Storia delle grotte rupestri in Calabria.
di Maria Lombardo
La Calabria è una Regione altamente montuosa
ragion per cui è facilissimo incontrare molte grotte su tutto il territorio.
Per poterle avere tutte "sotto mano" mi sono rifatta al “Quadro
Territoriale Regionale Paesaggistico” della Regione Calabria, documento nato
dalla normativa sulla catalogazione, tutela e conservazione dei beni nazionali.
Abitate fin dal Paleolitico è possibile datarle attraverso i graffiti sulle
pareti, sono le Grotte di Talao a Scalea,la Grotta del Romito a Papasidero.
Altre grotte di questo periodo sono: la Grotta della Monaca di Sant’Agata di
Esaro (CS) e la Grotta del Santuario della Madonna a Praia a Mare (CS). Del
Neolitico sono le Grotte di Sant’Angelo presso Cassano (CS), fine dell’Età del Bronzo
ed epoca medievale. Dell’Età del Bronzo c’è la Grotta della Petrosa – Trachina
di Palmi (RC). E’ comunque, proprio grazie ad alcuni di questi ritrovamenti che
è possibile pensare ad origini preistoriche di numerose altre grotte sparse in
Calabria, delle cui origini non si hanno dati certi. Inseguito vi furono le
ondate dei monaci basiliani alcuni vissero come eremiti; altri come cenobiti,
cioè in comunità; ed altri ancora nelle laure, cioè eremiti, ma con momenti di
ritrovo insieme agli altri monaci avendo un superiore in comune. Effettivamente
è possibile ammirare dipinti bizantini. Testimonianze di dipinti bizantini ci
sono nella grotte di Santo Leo a Carìa di Drapia (VV), nella Timpa dei Santi a
Caccuri (KR), nella Grotta della Madonna del Riposo a Brancaleone Superiore
(RC), nella Grotta del Saraceno a Martone (RC) e nella Grotta di S. Maria di
Monte Stella di Pazzano (RC). Molti sfruttarono le grotte naturali, mentre
altri le hanno proprio scavate. I dipinti bizantini purtroppo sono in forma di degrado!
Da quel poco che è rimasto si intravedono: L’Epifania; il Crocifisso sorretto
dal Padre Eterno; la Madonna in trono col bambino; il Deesis (Cristo
benedicente tra la Madonna e san Giovanni Battista); il Pontefice in trono.
Nella seconda sono visibili tre: Il Cristo Pantocratore (dal greco indica colui
che tutto può), cioè la raffigurazione di Gesù tipica dell'arte bizantina,
paleocristiana e medievale, presente nei mosaici e affreschi absidali,ritratto
in atteggiamento maestoso e severo, seduto su un trono, nell'atto di benedire
con le tre dita della mano destra; l’Arcangelo Gabriele;la Madonna
Odigitria(dal greco antico ὸδηγήτρια, colei che istruisce) che però non tiene
in braccio Gesù Bambino benedicente, ma lo allatta, segno della natura umana
insita in Cristo assieme a quella divina.Particolare attenzione meritano la
Grotta del Principe in Pietrapaola (CS) e la Grotta con Altare tra Carolei e
Mendicino (CS) in quanto la prima, veniva usata come grotta di difesa e la
seconda, probabilmente era il sepolcro del re dei Goti, Alarico. Meritano anche
attenzione le grotte di Rocca di Neto (KR), Casabona (KR) e di Zungri (VV)
nelle quali c’è la presenza di cisterne e canalizzazioni per la raccolta delle
acque piovane. Tale sistema di raccolta delle acque, ricorda quello presente
nelle grotte di Matera. Cercherò seguendo l'opera citata in calce di elencarle
tutte. Nel Catanzarese esiste quella di Caminia di Stalettì, Simeri,
Stalettì.Nel cosentino vi sono : Calamo di Rossano, Calopezzati, Calunni,
Campana, Mendicino, Orsomarso, Paludi, Pietrapaola, S. Demetrio Corone, Scala
Coeli. Nel Crotonese con Belvedere di Spinello, Caccuri, Casabona, Cerenzia,
Cirò, Cotronei, Crucoli, Melissa, Mesoraca, Petilia Policastro, Roccabernarda,
Rocca di Neto, S. Severina, Verzino. In tutto il Reggino: Bova, Brancaleone
Superiore, Martone, Melicuccà, Monte Stella presso Pazzano, Palmi, Pietracappa
di San Luca, Montebello Ionico, Stilo, Martone.Nel vibonese a Carìa di Drapia,
Filandari, Limbadi, Spilinga, Zungri. Dopo i basiliani le grotte vennero
utilizzate dai briganti e poi dai pastori per riparare le greggi ignari del
valore del posto. Purtroppo arrivare a visitare molte di queste grotte è molto
difficile se non, in alcuni casi, impossibile per il fatto che, trovandosi in
zone di campagna lontane dai centri abitati, le vie d’accesso sono cancellate
dalla fitta vegetazione e molto spesso dall’incuria dell’uomo. Questi luoghi solo nell'ultimo tempo sono stati recuperati ed ancora il percorso per renderli fruibili è lungo e tortuoso non lasciamoci spaventare!
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