20 febbraio 1943: Amantea sul Tirreno Cosentino viene bombardata dagli Americani.



di Maria Lombardo


Almeno un anno prima in Calabria si vivono eventi legati all’armistizio dell’8 settembre, gli anglo-americani iniziano a bombardare a tappeto la nostra Regione con il loro carico di morte e distruzione. Tutta l’Italia è allo stremo famose le parole del Re a Villa Savoia in Roma: “Caro Duce l’Italia è in tocchi. L’esercito è moralmente a terra. I soldati non vogliono più battersi.” Gli alleati dal canto loro stavano lavorando ad uno sbarco in Sicilia!
Per scoraggiare e colpire la popolazione civile iniziano una serie di bombardamenti su tutta la Penisola. In questo modo il `43 diventa per gli italiani l’anno delle bombe. L’Italia aveva subito già molte umiliazioni e tante perdite umane, le città ridotte a cumuli di macerie ed i piccoli centri bombardati perché di lì passano i tedeschi. Nel mese di gennaio del ’43  vi furono già i primi bombardamenti su Catanzaro (25.1), Reggio Cal. (27.1), piccoli centri come Amantea, Cittanova, Gioia Tauro (20.2) e poi Cosenza (1.3), Vibo Val. (12.4), Paola (11.6), e ancora a Reggio Cal. (ben due volte in luglio) fino allo sbarco sul suolo calabrese del 3 settembre. I centri citati in calce vennero bombardati di giorno e notte atto voluto dai due responsabili  del Bomber-Command alleato erano il Maresciallo dell’aria sir Arthur Harrisdella RAF britannica e il generale Ira Eaker dell’8° Army Air Force americana.“Gli americani continuano a credere fermamente come nel ’42 nell’efficacia dei bombardamenti diurni di precisione da alta quota, anche se i fatti hanno ormai dimostrato che solo una esigua percentuale delle loro bombe colpisce effettivamente i bersagli specifici, mentre la percentuale più alta fa scempio di abitazioni civili o si disperde in modo vano. Gli inglesi – ma nessuno in modo così fanatico ed esclusivo come Harris, ha scritto il più noto studioso di storia aeronautica Giorgio Bonacina – hanno invece rinunciato da un pezzo ai bombardamenti cosiddetti di precisione, essendosi accorti a loro spese che le incursioni diurne, in mancanza di un solo tipo di caccia a grande autonomia capace di assicurare una valida scorta ai bombardieri, si risolvono soltanto in uno spaventoso ed inutile salasso dei bombardieri stessi, falciati dai caccia tedeschi”? Ed ecco che Amantea venne bombardata proprio di giorno per colpire il ponte dove o tedeschi dovevano passare obbligatoriamente, quella strada però è adiacente al centro di Amentea nella zona il Pizzone. Nel primo pomeriggio i cieli di Amantea erano solcati dalla 12a USA AF, caccia del tipo Lightnings e gruppi di Liberators in missione di guerra, provenienti da sud appaiono improvvisamente ed in pochi minuti sono sull’obiettivo. Le bombe fanno centro alcune invece cadon fuori paese altre su case uccidendo gli abitanti. Il lancio delle bombe fu comunque talmente preciso che, per fortuna, risparmiò la Chiesa quasi contigua alla casa colpita, In quello stesso istante, nella sagrestìa della Chiesa trovavasi l’arciprete don Francesco Perna il quale, a causa del violentissimo spostamento d’aria che mandò in frantumi le vetrate, fu investito da una pioggia di piccolissimi pezzi di vetro. Colpito in pieno volto, l’arciprete, fortunosamente si salvò, ma rimase cieco fino alla fine dei suoi giorni avvenuta qualche anno dopo. Amantea in quell’episodio pianse 30 morti, 3 dispersi e molti feriti.La notizia intanto si era diffusa rapidamente nonostante la precarietà nelle comunicazioni e nei servizi di informazione della regione. Ho estrapolato dalle pagine di una rivista, “Cronache della guerra” che si pubblicava in quegli anni, il Bollettino n. 1002 del 21 febbraio 1943: ” II Quartier Generale delle Forze Armate comunica in data 21 febbraio: … sono state sganciate alcune bombe in Calabria sulle località di Amantea, Gioia Tauro e Cittanova. Alcune vittime fra la popolazione civile …” Tutto questo ce lo ha restituito con i toni del racconto  senza fronzoli lo scrittore Ciro Cosenza nei suoi Ricordi di un figlio della lupa: “lo cominciai a sentir parlare di bombe e bombardamenti agli inizi del conflitto in un pomeriggio di fine inverno, uno di quei pomeriggi che annunciano dalle nostre parti la primavera … I bombardamenti ben presto s’infittirono … Ad essere presi di mira furono le linee ferroviarie, ecc… I viveri scarseggiavano mentre le comunicazioni diventavano sempre più difficili.”. Dopo quel bombardamento si svolsero i funerali in modo solenne  i camion militari divennero carri funebri su corso Umberto I vi era una folla in silenzio. Ed ecco che vennero “cucite” anche leggende che il pilota americano che sganciò la bomba micidiale, originario di Amantea, nativo addirittura del quartiere. Una cosa è certa il luogo del bombardamento è rimasto tale e quale nulla si è ricostruito.




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