Oggi parliamo di Letteratura N’dranghetistica Calabrese: il caso Filippo Velonà in Aspromonte.
di Maria Lombardo
Proliferano in Calabria le associazioni antimafia
gestite da personaggi poco preparati e senza titoli, personaggi squallidi che
calpestono le Stazioni dei Carabinieri locali con l’unico scopo non di
combattere la n’drangheta ma i tanti cittadini che hanno querelato carabinieri
e antimafiose per abuso di potere. E’ proprio a loro in quanto studiosa di Storia della Letteratura Ndranghitistica
Calabrese che inizio questo nuovo ciclo
di articoli con lo scopo di spiegare il fenomeno mafioso nelle Calabrie. Non
basta stare incollati su facebook etichettando la gente n’dranghetista e poi
non riconosci chi ti incontra ed infanghi altra gente. Torniamo alla
storia questa sconosciuta ed a Filippo
Velonà! Per il racconto mi sono rifatta a Bruno Salvatore Lucisano che dice:" Questi, nel 1887, assieme ad altri 29 affiliati è stato processato per
associazione criminosa. E in altro processo con altri 40. Fu da quel momento
che si cominciò a parlare di Africo e di una prima associazione. Tale…, insegnante elementare di Africo, ed
altri testimoni, ammisero in pubblico dibattimento l’esistenza di una
associazione a delinquere. Nei paesi in cui agivano questi delinquenti, si
sapeva che essi portassero come distintivo un ciuffo di capelli sulla fronte
detto “farfalla” e parlavano una parlata incomprensibile. Coloro che venivano
accettati nell’associazione dovevano pagare una tassa di £. 7,50. L’associazione,
in base le testimonianze di quasi tutti i testimoni, si diramava da Africo e
Casalnuovo in Roghudi, Roccaforte, Gallicianò, San Lorenzo, Bova, Sinopoli,
Reggio Calabria, Bovalino, San Luca, Brancaleone, Bruzzano, Portigliola e
Staiti. Gli associati, riconoscevano un capo Generale nella persona di Filippo
Velonà, il quale da Staiti, si recava negli altri paesi per controllare l’andamento
dell’associazione, per ricevere gli omaggi dei soci e per reclutare nuovi
affiliati. Al Velonà, durante una delle sue tante escursioni si presentò una
donna, tale… e facendole regalo di una pecora lo pregava di regalarle l’onore
di ammettere il figlio nell’associazione. Queste persone si “meritarono” tanto rispetto
non per aver fatto i ruba galline ma compiendo grossi furti ai ricchi che per
timore non denunciavano. Si aprì la stagione del traffico di bestiame illegale,
mozzavano così le orecchie alle capre per eliminare i marchi. L’associazione di
“camorristi” è conosciuta dalla autorità giudiziaria già operante sino dal
1890. Insomma, le radici della ndrangheta. Si riunivano nel mese d’agosto,
nella piazza per non dare nell’occhio e mangiavano tutti la famosa scirubetta neve
fresca e vino cotto. Chiaramente questo germoglio n'dranghetistico ebbe una valenza sociale qui questo fenomeno sopperì la mancanza dello Stato. La neve a Staiti ad agosto era frequente, tanto che si
organizzavano gare di sci. Sembra che il bisnonno di Tomba fosse nato in un
casolare nella “Costa delle felci”. "Questo basta per iniziare a capire!
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