L'ultimo viaggio di S. M. Ferdinando II a Mongiana (VV)
di Maria Lombardo
Gli
storici locali tacciono su molte situazioni che invece andrebbero chiarite. E'
chiaro dalle proficue fonti che Ferdinando II Re delle Due Sicilie, viaggiò tre volte in Calabria solo per vedere la fabbrica statale di Mongiana, e lo fece
specialmente per visitare i Reali Opifici Metallurgici che la Corona possedeva
in Calabria. Tuttavia dopo questa breve ma significativa premessa, dipanerò una
situazione storica datata 1852; Sua Maestà, conscio dei suoi possedimenti e
tronfio solo di buoni propositi, si portò durante il suo lungo regno ben tre
volte nelle nostre contrade visitando in quel periodo paesi e città della
Calabria: il primo viaggio lo compì nel 1833 a pochi anni dall’ascesa al trono,
poi nel 1844, ed infine nel 1852. Racconterò qui dell’ultimo dei viaggi
Calabresi di Ferdinando, puntando l’attenzione solo a quel di Mongiana.
Nell’autunno del 1852, il Re decide a sorpresa di ispezionare la Fabbrica
Statale di Mongiana sita nel cuore delle Serre Monteleonesi (oggi ViboValentia)
accompagnato dal Principe Francesco che affettuosamente il Borbone chiamava
Ciccillo. Sebbene furono giorni intensi quelli di quell’autunno per il
Vibonese, in quanto la piena del fiume Angitola aveva intasato i campi e le
uniche strade presenti, come aggiunge Imperio Assisi in una operetta apparsa
sul Normanno bimestrale di cultura che porta titolo “Quel disastroso viaggio in
calesse di Ferdinando II alla Ferriera di Mongiana”, dove annota: “Il 16
ottobre il Sovrano giunge a Mongiana da Pizzo Calabro, era stato costretto a
pernottare a Serra San Bruno in quanto proprio in quella zona la carrozza reale
si impantanò nelle fanghiglie dell’Angitola”, le alluvioni nel Vibonese non
guardavano in faccia neanche i reali. I contadini delle Serre furono costretti
per l’eventualità del tempo e la sorpresa reale a scortare Sua Maestà facendo
da apripista ed in alcuni tratti quelli più difficili costretti a sollevare il
reale calesse. Una situazione al limite della decenza a quel tempo come oggi.
Quella spericolata ma affascinante salita in calesse permise al Re di godere
fin ultimo delle bellezze paesaggistiche, della calma certosina di Serra e di
notare la difficoltà nel viaggio per giungere all’Opificio, ma di questo non
possiamo dar torto alla casa reale la Calabria era una terra difficile dove le
infrastrutture era difficile proporle. L’orografia questo il nostro dramma!
Soprattutto quando citando ancora le parole dell’Assise, sempre nella stessa
opera, continua dicendo: ”per la Cronaca giornalistica annotano che nell’anno
domini 2012 il tracciato è lo stesso, curve o non curve repubblicane e non più
monarchiche che a parte qualche spruzzata di bitume si scioglie come neve al
sole di Calabria”. Tuttavia è doveroso tornare a quel 16 ottobre del 1852;
distrutto dal viaggio, ed avendo ascoltato le lamentele del giovane Principe
nonché Duca di Calabria ironia della sorte, il Borbone si accinge a visitare
l’industria statale ed a ritemprarsi nel suo casino di caccia alla Ferdinandea
inaugurata dallo stesso Re nel suo primo viaggio del 1833 assieme al ponte
dell’ Angitola i cui lavori di realizzazione erano stati affidati al Palmieri.
Giunto in prossimità della Ferdinandea, il Re si portò alla visita delle Reali
Ferriere constatando l’ ingente produzione dell’acciaio Borbonico per produrre
solo busti e oggetti per la vita quotidiana ed inaugurò proprio in quel
frangente, lo sviluppo più intenso dell’industria metalmeccanica e picchi di
produzione elevatissimi: il vanto del Re. Soddisfatto della situazione
Ferdinando II tornò a Napoli non dopo aver accolto e graziato il centro di
Mongiana che da tempo chiedeva l’autonomia dall’iniqua Fabrizia cosa che
inquinò per sempre i rapporti con quest’ultima, come apprendiamo dalle parole
del colonnello Pacifici che così scrive:”questo villaggio di Mongiana che in sé
contiene 3 reali stabilimenti nel quale il più proficuo e prosperante si è
quello della novella fabbrica d’armi, ha una popolazione composta da varie
famiglie naturali(…) 100 anime, 3 o 400 individui fidati addetti al lavoro
nello stabilimento. I naturali sono modestamente urbanizzati sia per buona
indole e per come sono stati educati da impiegati e ufficiali d’artiglieria.
Esiste un numero di persone istruite (…) il villaggio suddetto ha la disgrazia
di essere aggregato al comune di Fabrizia composto da gente rozza e incolta
sotto la cui arbitraria amministrazione giaciamo (…)”. Mongiana, a seguito di
questa accorata lettera, riceve la grazia di essere eretta a Comune. Senza
ombra di dubbio e senza titubanza per la grazia concessa, il Re tornò quindi a
Napoli carico di progetti e di osservazioni fatte proprio in groppa al calesse;
Buoni propositi! Eh si portati sulla carta ma mai prodotti se non in parte,
cito il De’ Cesare a pag 33 del suo noto volume La fine del Regno e lo spero
per i neomeridionalisti:” 1) Apertura di una strada per le miniere, passando per
lo stabilimento di Ferdinandea, al fine di diminuire il prezzo delle materie
prime. 2) Traversa di congiunzione colla strada dell'Angitola, per la facilità
del trasporto delle produzioni. 3)Attivazione delle Ferndinandea senza
trascurare Mongiana, con lo scopo di dare da vivere agli abitanti di quei
convicini paesi. 4)Ritornare all'esplotazione della Grafite di Olivadi per lo
stesso scopo. 5)Vendita del ferro duttile nelle tre Calabrie, onde appagare le
numerose suppliche ascoltate dalla M.S. per la fabbricazione degli strumenti di
Agricoltura, ed altro. 6) Riduzione della Mongiana a Colonia Militare , come S.
Leucio, in vista di rendere anche questo punto un nucleo di difesa. 7) Apertura
delle Filiazioni”. Grandi progetti apparivano sulla carta ma poi? Il Re si
operò per far sì che le opere mancanti venissero compiute, si dice che le
promesse di un Re a quel tempo fossero come quelle di un marinaio, ma
Ferdinando doveva concludere la sua area industriosa nelle Calabrie, aprire una
strada per le miniere passando per Ferdinandea, costruire la strada per
l’Angitola, sviluppare Ferdinandea senza tralasciare Mongiana, costruisce una
caserma militare a Mongiana, ed abbellisce la chiesa “ a conti fatti l’impegno
del Re fu mantenuto per sommi capi; lo stesso e medesimo impegno che ebbe nella
visita a Monteleone del 1833 quando promise al popolo un orfanotrofio ed una
scuola di agraria cose che mantenne ad oggi vi sono le testimonianze storiche.
Questo era il grande progetto che il Re Borbone aveva per la Calabria tutta.
Uno sviluppo parziale solo dell’area Mongianese. Questo fu davvero l’ultimo
viaggio del Re, purtroppo infatti, a pochi anni di distanza, quando oramai
Mongiana raggiunse l’acme del suo successo economico, giunge a noi Garibaldi il
quale "decapitò" un fiorente comparto, i neomeridionalisti amano quella parola ma sappiamo tutti che non andò come citano i loro testi:” il 21 agosto 1862 con la legge n° 793 il
Governo italico decide di includere Mongiana nei beni demaniali da alienare,
con la legge n° 1435 il 23 agosto 1873 sancisce la definitiva caduta del
comparto.
Grazie alla Dott. Lombardo per questi spunti di verità
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