattendo contro il nazifascismo.
la stessa vita silenziosa del partigiano Fusca, umile contadino di Limbadi ma
appassionato difensore dei valori democratici nati proprio dalla Guerra di
Liberazione, è stata una testimonianza forte che deve essere da esempio alle
giovani generazioni.
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