Sapete che a Palmi ( RC) giunse un Capello della Madonna
di Maria Lombardo
Correva l'anno 1575, era il mese di giugno, Messina veniva colpita da una
tremenda epidemia di peste che durò complessivamente 30 anni. Furono i soldati messinesi
che "importarono" la peste contraendola sui campi di battaglia sul
fronte orientale che videro i cristiani contrapposti ai musulmani, la battaglia
decisiva fu la famosissima Battaglia di Lepanto (1571). I palmesi che già da
tanto tempo erano legati ai messinesi da saldi rapporti commerciali e sociali,
non esistono ad andare in soccorso dei fratelli siciliani con ogni genere di
aiuto.Fu così che il Senato della città di Messina deliberò, in segno di profonda
gratitudine, di donare ai palmesi un Capello della Madonna, un capello della
ciocca di capelli che, unitamente ad una lettera di ringraziamento, la Madonna
morente nel 42 d.C. donò alla delegazione di messinesi che andò a visitarla e a
porgere il saluto dell'intera città peloritana.Nel gennaio del 1582, l'11
secondo una certa interpretazione, approdò alla Marinella di Palmi l'imbarcazione
di Patron Peppino Tigano che trasportava il Sacro Capello, al seguito di Tigano
giungeva alla Marinella anche uno stuolo impressionante di imbarcazioni di varia
entità che avevano accompagnato i Marinai palmesi per tutto il tratto di mare
Messina e Palmi.Chiudiamo questa pillola di storia e costume della Varia con
due curiosità a latere della vicenda narrata: dalla fine del '500 a Palmi
iniziò a diffondersi il culto della Madonna della Lettera e conseguentemente
i nomi Letterio e Letteria (Lillo e
Lolla), infine va fatto notare che fino alla seconda metà del '700 vi era un'unica
varetta che permetteva il contestuale trasporto sia del Capello che del Quadro
della Madonna, mentre a partire dalla prima edizione post Terremoto 1783,
quella del 1798 furono realizzate due varette per un trasporto separato del
Capello e del Quadro. Mi raccomando se potete andare a rendere omaggio!
Le informazioni tratte dal volume "La Varia - Storia e tradizione
" di Francesco Lovecchio e Teresa Galluccio
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