La famiglia Barracco di Crotone tra i finanziatori della Spedizione dei Mille.



di Maria Lombardo


 Quando si asserisce che tra i finanziatori della Spedizione dei Mille vi era la famiglia più ricca di Calabria e più influente sia a Napoli e poi a Torino si intuisce subito che stiamo alludendo ai Barracco. Della storia si deve sapere tutto pro e contro è questo l'antidoto per essere veritieri.Poco nota questa storia come è poco nota la personalità di Giovanni Barracco e di altri esponenti della sua “gens”. Per tradizione aristocratica e per ricchezza erano ineguagliabili ma fu dopo le rivolte del '48 e col voltafaccia di Ferdinando sulla Costituzione che si schierò coi liberali. Assieme a Stanislao suo primogenito firmò la protesta del Parlamento Napoletano del 15 maggio di quell'anno. Segnato da questo cambio del Re divenne membro di uno dei più noti circoli liberali di Napoli. Nella Capitale frequentò personalità come Ruggero Bonghi, Gaetano Filangieri, allo stesso fratello del re di orientamenti più aperti, come fu Leopoldo, conte di Siracusa, e al suo segretario archeologo e studioso dell'antichità, il napoletano Giuseppe Fiorelli (1823-1896), che divenne nel tempo la più grande figura nel settore dell'archeologia napoletana e campana (direttore degli scavi di Pompei, direttore del Museo Archeologico, fondatore del Museo di San Martino, docente universitario, senatore del Regno gia nel 1865, direttore generale delle Antichità e Belle Arti). Col Fiorelli si curò molto di questa materia e ne divenne esperto sia come collezionista che occupando altre cariche di responsabilità.La famiglia Barracco contribuì con un cospicuo contributo alla spedizione garibaldina, che avanzava verso Napoli. Ma il suo intervento alla causa italica non si calmò solo elergendo molti soldi, fu uno dei più fervidi sostenitori e protagonisti del Plebiscito del 21 ottobre 1860. Per aver ovviamente voluto così ardetemente la”libertà” nel 1861 fu eletto sia consigliere comunale di Napoli, sia deputato al primo Parlamento unitario per il collegio di Crotone, dove fu più volte scelto, prima della nomina a senatore il 7 giugno 1886. Intanto le sue cariche politiche aumentano partecipò alla ristretta commissione parlamentare, che propose di conferire a Vittorio Emanuele II il titolo di Re d'Italia il 14 marzo 1861.Fu vice-presidente della Camera dal novembre 1874 al febbraio 1876. Rinunciò alla carica di Ministro nel '69 poiché desiderava occuparsi di altri interessi.Ebbe un particolare amore per l'alpinismo: dopo aver percorso le montagne della sua Sila, fu tra i primi a scalare il Monte Bianco e il Monte Rosa. Nel 1863 fu con Quintino Sella ed altri sul Monviso, da cui scaturirà l'idea della fondazione del Club Alpino Italiano, a somiglianza di quelli già esistenti in altri paesi e che servirà a far conoscere agli italiani meglio il loro paese e a coltivare attività salutari. Viaggiò molto per reperire oggetti d'arte.Trasferitosi a Roma dopo la conquista e la proclamazione della città come capitale d'Italia, mise insieme una delle più famose collezioni di scultura antica, non solo greca e romana. Inutile enumerare studi ed iniziative in cui brillò particolarmente e le tante lauree honoris causa. Fu lui che creò la biblioteca a Palazzo Madama e portando nella sala Umberto i busti di Leopardi, Verdi, Gioberti. Trovandosi senza eredi diretti donò la sua colllezione al Comune di Roma , sulla quale innalzò un palazzo, che fu il "Museo di Scultura Antica" fino al 1938. Il Museo Barracco ad oggi è visitatissimo per la mole di materiale raccolto vi sono annesse la Biblioteca Barracco e la Biblioteca Pollak. Intanto per onestà intellettuale il Barracco non spostò mai il suo baricentro dalle idee risorgimentali presenziò solennemente alle celebrazioni del Cinquantenario dell'Unità d'Italia e all'inaugurazione del Vittoriano, divenuto Altare della Patria. Tra i tanti fu anche lui a chiedere per Vittorio Emanuele il titolo di Re d'Italia. Morì a Roma nel 1914. Il fratello Roberto, rimasto a Napoli, nato a Spezzano della Sila (Cosenza) nel 1836, fu governatore del Suor Orsola Benincasa, tra i fondatori della Società Napoletana di Storia Patria, consigliere provinciale e senatore nel 1896. Morì a Napoli nel 1917, chiedendo al Presidente del Senato di non essere commemorato per umiltà e per il suo "modesto nome" a paragone di tanti protagonisti dell'Unità e della costruzione della nuova Italia, esempio di uno stile morale e civile degno di essere sempre richiamato. Tra i suoi consaguinei ricordiamo i fratelli Maurizio pittore di fama. Insomma ai provvidenziali aiuti dati anche dalla stampa estera di cui ne ho molti esempi ( ne discuteremo in diverso articolo) inviterei i lettori meridionalisti ad abbandonare l'idea massonica come deus machina e di puntare l'attenzione sulle stra ricche famiglie calabresi e siciliane.

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