GARIBALDI A SPEZZANO ALBANESE (CS)


 di Maria Lombardo 

Tutto ebbe inizio con un telegramma che annunciava l'arrivo di Garibaldi tra Castrovillari e Spezzano Albenese, fu un vero tripudio di preparazioni. Lo spirito patriottico degli Spezzanesi si fece sentire come non mai. Tutto accorsero a vedere quell'uomo le cui gesta fecero dimenticare quel governo ottuso. L'opera di Martino Antonio Rizzo “La disfatta” il crollo dei Borbone in Calabria dedica un nutrito capitolo all'evento, il Dittatore però si fermò prima a Tarsia dove tenne a battesimo una bimba. Poi ci furono persino le donne:” Una lunghissima sequela di donne, modulando il canto denominato dagli Albanesi vala, portossi ad incontrarlo assai lungi dall’abitato, cantando le lodi dell’eroe, come ai tempi di Troia. All’entrar nel paese, la guardia nazionale in due lunghe file gli rese i militari onori, e l’arciprete D. Paolo Nociti, nonostante il suo naturale cauteloso e circospetto, andogli incontro alla testa di tutto il clero in mozzetta con la croce avanti, come appunto si praticherebbe con un monarca. Le cantatrici, la guardia, il clero, la folla lo commossero molto, e gli fecero dire: Ecco la vera rivoluzione”. Garibaldi dalla sua diligenza salutava tutti con in mano un cappello alla calabrese inondato da una pioggia di confetti. Il popolo di Spezzano che affollava tetti e strade cantava alla libertà così:” veni Garibaldi in dolce compagnia ppì caccià la tirrania”.

Chi vuol capire capisca!


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