6 febbraio 1783 le coste calabro- peloritane devastate dallo tsunami.
di Maria Lombardo
Conseguenza del sisma del giorno precedente che cambiò irreversibilmente
l'orografia della nostra Regione, il terremoto fu accompagnato da un devastante
tsunami. Coseguenza di quella crisi sismica che colpì specialmente la Piana di
Gioia, a Scilla si contarono 150 morti! Crolla la chiesa matrice, rovinando
sulle case vicine. La chiesa di S. Rocco perde la cupola e due campanili mentre
la chiesa dello Spirito Santo, a Marina Grande, subisce gravi lesioni alla
volta. Nel castello, che aveva resistito per mille anni a qualsiasi
assalto, cade in rovina la chiesa basiliana di S. Pancrazio e viene danneggiata
buona parte dei piani superiori. Numerose le abitazioni private distrutte
mentre diverse frane scivolano nelle valli dei torrenti Oliveto e Livorno. A
seguito di questo terremoto si origina uno tsunami, con il mare che dapprima si
ritira e poi colpisce con violenza sia la costa siciliana dello Stretto (tra
Messina e Capo Peloro) che quella calabrese (tra Cannitello e Scilla). A
Messina il mare invade il porto ed i viali a mare. A Capo Peloro raggiunge i
due laghetti, distrugge parzialmente il faro e devasta la spiaggia. A Reggio
Calabria le acque invadono il litorale, a Scilla l’intera Marina Grande è
ricoperta dalle onde mentre a Chianalea il livello marino si alza di circa due
metri. Effetti sono segnalati anche più a nord (a Joppolo il mare si ritira, a
Nicotera si registrano onde anomale) e perfino nello Jonio, da Bianco a
Roccella dove diverse barche vengono trascinate sulla terraferma. Uno tsunami
dunque importante, di intensità 4, che interessa una vasta area geografica. La
natura calabrese sta preparandosi ad una nuova tragedia, inzia la notte
terribile scillese in cui perse la vita l’ottantunenne don Fulcone Antonio
Ruffo, il Principe di Scilla, con la sua corte di cinquanta persone. Alle ore
00.20 del 6 Febbraio 1783 con epicentro a Villa e Messina vi è una nuova scossa
terribile. A Sud di Scilla si stacca mezza montagna di Campalà che finisce in
mare e così un'enorme raffica di onde si abbatte su Marina Grande. Il mare
seppellisce tutto, acqua fino ai tetti delle case. Soltanto a Scilla muoiono
circa 1500 persone, probabilmente di più: i cadaveri, spesso irriconoscibili,
vennero poi rapidamente bruciati per evitare infezioni. Alcune vittime vennero
ritrovate sui terrazzi e perfino sui tetti delle case, altre sugli alberi. Per
oltre un anno il mare restituì altri corpi e detriti vari, a ricordo di una
tragedia sconvolgente e terrificante. A Messina invece le onde sono di 6 metri
qui lo tsunami è più terrificante il mare arriva fino al mercato. Le onde
arrivate circa cinque minuti dopo lo sviluppo della frana, il mare penetra per
almeno 500 metri, il litorale viene inondato anche a Reggio. Dunque uno tsunami
di intensità straordinaria, pari al grado 6, il massimo valore attribuibile. Un
evento estremamente rovinoso, con un alto tributo in vite umane che chiude
dolorosamente i due giorni più terribili di tutti i tempi sulle coste del
nostro paese. Inoltre è anche la prova tangibile come da sempre il nostro
territorio va protetto.
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