Il convento di S.Elia a Galatro (R.C)
di Maria Lombardo
E' un convento Basiliano
quello di S. Elia a Galatro, fondato dai Basiliani che fuggirono dalla Sicilia
a causa delle scorribande Saracene. La data di fondazione è del 1075 in
contrada Cubasina ma le fonti sono altamente discordanti, altri fanno
coincidere l'edificazione tra 900 e 1000. Inoltre l'importanza del convento si
fa maggiore poiché si racconta che il corpo acefalo di S.Elia riposa in questo
sacro luogo, mentre la testa si trova a Seminara, nel Santuario della Madonna
dei Poveri. Vi è una prova tangibile della sua sepoltura in questo luogo sacro:
la visita testimoniata di S. Cono da Naso di ritorno da Gerusalemme. Inoltre
tra queste mura studiò e visse Baarlam ossia Bernando da Seminara. Baarlam
tenne la cattedra di teologia e poiché aveva una sublime preparazione Petrarca
volle cooscerlo e seguirlo tanto da divenirne allievo. Inoltre sembra che il
sacerdote abbia dato lezioni anche al Boccaccio e subito divenne Vescovo di
Gerace nel 1342. Stando a quanto raccontano le fonti del ‘700 il monastero
doveva essere molto più grande e ricchissimo di grotte dove i monaci
conducevano la loro esistenza e perfino ospitavano i pellegrini. Nelle
vicinanze nel comprensorio si trova la grotta in cui visse e fu sepolto il
Santo vi è una vasca di pietra granitica da cui, ad opera di Elia, sgorga
un’acqua miracolosa che non trabocca mai. Vi è anche un altare di recente
costruzione e dietro di lui una bellissima nicchia con mensola e iscrizioni in
greco, che doveva essere l’altare originale. Ma di questo ne discuteremo in
separata sede.Tuttavia, nel 1400 il convento venne abbandonato dai basiliani e
passò in mano ai frati cappuccini che vissero fino al 1808, i 12 cappuccini che
abitarono quelle stanze vissero la soppressione di questo magnifico luogo di
culto. Purtroppo nel '900 il convento venne adibito a deposito e palmento ad
uso della cittadinanza che aveva dimenticato il glorioso passato di questo
luogo. Spoliato inoltre dei marmi di pregio che giacciono in musei privati
persino le pietre bugnate del portone sono state riutilizzate per contrappeso
nei palmenti, creando un danno a questa meraviglia. Quando nel 1999 si recò al
convento Padre Nilo, di San Giovanni Theresti di Bivongi, definì questo bene
archeologico così: “Ogni minuscola pietra di questo convento, per chi, come
noi, affonda le radici in quel mondo e in quella cultura, è come un altare”.
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