Nicotera: Azienda agricola Ruffo …partono i bastimenti carichi di …




di Maria Lombardo


C’è stato un “momento” della storia di Nicotera che ha visto la “cittadesjia” primeggiare nel commercio. Questi momenti sono ancora dei buchi neri storici, al bando “gli storici” locali che sostengono che si conosce tutto sulla storia del borgo. Un “momento” quello citato in calce che durò un secolo e mezzo!  Il borgo di Nicotera di  antichissima storia, vantava la presenza dell'antico casato Baronale dei Ruffo, nella figura di Fulco Ruffo, che nella “cittadesjia possedeva” una rinomata azienda agricola che fruttava al Principe abbastanza bene grazie ai commerci con tutto il Mediterraneo ed oltre.  La documentazione è copiosissima e si può ricostruire l’assetto economico di quasi tutto l’800 e ‘900. Si parte dal  biennio 1815-'16 dati rinvenuti nel Fondo Aquilani carteggio contenuto nell'A.S.V.N. Si presenta un resoconto fatto dal Cipriani al Principe di Scilla suddiviso in 4 parti:” Introito grano bianco per la raccolta Agosto 1815 è di circa 507.76 tomoli e mezzo”. In quell'anno le terre baronali a Nicotera produssero un introito soddisfacente di prodotto granicolo. Al secondo carteggio risulta l'esito in grano bianco ( in uscita):”tomoli 53,4 sui 507.7 e mezzo che vennero elargiti ad alcune personalità del paese”. Alla voce Introito di denaro, suddiviso in due parti :” 72 ducati”, la cifra conclusiva per l'affitto delle terre. Il trend delle vendite è a conti fatti visibile dalla vendita del grano che fruttò al Ruffo la bellezza di :” 32.66 ducati” una cifra ragguardevole per il periodo. Sono gli anni in cui nella vicina San Ferdinando si gettano le basi per l’Azienda Nunziante e sia da Nicotera per i Ruffo sia da San Ferdinando partono i bastimenti locali per tutto il Mediterraneo. Inoltre il Borgo accrebbe il suo prestigio proprio durante gli anni di dominazione Napoletana tanto è vero che dotata di una costa ampia ed accessibilissima il primo di giugno del 1817 con il famoso articolo 3 che recitava tali parole:”nasce la Dogana di esportazione di cabotaggio “,situazione che servì ad accrescere il potere economico della cittadina dedita al commercio del fico d'india e di ogni genere di granaglie e frutta mediterranea. Il principale acquirente dei prodotti del Nicoterese era la corte ed i nobili napoletani. L'Azienda Ruffo accresce il suo potere d'acquisto grazie all'introito della vendita del mosto. Ed è sempre attraverso lo studio del Fondo Aquilano sempre nell' A.S.V.N  rinvengo questo documento che dà uno spaccato chiaro della conditio economica del paesello. “Il resoconto della produzione del mosto nell'anno in questione risulta essere di 84 salme”, a testimonianza di quanto detto in calce riporto in toto una autentica ricevuta a corredo del documento principale:” Si certifica da me crocesegnato Domenico Vita fattore dell'Ecc.ma Casa di Scilla, (…) qualmente nel ricetto del mosto,le vigne di S.E il P.PE di Scilla,produssero il quantitativo di ottantaquattro salme di mosto e cioè quelle terre di Mortelletto S.ME 70 e quelle di Ferilla S.me 14.E per essere ciò la verità ho formato il presente in presenza (…) dei testimoni. Nicotera lì 25 settembre 1819”.  Crocesegnato Domenico Vita che certifica come sopra, Andrea Galasso testimone, Diego Brancia testimone. Nell’anno 1883 il Municipio chiese al Governo Italiano, per i molti naufragi , la costruzione di una botte di ancoraggio nella nostra rada, in virtù del R.D. del 17.5.1866 che prevedeva la costruzione in Marina di Nicotera di un porto di IV classe. In quel tempo trovavano rifugio sicuro, nella cosiddetta Fossa di S. Antonio, navi di ogni portata, e la dogana era classificata di esportazione di III° grado (L. 1.6.1817 n. 3). Questa era una piaga per l’economia Nicoterese e bisognava fare qualcosa per tutelare i bastimenti anche perché il Ruffo possedeva i bagli alla marinata dove stipava i prodotti pronti a salpare verso i mercati di destinazione.Non a caso in tanto benessere fino ai primi decenni del novecento le marticane di patron Nicola della Valle veleggiarono verso i porti della Sicilia, delle isole Eolie e Lipari e del Mediterraneo, trasportando grandi quantità di grano, granone, lupini ed ogni sorta di mercanzia. Furono grossisti commercianti i Gargano, i Proto, Raffaele Raimondo che esportò i nostri vini in America ed aprì una distilleria in Marina utilizzando i vinaccioli. Importante fu l’istallazione del telegrafo che consentì di inviare e ricevere notizie con celerità (1862).I l Comune poi pensò ed inviò istanza al Ministero competente (26.5.85) per ottenere nella rada la sosta dei piroscafi della Società Florio-Rubbattino. Altri tempi, altra florida economia.

Commenti

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

Polpettone di Melanzane, tanto buono e super facile da preparare

Sapete che il tesoro “du briganti Musulinu” è stato trovato nelle Grotte di Tremusa a Scilla (RC).