IL PIZZETTO O LA BARBA , AUTENTICO TERRORE PER IL TRAGICOMICO REGNO DELLE DUE SICILIE


 di Maria Lombardo

Durante il regno di Ferdinando II portare la barba era ritenuto segno di patriottismo italiano o di liberalismo, per cui era stata emessa una circolare di polizia che imponeva di sorvegliare attentamente coloro che non fossero rasati. Talora le autorità, in quello stato di polizia che era il regno delle Due Sicilie, andavano oltre ed imponevano con la forza il taglio della barba. L’ispettore Campagna percorreva Napoli con uno stormo di poliziotti e tratteneva i barbuti, portandoli con la forza da un barbiere per farsi radere. Coloro che rifiutavano erano arrestati, come avvenne ad un maestro di musica di nome Battisto che portava la barba per nascondere una deformità del volto. In Calabria la situazione era peggiore! Durante il suo viaggio in Calabria, Ferdinando II si fermò a Marcellinara, dove incontrò il barone Saverio Sanseverino, capo urbano, che portava un’ampia barba. Non appena il barone e capo della polizia locale gli giunse dinanzi, il re lo apostrofò in questo modo: «Voi grandi proprietari calabresi spingete con gli atti e le maniere le popolazioni al comunismo, il quale porterà il vostro danno, non quello della Corona. Va subito a tagliarti questa barba ». Il Sanseverino fu posto subito agli arresti, poi al domicilio coatto (in pratica arresti domiciliari) a Catanzaro, dove rimase per più di un anno. Furono sequestrate tutte le sue armi, inclusi i fucili da caccia. Si scoprì tempo dopo che il barone era un borbonico fedelissimo. Della seria se non ti tagli la barba saranno guai!

D. BERTONI JOVINE, Storia dell’educazione popolare in Italia, Bari 1965
A. DE BLASIO, Nel paese della camorra (l’Imbrecciata), Napoli 1901
V. GIGLIO, Il Risorgimento nelle sue fasi di guerra, Milano 1948
R. DE CESARE, La fine di un regno, Città di Castello 1895
H. ACTON, Gli ultimi Borboni di Napoli, Milano 1962
L. SETTEMBRINI, Protesta del popolo delle Due Sicilie, Napoli, 1847.


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