LE CONFRATERNITE DEL VIBONESE: BREVE RICERCA.
di Maria Lombardo
“Alta impresa,
dove vai ,oh Madre Maria ed il perdono, mio Dio” salmodiante di Nicotera Gli
ambienti privilegiati per questa mia ricerca sono stati, ovviamente, gli
archivi storici delle diocesi. Sebbene ho attinto in prima persona sui
documenti relativi alle varie visite pastorali e sulle Relationi ad limina
Apostolorum( su gentile concessione di esimi colleghi storici che ringrazio
vivamente per la fiducia datami malgrado la mia giovane età). Facendo fioccare
con maestria documenti interessanti seguendo altre piste, tuttavia, sotto
l'aspetto bibliografico risulta essere limitato e frammentario essendo la
quantità e la qualità dei documenti carente a conti fatti il lavoro finito
risulta essere di una fatica notevole, poche perciò le carte scampate alla
trafugazione di amatori senza scrupoli . Lo studio della vita confraternale si
deve condurre su documenti, e questi sono molti e di laboriosa consultazione.
Non bisogna fermarsi ai soli pochi fascicoli nelle diocesi o ai documenti della
confraternita di provenienza a tal punto che per comprenderne la situazione ho
voluto dare uno sguardo seppur veloce ai registri parrocchiali, il mio
riferimento è ovvio al Liber Mortorum dove sono indicati i luoghi di sepoltura
degli antenati. Si viene così ad apprendere che un tale o una tale erano
sepolti in una certa chiesa nella tomba dei confratelli o delle consorelle.
Sempre dal registro dei morti per usare l'esempio di Tripodi sempre nell'atto
di un convegno tenutosi a Nicotera nel 1995 cita :” (…) nella chiesa della
confraternita dell'Immacolata di Dasà il primo confratello fu sepolto l'11
febbraio 1729”, il libro cita in oratorio novo sinonimo che l'apertura del
culto sia intorno a quella data. La storia delle confraternite non è stata
ancora scritta del tutto, e difficilmente potrà essere scritta in futuro. Non
si può fare storia improvvisando testi nei quali sono trascritti solo regi
assensi o lettere di parroci :” l'esercizio di copiatura è il modo più facile
per aumentare le pagine di un libro”. Per conoscere le confraternite scrive Antonio
Tripodi negli atti del medesimo convegno tenutosi a Castello Ruffo a Nicotera
afferma ancora :” bisogna avvicinarsi a quel mondo, vivere quelle esperienze,
partecipare alle riunioni e manifestazioni “. Scrivere perciò del movimento
confraternale, in questo mondo che potrebbe essere dissacrante ma non riesce a
dissacrarsi, potrebbe essere anacronistico. Siamo in realtà fuori del tempo, ma
del tempo delle grandi processioni di salmodianti che attraversavano
incappucciati le vie della città e dei paesi, negli spostamenti per compiere le
pratiche di pietà nelle diverse chiese o nell'accompagnare all'ultima dimora i
confratelli defunti. Le attuali confraternite possono collegarsi a quelle
medioevali per il fervore mistico e per lo slancio caritativo, a tal proposito
interviene M. Mariotti nella sua opera Ricerca sulle confraternite laicali del
Mezzogiorno in età moderna – Rapporto della Calabria che a pag.155 annota:” (…)
secondo gli indirizzi del Concilio di Trento, con l'elevazione della
spiritualità degli iscritti che venivano istruiti nella fede cristiana”.
Tuttavia è proprio durante il Concilio di Trento che ai vescovi viene obbligata
la visita alle confraternite, effettivamente anche Angelozzi nella sua opera Le
Confraternite laicali. Un' esperienza tra medioevo ed età moderna a pag 42-43
cronicizza:” il 17 settembre 1562 ,i padri conciliari a Trento resero
obbligatorie ai vescovi le visite alle confraternite ed i luoghi pii”. Sebbene
sotto Pio V, viene emanata la EX DEBITO il 6 ottobre del 1571, lo stesso papa
impose che in tutte le diocesi fosse eretta la confraternita della Dottrina
Cristiana :” che arricchì di privilegi spirituali” afferma ancora Angelozzi
nella medesima opera. Per quanto riguarda la diocesi di Mileto, si deve al
teatino Marcantonio Tufo che nel 1585 al 1606 resse l'antica diocesi, diede
l'avvio di erigere nuove confraternite con l'emanazione di 48 regole. Dai dati
d'archivio noto con maggiore frequenza quanto le confraternite, sorgevano
maggiormente nei “casali”(piccoli agglomerati di fuochi) le stesse che nelle
regole e negli statuti riflettevano le condizioni storico esistenziali
dell'epoca della loro erezione. Sebbene nel Vibonese ogni municipio più o meno
grande possedeva un gran numero di confraternite, fu nel'500 che qui si diffusero
le confraternite del S.S. Sacramento al quale si dedicavano maggiori favori
spirituali. Tuttavia fu sempre con questo titolo che nel 1539 vennero nominate
quelle di Monteleone e Dasà, a conti fatti sempre attraverso i dati d'archivio
si registrò una fioritura durante il periodo della Controriforma. Sono gli anni
dove sorgono le confraternite di dedicazione mariana, il Vibonese pullula,
sotto il titolo del Rosario e del Salterio. Non di meno secondo i dati storici
erano quelle di Gesù e dell'Immacolata diffusissime in tutto l'hinterland. Le
confraternite dell'Addolorata o della Pietà erano di iniziativa dei predicatori
ed infine alla Madonna del Portosalvo, tipica dei centri rivieraschi. Aggiunge
il Russo nel suo Regesto Vaticano per la Calabria, ossia una sorta di Registro
annota questo :” titolo abbastanza diffuso era quello delle Anime del
Purgatorio”probabilmente a carattere caritativo. Nel territorio di Tropea si
univa quello di San Michele,mentre a Mileto quello della Madonna delle Grazie o
ancora a Nicotera vi erano i “ Rosarioti” dedicata alla Madonna del Rosario.
Sono anni in cui si fondavano le confraternite di mestiere sono sempre gli
archivi a dare alla luce le fonti in merito a Soriano vi è appositamente una
cartella che porta nome confraternite :” San Giuseppe per i falegnami, San
Crispino per i calzolai, della Maddalena per gli ortolani “sono quelle più
diffuse. Tuttavia a Monsleonis (odierna Vibo) esistevano i cordari che
trovavano collocazione alla Santissima Trinità. In questi ambienti venivano
eletti i consoli dell'arte, che avevano il compito aggiunge Tripodi in molti
suoi scritti apparsi su riviste rinomate quanto detto:” in tale veste
esaminavano i nuovi artigiani che volevano aprire bottega in proprio”.Sebbene è
sempre dall'autorevole penna di Tripodi che appuriamo in un suo scritto di
chiara fama ,Le chiese di Monteleone alla fine del XVI secolo in Calabria
Letteraria di due bocciature:” avvenute a Monteleone nel 1676, Antonio De Vita
era stato reprobato et dichiarato inhabile, et inapto ad essere mastro (…)
calzolaio” casi del genere risultano però di sporadica situazione. Le
confraternite dalla notte dei tempi, furono impegnatissime in dispute, per la
supremazia, sia a livello territoriale che a livello di comune ricordiamo che
la sola cittadina di Nicotera sul versante tirrenico possedeva fino a 18
confraternite, tutte volevano primeggiare per i riti della Pasqua, dallo stesso
archivio storico di Nicotera evinco che non vi sono documenti che citano la
pratica dell'Affruntata”nel centro. Esistevano ancora le convenzioni tra le
varie “sette” si possono citare, quella di Serra San Bruno nel 1793 e quella di
Tropea solo qualche anno più tardi,nate con il solo scopo di evitare scandali,
nota espressa dallo stesso Tripodi in La convenzione del 1793 tra le
confraternite serresi in l'Altra Provincia. Fin da sempre i luoghi pii,
amministravano legati che copiosi venivano a loro affidati, tanto è vero che
nel 1709 anno funesto per la Calabria Ultra, in occasione di una carestia la
confraternita di Gesù e Maria del Rosario di Soriano intervenne con sussidi ai
poveri fonte d'archivio storico. Diciamo a gran voce come moltissime
confraternite si dedicavano alla raccolta di somme per riscattare i cristiani
caduti in mano turchesche. Si hanno così notizie sicure e certe di dati trovati
in alcuni registri di contabilità tra cui spicca: Francica con l'Annunziata,
Nao col S.S. Sacramento e Santa Caterina. Fioccano ancora le confraternite che
dotavano le giovani bisognose, la maggiore sorgeva a Parghelia. Per l'ennesima
volta viene fuori un quadro del tutto diverso rispetto a quello dipinto e
raccontato dai tradizionali manuali di storia sulla condizione di una Calabria
arretrata, gli archivi parlano chiaro. Tuttavia nella loro plurisecolare
storia, la storia delle medesime dovette affrontare dure prove in ispecie
quelle del versante vibonese interessate a conti fatti, alla cupidigia del
potere civile e dalle calamità naturale contro clima e natura si è sempre
potuto fare poco. Nel 1783 la tragedia del terremoto induce il marchese
Tanucci, primo ministro al governo napoletano a fondare la Cassa Sacra, non
senza aver prima proclamato che le somme raccolte sarebbero state spese in
sollievo di quanti ne avessero avuto bisogno. Tutti gli enti sospesi ed
inseguito soppressi nel 1784, furono spoliati persino delle suppellettili e dei
libri amministrativi dei quali pochi si salvarono dall'umidità e dagli insetti.
Ed è proprio a seguito del terribile flagello del '73, che per le già
immiserite confraternite si escogitò un onere speciale ed aggiungerei io
secondo giusta causa, cita l'atto del convegno tenutosi a Nicotera nel '95
sempre dalla voce del Tripodi:” quelle che se non volevano essere sciolte si
sarebbero dovute impegnare per il mantenimento di un maestro di scuola per i
trovatelli del paese” colpo di scena magistrale del Governo di Napoli. Tuttavia
le tradizioni delle stesse furono svariate, anche nel folklore che le animava.
Tra le molteplici attività si creavano fantasiosi presepi addirittura
riproponendo rioni cittadini è opportuno qui citare la Chiesa di Monterosso e
quella e di Tropea. A conti fatti però le attività delle tradizioni si
racchiudono nelle pratiche della Settimana Santa molte le zone che praticano il
rito dell'Affruntata, cioè con lo scopo di risollevare gli animi dei fedeli
dopo la penitenza quaresimale cita l'antropologo di chiara fama il chiarissimo
professor Vito Teti, per quel che riguarda San Nicola da Crissa. Altra pratica
di San Nicola da Crissa tanto per andare a ritroso nei giorni prima della
Pasqua è quella del Sabato Santo durante il canto del Miserere i confratelli
ripetono antiche pratiche penitenziali compiute dai loro antenati. Tuttavia è
il venerdì santo il giorno più suggestivo a Serra San Bruno si allestisce “la
naca”addobbata con merletti e trame antiche. Nei giorni del giovedì santo
quando si celebra la cena sono i confratelli a impersonificare i 12 apostoli
per la lavanda e la distribuzione del pane. Di rinomata situazione risulta
essere la Confraternita del S.S. Crocifisso qui interviene un 'atto di un
convegno tenutosi e voluto da Teti a San Nicola da Crissa in cui viene
istituita una messa settimanale dal 1734 e recitata anche fino ai giorni
nostri. L'impegno delle confraternite è evidente nelle decorazioni e nella
manutenzione delle loro chiese. Si possono ammirare artistici stalli, sui quali
sedevano e siedono i confratelli (rimangono quelli di Serra, di Pizzo e di
Vibo). Le statue lignee o di cartapesta rimangono a testimonianza dei vari
culti localmente venerati e di cui le confraternite ormai rimaste poche sono le
detentrici di sapere e attività tramandate nei secoli.
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