LA GRANDE REGGIO QUANDO CIRCOLAVA IL TRAM
di Maria Lombardo
Il tremendo sisma del 28 dicembre 1908 aveva messo in ginocchio la città di Reggio Calabria, l’opera di ricostruzione si dimostrava molto lenta e complessa ma, nonostante ciò, nella seduta del 27 gennaio 1912 il Consiglio comunale, esaminata la richiesta di concessione di un’area per la costruzione della rimessa in zona Santa Caterina o Annunziata, stabilì e deliberò quanto segue: “Il Comune, analizzata la richiesta della Società delle Tramvie e senza dover affrontare alcuna spesa, concede in uso gratuito mq. millecinquecento di area necessaria per la costruzione della sottostazione di trasformazione, della sala accumulatori, della rimessa, dell’officina di aggiustaggio e delle relative adiacenze di accesso e manovra. Tale terreno posto vicino l’ex Chiesa dell’Annunziata, è confinante a nord con la nuova via Indiana (oggi via G. Miceli), ad est con via Columbia (oggi via Mons. De Lorenzo), a sud col palazzo Liconti e con l’altra parte dell’isolato fabbricabile ed a ovest con la via Romana (oggi via G.De Nava dov’era ubicato il Monopolio di Stato)”. Il suolo in questione corrispondeva all’isolato 93. Il 31 gennaio 1911 il consiglio comunale approva un progetto che riguardava un impianto di linea tranviaria.Il sindaco Fabrizio Plutino, in fase di dibattito, si dimostrò uno strenuo sostenitore di quel progetto, riconosciuto di grande utilità perché avrebbe collegato finalmente il centro della città con due delle sue borgate più vicine e popolose: Annunziata e Sbarre.Il progetto originario prevedeva la realizzazione di una rete complessa, costituita dalle seguenti tratte:
Linea principale (Sbarre-Archi)
Diramazione Porto (Da S. Lucia per Viale G. Zerbi)
Diramazione al Castello (Da S. Lucia per Via Aschenez)
Diramazione alla Rotonda-Belvedere.
Prolungamento da Sbarre a Pellaro.
Prolungamento da Archi fino a Villa San Giovanni.
Il 13 gennaio 1912 venne costituita la Società Anonima
Tramvie di Reggio Calabria (SATRC), mentre l’energia
elettrica fu fornita dalla Soc. An. Riunite di Elettricità.
La linea era dotata anche di una batteria ad accumulatori per
sopperire ad eventuali interruzioni della fornitura elettrica.
Lo
scoppio della Grande Guerra non fermò completamente l’esecuzione
del progetto, né quello di un certo tipo di vita culturale e
mondana, di ispirazione francese, che scorreva in alcuni rinomati
caffè del Corso Garibaldi.Il 3 dicembre 1918, il
Corriere della Calabria pubblicava la seguente
notizia: “Superate tutte le difficoltà di ordine tecnico e
burocratico si inizieranno a giorni le prove del macchinario e del
primo tronco di linea. Seguirà immediatamente il reclutamento e
l’istruzione del personale. La società pertanto avverte che
accoglierà degli aspiranti fattorini sino alla fine della settimana
corrente. Le domande dovranno indicare l’età e il grado di
istruzione, o titoli che possono appoggiare le istanze stesse, lo
stato di famiglia e tutte quelle altre referenze che i candidati sono
in grado di fornire. Si avverte che ai posti di fattorini saranno
chiamate di preferenza le donne”. Il lavoro sul tram – con
decisione rivoluzionaria – non era più riservato soltanto agli
uomini. Le donne, anzi le ragazze, venivano accettate, se non
preferite, per staccare i biglietti ai passeggeri. La Società per le
tramvie forse con quella decisione guardò ben oltre ad un giusto
riconoscimento dei diritti delle donne costituendo una svolta
importante per i costumi dell’epoca. La novità venne gradita dagli
utenti che erano i più dato che le auto rappresentavano autentiche
rarità.Molti erano i giovanotti, per lo più nullafacenti, che
divennero frequentatori assidui di questo mezzo pubblico percorrendo
da un capo all’altro (Annunziata-Riformati) la città più volte al
giorno. Il 15 Febbraio dello stesso anno veniva
finalmente rilasciato un eccezionale permesso per consentire il
trasporto del filo di rame dalla Società Metallurgica di Livorno a
Reggio Calabria.
L’intero tracciato Annunziata – Riformati
(oggi chiesa di San francesco a Sbarre) misurava quasi 9 Km (e non
5,3 come risulta da alcuni documenti dell’epoca).Gli avvenimenti si
susseguivano con celerità, la tranviaria completata iniziava dal
Ponte dell’Annunziata percorreva Via
Romana (oggi Via De Nava) e passando dalla Chiesa di
Santa Lucia, nelle cui vicinanze si trovavano tre caffè
molto frequentati, il cinema Parisienne ed il Teatro
Verdi, si immetteva sul Corso Garibaldi
raggiungeva il ponte Calopinace e attraversando la
via Macello arrivava al ponte San Pietro.
Poi proseguiva, attraversando tutta Sbarre Centrali (3 Km)
fino ad arrivare alla Chiesa dei Riformati.L’alimentazione
era a corrente continua a 850 Volt. La linea era armata con rotaie a
gola sul Corso Garibaldi e a fungo nei restanti tratti. Da alcune
rilevazioni fotografiche risulta che alcuni tratti, sul corso
Garibaldi, erano a doppio binario mentre, di sicuro, su Sbarre
Centrali il servizio si svolgeva a binario unico. Alcune corse
percorrevano tutta la linea, mentre altre erano limitate al tratto
cittadino tra Annunziata e Calopinace. Su alcune corse per Sbarre
veniva aggiunto un rimorchio.
Alcune fonti riportano l’ubicazione
di un secondo deposito situato nei pressi di via Macello.Il 10
marzo 1918 il sindaco Giuseppe Valentino inaugurava la tranvia di
Reggio Calabria destando notevole interesse.Il biglietto
costava andata e ritorno per l’intero tracciato dalla
chiesa dei Riformati al ponte dell’Annunziata 20 centesimi
di lira. Per il tratto più breve dal ponte
Annunziata al ponte Calopinace e ritorno
bastavano 15 centesimi di lira.
La gestione era
stata affidata alla Società Anonima della Tranvia di Reggio
Calabria diretta dall’ingegnere Rodolfo
Zehender.Il parco macchine era costituito in origine da 6
elettromotrici bidirezionali costruite da Carminati &
Toselli (numeri di servizio da 1 a 6) con parte elettrica CGE
(due motori da 44 HP di potenza continuativa) capaci
di 18 posti a sedere e due rimorchi numerati 20-21
dello stesso costruttore, ad assi radiali. Le motrici erano dotate di
presa di corrente ad asta e rotella. Successivamente fu acquistato
altro materiale: un’altra elettromotrice (numero 7) e quattro
rimorchi (22-25) tutti realizzati dalle Officine Meccaniche di Roma.
Un’altra elettromotrice fu ricavata dalla trasformazione di un
rimorchio nelle officine sociali.
La presenza di una linea
elettrica, nel cuore della città animava non poche discussioni
riguardo la sicurezza, mentre non mancavano nostalgici richiami nei
confronti del soppresso servizio di diligenze.Il 30 marzo
1918 Il Corriere di Calabria così commentava: “Già
da qualche giorno vediamo le vetture snelle e veloci, correre sul
binario che si stende dal Torrente Annunziata fino in fondo alle
Sbarre: così viene provveduto ad un bisogno evidente di questa
cittadinanza, allo sviluppo del suo movimento, al suo progresso
civile”.
Con assoluta precisione i tram si incrociavano
all’altezza di Piazza Italia, del largo 21 agosto
e di Piazza De Nava, dove c’era lo scambio. C’era
un solo binario sui lastroni del Corso da poco ultimato con i suoi
bei lampioni di ferro ai lati.
I mesi estivi servirono a fare
innamorare i reggini del nuovo mezzo di locomozione, e dopo le
celebrazioni Mariane (feste settembrine della Madonna)
cominciarono a giungere numerosi reclami, alla società Anonima
Tranviaria, perché le corse serali duravano fino alle ore
23.30 e quelle mattutine iniziavano alle ore 5.30, troppo tardi per
coloro che si recavano al lavoro.
La tranviaria di Reggio
non ebbe vita lunga, alla vigilia della seconda
guerra mondiale, causa le difficoltà economiche e la
concorrenza del servizio di autobus municipali costrinsero la SATRC
prima ad abolire i rimorchi, poi a ridimensionare il servizio e
infine, il 31 agosto 1937, a decretarne la
cessazione dopo risoluzione anticipata della convenzione con
il Comune e con la Provincia.
Tutti i mezzi furono demoliti dopo
la chiusura della linea direttamente nella rimessa aziendale.
(ricerche dal web)
Commenti
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!