E’ arrivato l’autunno in Calabria quando le sposine di San Giovanni in Fiore tessevano l’ozaturu.


di Maria Lombardo



 In ogni casa tra San Giovanni in Fiore e Longobucco vi era un telaio, le donne e le sposine del comprensorio tessevano per i corredi meravigliose coperte coloratissime. Coperte che richiamano simbologie greche orientali, simboli geometrici accurati che rendevano allegra la povera camera nuziale. La contaminazione ha creato un mescuglio meraviglioso per queste pesanti coperte che proteggono le membra negli inverni silani. Il progresso però ha portato i popoli silani a “vergognarsi “di questa loro bellissima tradizione che si è affievolita quando i Florensi iniziarono ad emigrare ed a preferire i più sobri piumoni. Prima in tutte le vie si udiva la massaia lavorare al telaio per intere giornate usando modi e metodi “meccanici”. Le tessitrici di San Giovanni in Fiore, come quelle di Longobucco e di Castelsilano, erano rinomate in tutta la Calabria ed era un lavoro che incrementava il povero bilancio delle famiglie. Il lavoro per un corredo era lungo urgevano:” per un corredo medio: 2 tovaglie da tavola, 12 salvietti (tovaglioli), 12 tovaglie da viso, 6 lenzuola, 12 strofinacci, 1 azaturu bianco di lana cu lu coppinu, 1 pinna a quadri e 1 bianca leggera per l’estate” cose che solo i ricchi possedevano e pagavano in natura le tessitrici.Male aggiungerei io le tradizioni sono fondamentali. L’ozaturi intreccia motivi floreali, antropomorfi e zoomorfi. L’isolamento montano non ha mai permesso che queste coperte di artigianato calabrese rimanessero nell’anonimato e soprattutto il lungo iter per produrle. Si partiva dalla tessitura, alla tintoria servivano colori caldi e la conoscenza della botanica poiché dalle piante riuscivano a trarre fibre e colori. Inoltre a livello storico posso informarvi con poche e scarne notizie:” La pianeta da Abate Commendatario è una di quelle salvate dai monaci dai saccheggi dei briganti nel 1799 che incendiarono parte dell'Abbazia Florense, ed è opera di artigiani florensi del 1700. Dopo la soppressione, nel 1806, da parte dei Francesi e la sconsacrazione del monastero alcune delle più antiche e preziose pianete andarono perse”. Non permettiamo che il nostro artigianato si perda nell’oblio …rivalutiamolo!


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