Del maiale non si butta via niente! Le frittole in gelatina!
di Maria Lombardo
C'è
a chi piace e a chi no! De gustibus anch'io potrei appartenere tra quelli che
proprio non mangia queste frattaglie, ma un tempo i nostri avi dovevano
sbarcare il lunario cibandosi solo di questo. Oltre tutto questo animale era
considerato sacro niente doveva essere sprecato. Se non si è calabresi o non si
è mai stati in Calabria tra dicembre e febbraio è difficile sapere di cosa si
tratta. Sto parlando delle frittole di maiale a cottura lentissima nella sugna!
Questo “piatto” tradizionale anche se per cucinarlo serve la “cortara” viene
fatto in tutte le due Calabrie. Sono parti del maiale cotte in modo lentissimo
con l'uso dello strutto delle cotenna e delle parti grasse dell'animale. La
lunga cottura di 9 ore richiede l'uttilizzo del fuoco a legna e di molta cenere
nella cortara di rame. Ogni famiglia un tempo la possedeva e la faceva stagnare
se si bucava. La brace non deve lambire la caldaia altrimenti la carne si
attaccherebbe ai bordi del grosso pentolone. Bisogna su ogni cosa avere
dimestichezza per fare questo preparato! Intanto bisogna chiarire che furono
gli arabi a portarci questa tradizine già dell'anno 1000. In quel tempo le
razzie erano giornaliere, e le popolazioni calabresi abbandonarono le coste,
rifugiandosi in montagna. Quindi sulle alture si cominciò ad allevare il suino
nero autoctono ma anche come deterrente contro gli arabi che non si cibavano di
maiale. Un deterrente che funzionò! Quando però le nostre coste vennero prese
di mira dai seguaci di “magammetta “ ( frase tratta dal testo del prof Stranges
di Brancaleone) ovvero il diavolo, così intendevano i calabresi predati dagli
islamici, si cominciava a chiedersi come conservare la carne del maiale uccisi
per spregio dagli arabi nelle nostre terre. Il sale era poco , poiché le saline
costiere furono abbandonate, come pure tutti gli altri opifici. Si pensò alla
conservazione della carni mediante cotture nello strutto. Ecco come nacquero le
frittole gustosissimo capolavoro della cucina mediterranea. I Calabresi
dovettero dare ingegno a tutte le loro conoscenze pur di non sprecare la carne
del maiale dopo le scorrerie. Ci riuscirono pienamente utilizzando ogni parte
del maiale e fuoco compirono il miracolo della carne.
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