Vita di paese: a Nicotera quando si stava bene!




di Maria Lombardo


Una mattina d’estate a Nicotera quando la coralità paesana faceva da padrona. Oggi quelle belle scenette di vita paesana sono sparite. Colpa del progresso e dei tanti “facimundi tutti i fatti nostri”. Io non ci sto e rimpiango quei tempi! Fino ad una ventina di anni fa i supermercati scarseggiavano ma c’erano le caratteristiche “putiche” ed il mercato settimanale o si attendeva di salire a Vibo dove c’era più scelta. La mattina veniva scandita dall’eco dei venditori ambulanti che passavano vendendo di tutto dal pesce, alle ricotte fresche e frutta che non veniva prodotta negli orti locali. Qualcosa da comprare c’era sempre! Il pomeriggio era l’ora dei "marocchini" come li chiamavamo noi, con le vistose coperte caricate sulle spalle sia d'estate che d'inverno. Solo in seguito si sono attrezzati con carretti e carrozzelle da spingere, carichi di ogni ben di Dio di indubbia provenienza. C'erano i venditori di detersivi ed ogni tanto appariva una novità che incuriosiva tutto il vicinato. Vi erano i giorni in cui per Nicotera passeggiava qualche guardingo venditore tutto elegante che lasciava l'auto da qualche parte e girava per i vicoli ad offrire la sua speciale mercanzia: oro! Allora lui voleva fregare le volpi delle comari di Via Barriera, le incantava si con catene, bracciali, orologi, interi set di posate di presunto argento massiccio, ed in poco tempo era capace d'attirare un capannello di donne curiose, ma sicuramente più scaltre di lui! Che io ricordi, mai nessuna vicina ha mai comprato nulla, per paura che si trattasse di merce rubata o piuttosto falsa. Poi in certi periodi dell’anno specie a Natale arrivavano "i Napulitani". Smerciavano corredi bellissimi e modernissimi, incantavano le donne da marito con i primi lenzuoli super colorati. Loro avevano l'occhio fino! Sapevano bene se era roba buona o scarsa e riuscivano a comprare bene facendo qualche affare. Era uso, infatti, per chi aveva figlie femmine, preparare il corredo sin da piccole "a cincu", a "diaci", a "dudici", a "vinti", le più facoltose! Significava preparare cinque, dieci,ecc, coperte, tovaglie, asciugamani e così via. Più si poteva fare, meglio era, per non fare brutta figura con le future suocere delle figlie. Le sposine chiedevano capi giornalieri ma anche qualcosa d’elite poiché spesso la roba la ricamavano loro. Molte ragazze sapevamo ricamare e fare l'uncinetto e così le mamme compravano spesso delle intere pezze di "trusciu", cioè tele intere di stoffa per lenzuola e tovaglie da usare a loro piacimento. Ricamate ed abbellite con pizzi, diventavano preziosi ed originali per ognuna. Erano i lavori di cui andare fiere davanti alle suocere col famoso: "l'ho fatto io!".

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