“ Curuèmm “ (la Quaresima ) antica tradizione riscoperta a Villapiana (CS).



di Maria Lombardo


Chi è “ Curuèmm “ di Villapiana ameno borgo del Cosentino?  “Curuèmm” entra in “gioco” il giorno dopo del martedì grasso appunto il mercoledì delle Ceneri dove si inizia a parlare di Quaresima di restrizione nel cibo per 40 giorni.È il momento della purificazione, del pentimento, del digiuno ecco perché, nella rappresentazione, è secca, debilitata, imbruttita  è in attesa della Pasqua, della resurrezione, della vita che si rinnova.  “Curèmm” viene rappresentata da un fantoccio che si prepara giorni prima per posizionarla per tempo il mercoledì delle Ceneri, nella tradizione di Villapiana viene costruito questa pupazza con oggetti di recupero un maglione nero  su un “corpo” fatto con canne e la testa  è fatta con un’arancia selvatica, “ u ruànc “ in lingua locale, le gambe possono essere delle calze riempite di paglia, di carta, stoffe o quello che si ha al momento, per le braccia si segue la stessa procedura come per le gambe. Basta dare solo un minimo di forma. Sulla testa, l’arancia, sono inserite a raggiera, delle penne di gallina o comunque di un volatile. La penna centrale dovrebbe, essere di colore diverso dalle altre. Per sostenere il fantoccio, si inseriscono, al suo interno, dei legnetti legati in modo da formare una croce, o anche un appendi panni raddrizzando il gancio sul quale si fissa l’arancia con le penne. Si posiziona fuori casa ma in un posto riparato e domenica dopo domenica si levano le penne fino a quando ne rimane una al centro. L’ultima si elimina la domenica di Pasqua e a questo punto il fantoccio ,“ Curuèmm “, viene bruciato. Generalmente il compito di tirare le penne e di bruciare il pupazzo era affidato al più piccolo o piccola, in casa.La Quaresima era, ma lo è ancora adesso, periodo di digiuno, purificazione, penitenza, preghiera ma anche di astinenza.Astinenza era anche non mangiare carne ma non da intendersi solo come alimento bensì come anche il non avere contatti rapporti con il coniuge. Proprio per questo, per non cadere in tentazioni, gli uomini che avevano lavoro lontano da casa, non vi facevano ritorno per tutto il periodo quaresimale. In pratica facevano astinenza dalla “ carne “ intesa come rapporto con l’altro sesso.La domenica di Pasqua, con la Resurrezione, finite penitenze, digiuni e restrizioni varie, le mogli con figli al seguito, preparati “ cullure e pizz’cu’llùv, casatell, frittet’ cu u pallacc’j e li sparici”,  si organizzavano per la festa, in un cesto mettevano tutto il ben di Dio preparato e si recavano, portando questo festoso fardello sulla testa, dai consorti per festeggiare la Santa Pasqua ed il ricongiungimento familiare.

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