Il castello di Caccuri nel crotonese.
di Maria Lombardo
Il suggestivo borgo di Caccùri è ubicato nel cuore della
Calabria tra San Giovanni in Fiore e Cerenzia, tra le alture del Marchesato e
della Sila, a confine tra la Calabria Ulteriore e Citeriore. Insomma un paese
arroccato di Calabria! Dotato di una bellissima storia che passa da castro bizantino,
da borgo murato, da feudo, da baronaggi, di clero, da contadini vessati, da
giudecca. Caccuri è stato feudo
della famiglia De Riso nel 1292, dei Ruffo al finire del 1300, dei Riario, dei
Coppola, dei Borgia nel quattrocento, degli Spinelli 1505, dei Cimino nel 1560,
dei Cavalcanti nel 1651, quest’ultimo riedifica il castello. Nel 1830 è
acquisito dai Barracco, uno dei tre grandi latifondisti del marchesato insieme
ai Berlingeri e i Mazza. Sbirciare il castello appena si arriva a Caccùri è
facile è subito visibile la torre merlata che
si erge sopra uno spuntone in arenaria su cui è costruito il rivellino e il
castello. Certo col tempo il caastello ha subito rimaneggiamenti ed oggi è un
palazzo ducale che ha conservato il topos di castello! La torre, il castello e
il borgo, hanno come sfondo le dolci colline del Marchesato e della Sila, da
qui si vedono i borghi di Cerenzia, di Savelli, il borgo abbandonato di
Acerenthia, la valle del fiume Neto. Il palazzo signorile oggi è una bellissima
struttura turistica charme al quale si accede tramite un ponte e dopo aver
superato un portale seicentesco con ai lati delle feritoie, si giunge in un
ampio spazio con un giardino. Un altro portone da l’accesso al palazzo, un
atrio con una doppia rampa permette di salire al piano superiore. Il periodo
di massimo splendore lo si ebbe coi Ruffo quando il castello venne
riconosciuto anche oltre i confini canonici.
In quanto, Polissena Ruffo, vedova del cavaliere francese Giacomo de
Mailly, venne concessa in sposa dalla regina al diciassettenne figlio di Muzio
Attendolo, Francesco
Sforza. Dal matrimonio con il duca di Milano nacque una sola figlia,
Antonia. L'unione però non durò molto, in quanto Polissena e sua figlia Antonia
vennero assassinate, forse su mandato della zia Novella. Nonostante Francesco
Sforza perse il diritto del feudo Ruffo, a Caccuri trovò
i suoi più validi collaboratori nei Simonetta: Angelo, Giovanni e soprattutto
Francesco, che divenne suo reggente al momento della sua morte e venne
assassinato a Pavia da
Ludovico il Moro. Ultimi feudatari nel XIX secolo i
baroni Barracco, tra i quali Guglielmo stabilì la sua dimora a Caccuri e fece
costruire la splendida torre sul rivellino del castello all'architetto Adolfo Mastrigli nel 1882. La Torre Mastrigli,
è il simbolo dello stemma comunale di Caccuri e rende riconoscibile il borgo
anche da lontano.
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