Il Venerdi Santo a Pizzo Calabro (VV) e l’antico rito di “Setti chjiamati”.





di Maria Lombardo




Dopo la messa del Venerdì Santo unico giorno aliturgico in cui non si consacra l’Eucarestia segue un rito molto atteso dai Pizzitani per la drammaticità  della morte di Gesù sono “i setti chjiamati”. Sono omelie intervallate da preghiere vi fu un tempo dove la drammaticità era più viva, giunti  al punto della “Passione” ove si legge: “E, chinato il capo spirò”, si udiva un frastuono tremendo (‘u terramòtu) cui partecipa­vano i fedeli  presenti in chiesa, sbattendo i piedi sugli inginocchiatoi, sulle sedie e, specialmente, su una pedana di assi di legno approntata precedentemente, appena sotto l’al­tare o vicino la porta d’ ingresso della Chiesa di San Giorgio : era davve­ro impressionante il rumore e la confusione, tali da incutere timore a chi non era stato in precedentemente preparato a questa usanza.
Ecco come viene descritto il “terramòtu” dallo scrittore pizzitano David
Donato:“Il mercoledì sera, invece, nella Chiesa di San Giorgio, veniva proposto ai fedeli l’evento del terremoto che si avvertì allorquando sul Golgota,  esalò l’ultimo respiro. E  mai “revival” fu così vicino alla realtà, in quan­to la scalmana dei ragazzi andava ben oltre la finzione , facendo temere che il sisma si verificasse artificiosamente coi loro alti balzi su appo­siti tavolacci e con il loro furioso battere su pezzi di legno di ogni spessore, il tutto frammisto al gracchiare di centinaia di raganelle, fatte girare vorticosamente. Essi non imitavano il terremoto del Golgota, ma lo superavano di gran lunga, poco mancando, ogni anno, - che la chiesa rovinas­se loro addosso durante quei dieci minuti di gran baraonda”. Durante lo svolgimento le luci vengono chiuse ed avanza una pregiata statua della Madonna “Ndolorata” portata dalla Capitaneria di Porto di Vibo Marina. La Madonna viene chiamata sette volte esi incontra col figlio morto. Momenti carichi di drammaticità! Dopo le sette chiamate la statua della “‘Ndolorata”, portata a spalla da marinai, si av­via, lentamente e mèstamente, verso l’esterno, seguita dalla folla di fede­li ‘che si trovano in chiesa, a cui man mano si aggiungono gli altri che, frementi, stanno aspettando fuori. Intanto alla Chiesa dell’Immacolata viene portata la statua di San Gianni”, San Giovanni. La “‘Ndolorata”, all’altezza dello “Spuntone” si ferma. Anche questo è un momento particolare. La Vergine prosegue il suo tragitto fino al Calvario dove c’è “San Gianni” 8 giovani corrono con la statua e si affiancano alla  “ ‘Ndolorata”in piazza. La fiumana umana osserva compostamente e in un silenzio interrotto soltan­to dal cupo e triste suono di un tamburo listato a lutto’.La “Affrundata” è avvenuta: la Madonna è stata avvisata che il suo diletto Figliolo è morto sulla Croce! La processione procede fino alla Chiesa di San Sebastiano, dove si trova la bara  du ‘U Signuri Mortu, seguita dalla Banda che suona tristi nenie, alternandosi con gli antichi canti della folla che l’accompagna.

Commenti

  1. Momenti entusiasmanti che ho vissuto da bambino e da giovane anche a Vibo Valentia. Mi mancano tanto ora che vivo lontano dalla mia terra. Ma non li dimentico,
    Valerio Carolei m

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