I Normanni donano alla Certosa di Serra San Bruno territori del Nicoterese: la grangia di San Bruno


di Maria Lombardo


 Importanti vestigia emergono mute tra sterpaglie ed incuria testimoni di un'epoca lontana, mura che raccontano di un passato produttivo a Nicotera, quando i nuovi padroni e fondatori di Nicotera furono i Normanni. In prossimità del mare quasi nascosti dal progresso e dal turismo stagionale dei villaggi turistici nell'agro Nicoterese si possono ammirare i resti di una delle più attive e ricche grangie che facevano capo alla Certosa di Serra. Di questi possedimenti a Nicotera è tutto scritto, gli archivi non intendono essere muti per coloro che sanno interrogarli. Inoltre è la monumentale opera del bibliotecario certosino Benedetto Tromby, “ Storia critico cronologica diplomatica del patriarca S. Brunone e del suo Ordine certosino”, pubblicata a Napoli in 10 volumi tra il 1773 ed il 1779, cioè pochi anni prima del terremoto del 1783 e quindi della distruzione e dispersione della maggior parte del materiale conservato nella biblioteca della Certosa, opera questa per lo studio della Certosa e dei suoi possedimenti tra cui le grange. La storia di Nicotera va riscritta alla luce di nuovi elementi. Cerchiamo di capire come e perchè venne edificata una Grancia a Nicotera che con i territori di Nicotera, Joppolo, Coccorino, Comerconi in tutto contava 27 fondi rustici. Non meno i fondi nella vicina Motta Filocastro che con San Calogero, Calimera e Mileto contava 36 fondi rustici. Queste ricche donazioni furono fatte dai Normanni e da benefattori che seguivano San Bruno dice Luciano Calabretta nella sua opera Serra San Bruno:” i terreni donati costituirono uno dei più grandi complessi feudali ecclesiastici del meridione”. Nel complesso aveva 2258 fondi rustici! Una potenza economica che aveva anche una propria flotta ed ecco a cosa servivono le grangie come Nicotera e tutti i fondi affacciati sul mare. In queste “fattorie” si viveva a regime feudale ed i monaci non li rifiutarono poiché era pratica osservata dai Normanni e dai nobili. Nella grangia di Nicotera si svolgeva azione di riciclaggio e distribuzione dei beni prodotti, i quali venivano distribuiti al popolo tramite opere caritatevoli. Mentre per loro gli eremiti non trattennero mai niente secondo i loro voti. Una grangia vasta come quella di Nicotera aveva un'organizzazione molto attenta ed era presieduta da un converso detto “grangerius”. Tromby ricerca e riporta fedelmente tutti i documenti di donazione e le conferme papali presenti nella biblioteca delle Certose alcuni dei quali di descrizione certa è stata utile nel raccontare come i fratelli conversi e donati lavoravano sotto la direzione di un magister grangiae. In loco dormivano, mangiavano e pregavano i monaci sotto il monaco grangere. Assumevano poi contadini del luogo, diedero origine ai villaggi rurali, in seguito assumeva l’uso di azienda agricola che gestiva terreni e pascoli appartenenti soprattutto ad enti ecclesiastici e l’organizzazione di clausura dei monaci in una piccola comunità monastica governata da un priore e una unità economica agiva sulle persone e beni economici e sui terreni della Certosa. Essendo un terreno scelto dai nobili del Nicoterese garantiva in genere una buona produttività e i monaci cistercensi introdussero la, per allora, nuova rotazione triennale. Infatti producevano colture cerealicole grangia era sinonimo di granaio! La grangia Nicoterese sorgeva nell'agro Nicoterese con un grande cortile da un lato vi erano i fabbricati destinati alle abitazioni, dall'altro quelli destinati alle stalle, magazzini ed officine. Data l'origine religiosa, non mancava una cappellina. La loro collocazione al centro dell'unità agricola a cui erano addette aveva sempre la caratteristica di non distare mai più di una giornata di cammino dall'abbazia madre ogni domenica dovevano recarsi alla certosa per ascoltare l'omelia.


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