Scrimbia e il giovane Calamo. La mitologia ad Hipponion.




di Maria Lombardo

Nella mitologia greca è cosa molto facile incontrare dei o semi dei innamorarsi di comuni mortali, questo successe alla ninfa Scrimbia ad Hipponion oggi Vibo Valentia. Hipponion venne edificata dai locresi sul finire del VII sec. a.C. Scrimbia era una delle Idriadi che popolavano Hipponion. Il suo aspetto di bella ragazza conferitogli dalla sua natura Potameide grande benefattrice rendeva rigogliosa la natura hipponate. Sua abitudine era cantare felicemente durante i periodi di caccia, per favorire la buona riuscita dell’impresa. Aveva però un difetto non era immortale come le sue sorelle, questa caratteristica la spinse ad essere attratta da amore e passione. La ninfa Scrimbia cede al sentimento d’amore che la spinge verso un giovane mortale che la corteggia da tempo. Il loro amore incosciente sfiderà le dure leggi del padre degli dei che punirà entrambi con il tormento di una pena immutabile. Un’inclinazione così forte che faceva di lei la protettrice dei fidanzati che andavano a bagnarsi nell’acque del suo fiume, il Mesima. Ecco che tra i frequentatori del Mesina vi era un giovane, dalla pelle ruvida e dagli occhi penetranti che scriveva poesie d’amore che gettava nel fiume come omaggio alla ninfa. Scrimbia invaghita di questo bel Hipponate lo attendeva ogni giorno con ansia significativo il momento in cui il giovane si bagnava nel Mesima. Che i due provassero entrambi ardore e passione l’un l’altro era molto evidente. Il problema era sulla posizione semidivina di Scrimbia e quindi era negato il matrimonio; ciò avrebbe scatenato la punizione di Zeus. Un giorno la divinità decise di palesarsi ormai non riusciva più a sopportare la lontananza: portò con sé tutti i fogli che aveva conservato, nel tentativo di mostrare al giovane quanto era grande l’ammirazione e il sentimento da lei provato. Il giovane hipponiate però non conosceva la legge divina e si avvicinò per baciare la ragazza sul viso. Al solo sfiorarle, le labbra si racconta, se ne innamorò ancor di più. Cullati dalle profumate onde del fiume, i due amati si strinsero quanto poterono fino all’alba, decantando i versi che entrambi custodivano nel cuore. I giovani pregano Zeus di perdonarli mentre attendevano Ermes per donare la risposta di Zeus. Purtroppo la visita di Ermes la ebbe il giovane! Che accusato di alto tradimento venne condannato. “Se con lei è che vuoi vivere, che da lei tu mai sia separato!” disse il dio agitando il caduceo. Quando sul finir del giorno Ermes si presentò a Scrimbia, la ninfa vide nelle mani del dio una piccola pianta di calamo aromatico. “L’uomo con l’uomo, il divino con il divino. Così ha detto il padre degli dei” le disse il dio prima di congedarsi. Scrimbia comprese l'ira di Zeus e scoppiò in lacrime amare. Afflitta per aver distrutto la natura umana dell’amato, comprendendo che la sua condanna sarebbe stata quella di non riuscire a superare il dolore di ciò di cui era stata causa, si racconta che Scrimbia passò i rimanenti lunghi anni della sua vita a recitare e comporre versi d’amore al verde calamo, dalle cui radici la gente imparò ad estrarre un preparato per liquori. Ben pochi però sanno che il liquido di quella pianta altro non erano che le lacrime amare e commosse del giovane, il solo e unico gesto umano che Zeus gli risparmiò. Oggi la Scrimbia è una località nei pressi di San Leoluca dove sono stati rinvenuti un miriade di reperti. In suo onore fu costruita una fontana di cui, rimangono solo alcuni pezzi, mal collocati in un arido muro di cemento posto su Via A. De Gasperi. Con la Ninfa Scrimbia si apre il racconto storico scolpito da Giuseppe Niglia nel 1975, sulle porte del Tempo del Duomo della Città. Inoltre, a lei si è ispirato l’artista locale Reginaldo D’Agostino nel realizzare la statua collocata all’interno della vasca che si trova in piazza Martiri d’Ungheria o Piazza Municipio.

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