I Cappuccini Calabresi




di Maria Lombardo


Gli storici esperti affermano che a fondare l’ordine dei cappuccini, poi diffuso in Calabria, fu un tal Frate Matteo  da Bascio…Costui, nato appunto  a Bascio, oscuro villaggio nelle lande tra Pesaro e Urbino , si fece francescano del ramo degli Osservanti nel convento di Montefiorentino, presso Frontino, e venne ordinato sacerdote nel 1525. Desideroso di ritornare al primitivo rigore francescano, in quello stesso anno,lasciò quel convento ed ottenne da papa Clemente VII il privilegio personale di vestire un lungo saio di tessuto ruvido (come quello di Francesco d'Assisi, ma con un cappuccio più lungo ed appuntito), di osservare rigidamente la regola in assoluta povertà, di fare vita eremitica e predicare liberamente. Questo esempio ebbe subito numerosi imitatori tra quanti disideravano restaurare lo spirito originale del francescanesimo e diede luogo all'istituzione dell'Ordine dei Frati Minori Cappuccini (detti così per la peculiarità del loro abito), che grazie al sostegno della duchessa Caterina Cybo di Camerino venne approvato dal pontefice il 3 luglio del 1528 con la bolla Religionis zelus. Sarà stato così, ma  appare assai improbabile che un manipolo di quei monaci attraversasse quasi tutta l’Italia, in genere a piedi, per venire giù in Calabria a fondar conventi. E’, invece, molto più plausibile che sia stato frate Bernardio Molizzi. Egli nacque, infatti a Reggio di Calabria da quella nobile famiglia intorno al 1476.  Entrò nell'Ordine dei minori osservanti insieme col concittadino Ludovico Comi, che gli fu anche maestro di humanae litterae. Proseguì con lui gli studi a Brescia dove ebbe a maestro di filosofia e teologia il futuro generale dell'Ordine Francesco Licheto. Concluse infine i suoi studi all'università di Parigi, dove conseguì il dottorato in teologia. La sua dottrina, in particolare la sua conoscenza del greco e della teologia scotista, e la sua valentia nelle pubbliche dispute gli valsero il soprannome di "Giorgio", con allusione al dotto francescano Francesco Giorgio Zorzi, celebre allora in tutta Italia. Della sua attività di studioso e di insegnante non resta altra traccia che i titoli di alcuni scritti: Commentaria in librum primum scripti Oxoniensis Ioannis Duns Scoti, in tre volumi, Adnotationes in sacram divinam scripturam, Conceptus quadragesimalis, una cronaca di Reggio, Chronicon Rhegii, e una traduzione dal greco in latino della Vita S. Eliae dell'abate Bozzetta. Ma Bernardino va ricordato soprattutto per la parte di primo piano avuta, insieme con Ludovico Comi, nell'origine dei cappuccini calabresi. Per Farla breve diremo che nel 1525 Bernardino e Ludovico da Reggio, che erano zelanti calabresi, probabilmente in conseguenza dell'interruzione della riforma, si erano trasferiti a Roma dove tentavano di realizzare il loro ideale di vita ascetica sotto la protezione dei conventuali dei SS. Apostoli. Ma la venuta del Quiñones dovette dar loro nuova speranza di continuare la riforma nella famiglia degli osservanti. E quando nel settembre  il ministro generale, visitando la provincia napoletana, inviò in Calabria un suo commissario per celebrare il capitolo provinciale, essi erano già nella loro terra e ottennero insieme con i loro compagni cinque conventi di recollezione (tra cui quelli di S. Sergio di Tropea, S. Francesco di Terranova e S. Filippo di Cinquefronde).Seguirono quattro anni circa di vita tranquilla. Ma il 15 maggio 1529 fu eletto ministro generale il commissario cismontano Paolo Pisotti da Parma, deciso a stroncare il movimento di riforma chiudendo i conventi di recollezione e disperdendo gli zelanti. Svani così anche in Calabria il sogno di una riforma interna alla famiglia osservante. Non restava altra via che la separazione. A Roma Bernardino entrò  in contatto con Lodovico da Fossombrone, esponente della riforma cappuccina, che era stata autorizzata l'anno precedente con la bolla Religionis zelus ed attuava un ideale di vita ascetica molto simile a quello dei recolletti calabresi: la maggiore sicurezza di cui questi avrebbero potuto godere unendosi ad altre forze, per di più protette da influenti personalità, la possibilità di attuare la riforma, almeno dentro l'Ordine, e quindi conservandone i privilegi, infine la facoltà di accogliere nuovi adepti, furono verosimilmente le ragioni che indussero Bernardino, il 16 agosto, a firmare con Ludovico una convenzione, condizionata al consenso dei suoi compagni , con cui dichiarava la volontà degli zelanti calabresi dì entrare nella congregazione dei frati minori della vita eremitica .Con una copia autentica della bolla Religionis zelus e delle costituzioni dei minori eremiti, nonché di un cappuccio quadrato e di una tonaca secondo la foggia francescana, Bernardino. col suo compagno intraprese il viaggio di ritorno. In settembre era a Napoli, dove ottenne lettere regie esecutorie. Ma gli zelanti calabresi accolsero con molte esitazioni l'iniziativa di Bernardino, tanto che la convenzione da questo firmata rimase, per il momento, senza pratica attuazione. Intanto il Pisotti, deciso a stroncare le varie riforme francescane e soprattutto quella di tendenza cappuccina, otteneva da papa Clemente VII  acuni brevi come  il Cum nuper (14 dic. 1529 il Cun sicut ,il Cumautem con cui, praticamente, perseguitava i cappuccini e i recolletti di Calabria, ai quali tutti si ordinava di rientrare nei conventi di origine. In questa situazione era naturale che gli zelanti calabresi si orientassero verso una esplicita adesione al movimento cappuccino. Indetto il capitolo generale degli osservanti a Messina il 28 apr. 1532, il Pisotti adottò verso gli zelanti calabresi una tattica dilatoria e intanto compì un maldestro tentativo di dividere e addomesticare i loro capi offrendo invano a Bernardino. e al  suo confratello, Ludovico da Nepizio, la carica dì guardiano del convento reggino dell'Annunciazione. Ottenuta la conferma al governo dell'Ordine il Pisotti passò in Calabria dove presenziò al capitolo provinciale il 19 maggio, nel quale gli zelanti rinnovarono invano la richiesta di condurre vita eremitica. E finalmente Bernardino. ed alcuni compagni, convennero a Filogaso il 28 maggio 1532 sotto la protezione del duca di Nocera Ferdinando Carafa, celebrarono presso il convento dei domenicani il primo capitolo provinciale dei cappuccini calabresi. Il Pisotti, ritornato a Roma, ottenne il 3 luglio il breve Alias postquam, che ingiungeva a Bernardino. e ai suoi compagni il ritorno ai loro conventi di origine, ma la protezione del duca di Nocera permise ai cappuccini calabresi di ignorare il comando. Fu così che padre Bernardino Molizzi insieme ad altri 30 religiosi, vennero  provvisoriamente ospitati dai domenicani nel loro convento di Santa Maria di Loreto, a Filogaso, fondato nel 1523 da fra Vincenzo della Grotteria. In seguito il duca di Nocera, don Ferrante Carafa  concesse loro la chiesa di S.Antonio Abate situata fuori paese tra Filogaso e Panajia. Poi nel 1585 venne costruito il convento (probabilmente dove ora c’è il cimitero) e la chiesa venne intitolata a San Francesco. Il Convento conteneva 23 celle e c’erano 5 sacerdoti,4 chierici e 5 laici. Li, su una tavola della sacrestia la duchessa di Nocera, donna Eleonora Isabella Concublet aveva tagliato gli abiti  col cappuccio a  punta al posto di quelli col cappuccio quadrato. Nascevano  così i Cappuccini Calabresi che indossarono, per la prima volta l’abito della riforma, con buona pace di fra’ Matteo. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

Polpettone di Melanzane, tanto buono e super facile da preparare

Sapete che il tesoro “du briganti Musulinu” è stato trovato nelle Grotte di Tremusa a Scilla (RC).