La Biblioteca comunale “Pietro De Nava” di Reggio Calabria l’unica e sola biblioteca calabrese voluta da Ferdinando I.



di Maria Lombardo



Vorrei tranquillizzare i miei lettori i quali mi seguono perchè fornisco loro notizie veritiere e documentate sulla Calabria Borbonica che questa non è una sorta di esagerazione alla Pino Aprile. Assolutamente sono in pochi a conoscere che la Biblioteca “ De Nava” è una delle primissime biblioteche pubbliche delle Calabrie ma tra pregi e difetti fu la sola apertura per la cultura di tutto il regno di Ferdinando I, il Re evidentemente si trovò costretto ad aprirla. Istituita con Decreto Regio del 31 marzo 1818 con il nome di Regia Biblioteca Ferdinandiana, in omaggio al sovrano Ferdinando I di Borbone, che dopo la seconda Restaurazione, accogliendo le richieste del Sindaco e del “Decurionato” reggino, istituì un centro di “pubblica lettura”. Le Calabrie avevano bisogno di forgiare le menti più argute ma rimase uno sporadico esempio! Si cominciò ad inviare a Reggio i libri antichi della biblioteca Spizzicagigli e Tommasini. L'abate Spizzicagigli e l'arcivescovo Tommasini da tempi immemori erano conosciuti come bibliofili e possedevano una cospicua biblioteca privata che a morte avvenuta non riuscìrono a donare, il Re decise di inviare il tutto proprio a Reggio dove la Curia lamentava mancanze di biblioteche pubbliche. La Curia reggina provvide alla sistemazione dei libri e nominò il primo bibliotecario il canonico Demaso Pugliatti, costuì non fece altro che passare lo “scettro” di bibliotecario a religiosi scelti da lui che seguirono la struttura fino al XIX secolo. Tale tradizione fu interrotta solo dal latinista Diego Vitrioli (1885-1860). Fu solo nel 1887 che la lunga carrellata di religiosi alla guida della biblioteca si arrestò con la morte di Lorenzo Lofaro che preferì nominare lo storico Cesare Morisani. E a partire dal 1907 la Biblioteca fu trasferita nell’ex Chiesa di San Gregorio Magno. Nel 1908 conseguenza del sisma la Chiesa crolla e tutto il patrimonio librario recuperato passa momentaneamente alla “Caserma dei Pompieri” e successivamente fu ospitata nei seminterrati della “Scuola Normale Femminile” (l’odierno Istituto Magistrale “T. Gulli”). In queste nuove postazioni a gestire la biblioteca furono l’economista Attilio da Empoli, il poeta Nicola Giunta e il giornalista Luigi Aliquò Lenzi. Fu così che per volere di quest'ultimo la biblioteca comunale fu trasferita presso la villetta-biblioteca “Pietro De Nava”. L’immobile in stile liberty, costruito nel 1917, fu donato alla città, assieme all’arredo, a 4.200 volumi e al terreno circostante con disposizione testamentaria del 1923, da Giuseppe De Nava, più volte ministro nel periodo giolittiano e pre-fascista. Intanto il patrimonio librario era ammontato a circa 40.000 volumi, fino al 1961, quando si trasferì nel locale attiguo, di circa 2.000 mq, appositamente costruito, che ne divenne la sede centrale. Tra la mole di materiale esistono anche fondi pergamenace, quanto mai pregevole, che comprende 147 pergamene dei secoli XIII-XIX. La pergamena più antica risale al 5 novembre 1285. La Sezione manoscritti e libri antichi, possiede, inoltre, 14 Incunaboli, 582 Cinquecentine, 974 tomi del ‘600 e 3.793 del ‘700, 45 manoscritti. Numerosissime donazioni furono fatte nel corso degli anni per la“Sezione Calabria” e alla “Sezione Donna” donata dal Soroptimist, il patrimonio librario della Biblioteca, si suddivide in fornite sezioni di narrativa, filosofia, scienze, storia, alle quali si affiancano preziosi fondi derivanti da acquisti e donazioni, tra questi, il “Fondo Pasquale Sandicchi”, il “Fondo musicale Pasquale Benintende”, il “Fondo Nicola Giunta” le donazioni “Domenico Iaria”, “Vincenzo Mezzatesta”, e l’archivio “Umberto Zanotti Bianco” proveniente dai locali del vecchio “Cipresseto”. E ancora la donazione dello scrittore Corrado Alvaro, situata in una delle sale della villetta e contenente l’arredo dello studio e parte della biblioteca personale dello scrittore sanluchese; le donazioni dell’economista Attilio da Empoli, del bibliofilo Gennaro Giuffre che contiene un’opera degna di nota come la “Divina Commedia” in tre tomi illustrata con acquarelli originali dall’artista Amos Nattini nel 1920; del giornalista Vincenzo Morello (Rastignac); dell’onorevole Antonio Priolo; dello storico Domenico De Giorgio, nella cui sala è collocata la raccolta della Rivista “Historica”, periodico di cultura da lui fondato nel 1948; dello storico Domenico Visalli, e molte altre ancora. Ecco cosa vuol dire non fare letture e studi concreti!


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