INNOCENZO D’IPPOLITO, BIRRO DI CAMPAGNA di Serra Pedace (CS): Calabria ferox.
di Maria Lombardo
Non è una storia di briganti come il
titolo lascia supporre, ma di un “birro di campagna”, ovvero, per essere più
comprensibili, un cacciatore di briganti. Questa storia di cui esiste copiosa
documentazione ci indica che il fenomeno del brigantaggio non emerge solo dopo
l’unità d’Italia o in reazione all’invasione francese dei primi anni del 1800,
come spesso si sente dire, ma è un fenomeno endemico. Il termine “endemico” è
quello usato da Alexandre Dumas e riferito proprio ai Casali di Cosenza in un
racconto in 7 capitoli sulla storia di Pietro Monaco e Ciccilla sul giornale
L’Indipendente dal maggio 1864. Nel 1700 i conflitti con i briganti erano
frequenti il birro di campagna Innocenzo D’Ippolito di Serra Pedace ha la
peggio. Innocenzo viene colpito alla coscia da un colpo di archibugio che gli
provoca la frattura della gamba. Rimane in pericolo di vita per un breve
periodo e solo dopo una lunga degenza, durata oltre un anno, riesce a
rimettersi in piedi. Un anno di costose cure mediche e, alla fine del periodo,
non solo rimane claudicante, ma è anche ridotto alla fame. Si dà da fare. Si
rivolge all’Uditore della Regia Udienza, Don Giuseppe Grimaldi, per ordinare ai
sottoposti Caporali e al Capitano delle “Compagnie di Campagna” dove aveva
prestato le sue notevoli capacità guerriere, di attestare e certificare davanti
a un notaio le sue prestazioni e i servizi resi al servizio della Regia
Udienza. Insomma, si rivolge ai suoi ex datori di lavoro per chiedere un aiuto,
che in seguito a questi attestati arriva con l’assunzione presso le carceri del
Castello di Cosenza.Questo spaccato riguarda, parte delle vicende di un solo
militare, pagato dal potere di allora per catturare o uccidere malviventi.
Innocenzo non era il solo cacciatore di briganti e immaginiamo che queste
vicende siano le uniche che è riuscito a certificare, potrebbero essercene
delle altre. Insomma questi documenti mostrano il brigantaggio di un periodo di
cui ci sono pochissime fonti documentarie che possono accendere una luce
parziale su questo fenomeno. Non ci sono in Calabria processi o sentenze che
riguardano il periodo precedente al 1800, e non perché non ci fosse il
fenomeno, ma semplicemente perché è scarsamente documentato. Per trovare
qualche processo bisogna andare all’Archivio di Stato di Napoli. Anche
l’obbligo di conservare arriva dopo il 1800.
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