A Davoli (CZ) il Venerdì Santo si svolge un rito antico: “a 'naca”.
di Maria Lombardo
Questa è la Settimana
Santa, la settimana che precede la Risurrezione di nostro Signore dopo aver
vissuto la Passione. Con il Venerdì Santo tutti i centri ed i borghi di
Calabria portano avanti i riti che giunsero a noi dai “potentiores” Spagnoli
durante la loro dominazione. Appunto il rito che si tramanda a Davoli fin dal
Seicento è assolutamente un retaggio della dominazione spagnola. Fin dal '600 il
piccolo ma suggestivo Borgo di Davoli si prepara a vivere questa tradizione
emozionante e poco conosciuta con una lunga preparazione che dura settimane.
Nelle settimane prima sono i giovani del paese che si riuniscono dove è
possibile per creare le loro opere d'arte: gli abeti carichi di luminarie
rudimentali detti “i lampiune”. Portare l'abete per un giovane di Davoli è una
cosa davvero emozionante da provare almeno una volta nella vita. Ogni lumino
che risplende nella notte potrebbe rappresentare la luce della nostra anima che
viene liberata dal peccato con la Resurezione di Cristo. Sono decine gli abeti
che si preparano in anticipo per accompagnare la processione del Cristo morto.
Entriamo però nel vivo della tradizione, i fedeli si riuniscono prima delle
22.00 alla Chiesa di San Pietro per prepararsi a questa particolare processione
definita: a naca. Non è difficile intuire l'etimologia del nome ”naca”
probabilmente deriva dal dialetto e in particolare dal verbo ”annacare” che
vuol dire muoversi dondolando; Effettivamente i riti di origine spagnola poi
prendevano i termini calabresi come in questo caso. Vi è però il termine
“scientifico” a mettere difficoltà termine dialettale che deriva dal greco
nachè, che significa culla), nella quale è adagiato il corpo di Gesù. I due
termini possono essere presi in considerazione! Il corteo funebre silenzioso e
mesto si compone per attraversare il paesello avvolto dalla notte le statue del
Cristo morto e dell'Addolorata parata a lutto riescono sempre anno dopo anno a
ricongiungere molta gente. Le note della marcia funebre e il ritmo scarno del
tamburo e della tromba scandiscono il passo addolorato dei fedeli, in ricordo
della Via Crucis di Cristo. Subito dopo si pongono i portatori di questi abeti
pieni di lucine e con andamento dondolante. La processione parte a suono di
toccula e carici che avvisano i fedeli che la naca esce per le vie di Davoli,
si passa per le parrocchie di Santa Barbara e Santa Caterina, oltre che
dinnanzi i vari calvari sparsi tra le diverse zone del borgo. Fede e leggenda
si uniscono per questo evento! Le ricerche antropologiche parlano chiaro:” Una
delle tante leggende tramandate dagli anziani narra che venivano utilizzate
come torce delle piante spontanee chiamate ”varvasche’ e un anno la processione
si svolse durante una notte tempestosa; la tempesta fu così forte da
danneggiare la statua e le torce. Restarono accese poche luci che vennero
raccolte e sistemate su un abete trovato lungo il cammino. Da quel momento
sarebbe nata l’usanza di appendere i lampioni sugli alberi di abete”.
Commenti
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!