La Rivolta antiborbonica di Santo Stefano d’Aspromonte: 29 agosto 1847 apre le porte a quella Reggina.
di Maria Lombardo
Il 1847 fu davvero un anno caldo per la Calabria la
rivolta contro lo Stato Borbonico interessò la parte meridionale dell’area Ultra. Nell'estate del 1847 i Romeo ordirono una
congiura in Basilicata, Calabria e Sicilia, a danno dei Borbone. Il fuoco della rivoluzione divampò prima a
Santo d’Aspromonte! Il 29 agosto, durante la
festa del Santo Patrono, i rivoltosi guidati da Domenico Romeo, fanno
sventolare il tricolore che viene benedetto in chiesa dallo stesso parroco
Stefano Chirico.
Questo è il sacrificio di Calabresi che hanno dato la vita alla Patria! Ecco come e dove si accese
quella scintilla rivoluzionaria che il 2 settembre 1847 ha visto Reggio come
scenario della rivolta, annunciata quattro giorni prima, con il Tricolore in
mano nella piazza del suo comune natale, Santo Stefano d’Aspromonte, dallo
stesso patriota Romeo. Dopo due giorni
si sollevano prima Gerace e poi Reggio. Torniamo però ai fatti di Santo
Stefano che furono la scintilla per la rivolta sullo Stretto, tutto il paese
partecipò e si riversò nel corso Reggino il prete Alessio Calabrò conduce un nuovo gruppo nel
corso tenendo in mano un crocefisso ed una pistola al grido di"Viva
l'Italia viva Pio IX". Reggio è nelle mani dei rivoltosi e chiedono che i
rivoltosi di Santo Stefano si uniscano a loro. Intanto la rivolta sorella di
Messina era fallita i calabresi invece sono determinati a procedere. La notte
dello stesso giorno giungono gli stefaniti accolti in tripudio. Il giorno
seguente Romeo ed il canonico Pellicano istituiscono un vertice rivoluzionario.
Il governo provvisorio si accorda per far uscire dal castello la guarnigione
ivi asserragliata. Sul castello aragonese sventola il Tricolore. Il primo passo
fu una misura economico-sociale come il dimezzamento del prezzo del sale. La
notizia che due navi salpate da Napoli stanno per giungere a Reggio crea
scompiglio e timore. Si tratta della "Ruggero" con Ferdinando
Nunziante e il "Guiscardo" con il De Cornè. Alle ore 14:00 del 4
settembre le navi cominciano il bombardamento di Reggio. Romeo ed i suoi
cercano di impedire lo sbarco dei reali ed alla fine in una Reggio spaventata e
distrutta i rivoltosi sono messi in fuga. Il
resto è una crudele repressione. Tra i caduti lo stesso Domenico Romeo che
viene assassinato e il cui capo mozzato viene portato in trionfo. A Gerace
vengono fucilati Verduci, Bello, Mazzone, Salvadori, Gemelli e Rossetti. Altri
si salvano fuggendo pronti alle prossime imminenti rivolte patriottiche. La
patria più tardi li onorò con dei Monumenti a Santo Stefano e a Gerace. A
Reggio il monumento all'Italia opera del La Russa nella omonima Piazza dove
nell'agosto del 1860 venne abbattuta la statua a Ferdinando, ricorda gli eroi
del 1847.
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