L'amore al tempo delle serenate vissuto con gli occhi di una giovane Nicoterese.
di Maria Lombardo
I
ricordi di gioventù di mia nonna parlano di serenate e di amori “fatti da
lontano” eh si a quel tempo l'innamorato lo potevi solo guardare da lontano.
Mia nonna nacque e crebbe in un piccolissimo centro vicino a Nicotera, Badia
crebbe con una nidiata di fratelli maschi che erano una vera tortura! Discoli e
liberi scorazzavano per i campi creando scompiglio a mio nonno Peppino
innamoratissimo di mia nonna. Peppino figlio più piccolo da Zè Pruvidenzia (
zia Provvidenza) aveva deciso di sposare una ragazza bella ma povera! La mia
bisnonna si è sempre opposta a quest'amore, mio nonno benestante e figlio di
coloni della famiglia Prenestini doveva sposare una donna del suo “rango”. Era
davvero dura la vita che doveva fare per vederla, tutti i giorni vestito di
tutto punto alla foggia annii '30 inizio '40 ( completi di sartoria bianchi e
blu, cappello e bastone da passeggio) si recava a Badia per l'orario di Messa.
La ragazza non usciva mai di casa e se lo faceva era sempre accompagnata gli
sussurravano gli amici di “cantina”. "‘A fhimmana non viduta, centu ducati
e' cchiù è valutata” rispondeva lui per cui le schette ossia le nubili si
potevano guardare solo in Chiesa. Mio nonno si presentava, di notte, con un
amico “fidato”, sotto la finestra della sospirata per dedicarle una serenata;
questa doveva servire come proposta formale di fidanzamento – per la famiglia
di mia nonna – e da dichiarazione d’amore per la stessa. Devo dire che i mie
bisnonni erano consezienti oltre la fama di donna dura della madre di mio nonno
erano benestanti e questo contava avvolte più dell'amore. Se la famiglia della
ragazza non era consenziente alla proposta di fidanzamento, per il giovane
spasimante erano dolori. La serenata si chiudeva, infatti, con insulti e secchi
d’acqua che la mamma della fanciulla versava, indispettita, dalla finestra. I
mie bisnonni accettarono quella serenata ed aprirono la porta di casa, mio
nonno entrava in casa, prendeva accordi coi genitori della sospirata e, il
giorno dopo, entrava in scena ‘u mbasciaturi” colui che provvedeva a mediare e
portare avanti le trattative tra le due famiglie (condizioni, abitazione, data
di matrimonio, dote, pranzo matrimoniale, ecc.). La frase di mio nonno appena
vide mia nonna fu molto bella:” l'oru si canusci puru ntà campagna” il primo
incontro si fece nella masseria di famiglia.Da quel momento in poi il
fidanzamento produceva un sacco di diritti e doveri per cui difficilmente
poteva essere sciolto. Tornando alla serenata, le esperienze del passato ci
insegnano che non erano rari i casi in cui, il “menestrello”, cantando per
conto dell’amico, rimaneva lui stesso innamorato della ragazza. Figuriamoci le
dicerie! In tal caso, trattandosi di “dolori di cuore” e di famiglia, molto
gravi, era il giovane tradito a prendere
l’iniziativa: indispettito si presentava sotto il balcone dell’amata e, in
preda ai morsi della “rabbia”, dava di piglio ad alcuni versi di “sdegno”.
Capitava anche questo nei nostri borghi eppure oggi queste belle tradizioni
sono scemate del tutto.A questo punto, se la ragazza non s’affacciava, quanto
meno per smentire le dicerie del paese e dare un cenno di conforto al giovane,
voleva significare che anche lei si era innamorata del “menestrello”. Ma, la
serenata di “sdegno” o di rottura era un caso limite; quasi nella totalità delle
volte il fidanzamento veniva accettato e, dopo alcuni giorni, il ragazzo
portava i propri genitori presso la famiglia dei suoceri per chiedere la mano
della figlia e la ragazza veniva “singata” (segnata): davanti a parenti e
amici, il fidanzato metteva ufficialmente l’anellino al dito della fanciulla e
da quel momento le due famiglie erano legate da vincoli indissolubili di
parentela. Ovviamente il rito del singo potevano farlo in pochi per i tempi che
erano tristi. Solo i ricchi potevano permettersi il fidanzamento con l'anello i
miei nonni lo fecero!. U mbasciaturi ed i suppesseri ( i suoceri) discutevano
della vita economica dei giovani e di cosa portavano( la dote). Trattandosi di
una cosa familiare davvero seria, l’inadempienza da parte di una delle due
famiglie, causava lo scioglimento definitivo del fidanzamento (era proprio
questo il motivo per cui spesso si ricorreva al notaio). E' chiaro che a quel
tempo non vi erano possibilità come ora e quindi le fontane erano i luoghi
fondamentali dove le ragazze da lontano venivano scelte. Una volta in casa vi
era un cerimoniale da seguire mai uscire da soli era al vertice. Sedersi
accanto escluso visitare la fidanzata due o tre volte a settimana. E
soprattutto i cordi longhi si fannu serpi dicevano gli antichi, per cui entro 6
mesi ci si sposava.I fidanzati (zziti) potevano scambiarsi dei regali, ma, in
caso di rottura del rapporto, venivano restituiti dal primo all’ultimo, specie
se si trattava di regali in oro;
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