Quando la Calabria non era un luogo marginale.


 

di Maria Lombardo 


"La Chanson d'Aspremont" è considerata una delle principali opere della letteratura medievale. Composta da 18 canti, è una chanson de geste, un poema epico cavalleresco appartenente al ciclo carolingio, che narra la spedizione di Carlo Magno nel Sud Italia contro il re dei Saraceni Agolante, in difesa della fede e dell’Europa. L’opera, che fa da prologo alla più nota Chanson de Roland, e dunque all'Orlando Innamorato e all'Orlando Furioso, risale alla metà del XII secolo, da un autore ignoto che sperimenta l’intreccio narrativo dei cantastorie con frequenti passaggi di scena, ripreso e perfezionato poi dall’Ariosto. Trae il titolo e l’ambientazione nell’Aspromonte da una narrazione orale del periodo normanno. È caratterizzato dai classici valori dell’onore, l’eroismo in battaglia, la lealtà verso il re, la fede in Cristo e nella Chiesa contrapposti all’Islam. Essa canta anche della storia d'amore tra Ruggero e la musulmana Gallicella  e la caduta della città cristiana di Risa (Reggio Calabria), sede del tesoro fattovi seppellire da Annibale, in un Sud Italia invaso dai Saraceni, e la storia di Rolandino  che proprio in Aspromonte ha la sua iniziazione a cavaliere, scoprendo se stesso e la sua condizione di eroe, uccidendo il saraceno Almonte impossessandosi dell’elmo, della spada Durendal  e il cavallo Vaillantif . Lo scopo dell'opera è quello di celebrare la vocazione guerresca dei Normanni che in quel momento regnavano sulla Calabria, ponendosi come ideali continuatori della stirpe carolingia. Tutta l’ideologia che sottende il poema è tesa a riconoscere questo ruolo ai soldati agli ordini degli Altavilla e non è un caso che la canzone venga cantata per la prima volta sotto gli spalti del Castello di Reggio nel 1190 al passaggio dei crociati comandati da Riccardo Cuor di Leone e diretti in Terra Santa. Esistono ben 24 codici manoscritti della Chanson d’Aspremont, in 6 lingue diverse, che ne testimoniano il successo che ebbe e che ha tutt’oggi.

 

 


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