I GIOIELLI DELLA CORONA D’ITALIA: le menzogne dei neomeridionalisti danneggiano la storia!


di Maria Lombardo


 Posso capire che la sete di identità e di rivalsa abbia costretto i neomeridionalisti ad incapsularsi con “convinzione” nell’età dell’oro borbonica. Eh bontà loro vorrei aggiungere! Ed anzi lo aggiungo con fermezza poiché questa loro convinzione è dettata da una forma atavica di ignoranza storica, compresi gli scribacchini del loro “regime”. Sono sicura che qualora leggeranno questo articolo, e lo leggeranno! a parte le imprecazioni contro la mia persona diranno che questi gioielli furono rubati ai Borbone. Detto ciò voglio raccontarvi un pezzo della nostra storia per continuare a fare luce su certe questioni. Quando successe il “parapiglia” dell’ 8 settembre del 1943 i Savoia dovettero fuggire a Brindisi ma lasciarono a disposizione del popolo tutti i gioielli della Corona. Al primo ministro il duro compito di preservarli dagli invasori. Questa volta l’invasore era la Germania. Infatti uno degli ordini di Hitler era di recuperarli e spedirli a Berlino. I tedeschi li cercarono prima nella capitale, poi a Torino e a Milano senza però riuscire a trovarli: subito prima dell’occupazione erano stati depositati in una cassetta di sicurezza della Banca d’Italia, in seguito prelevati e murati in una nicchia dei sotterranei della manica lunga del Quirinale. In quel posto rimasero protetti fino al 5 giugno del ‘46 l’avv. Falcone Lucifero, reggente del ministero della Real Casa, si presentò alla Banca d’Italia con il cofanetto nel quale erano custoditi i gioielli e con l’ordine di re Umberto II di riconsegnarli alla nazione ad uso di chi di dovere. Venne stilato un inventario con la descrizione dei pezzi , furono scattate delle fotografie e il cofanetto venne chiuso con 12 sigilli. Con questa storia non intendo difendere i Savoia ma l’onestà intellettuale di una studiosa prima di tutto! Ma continuiamo il nostro racconto storico. Quel cofanetto in pelle a tre piani nero con fodera in velluto azzurro è ancora intatatto mai stato aperto è di proprietà del popolo Italiano, può essere aperto solo in presenza del Presidente della Repubblica e del governatore della Banca d’Italia. Quei gioielli hanno un valore sui 1,5 miliardi di euro ( ma non tutti concordano); in totale ci sono pietre per più di 1200 carati. I gioielli, come quasi tutti quelli più importanti dei Savoia, vennero ideati e creati dalla gioielleria Musy, fondata nel 1706 e attiva ancora oggi, ditta fornitrice della Real Casa dalla metà del XVIII secolo. Di questo tesoro composto da perle, diamanti e pietre preziose, ma il contenuto esatto è conosciuto solo a pochissime persone. Tra i gioielli che lo compongono, secondo notizie ufficiose, ci sarebbero un grande diadema a undici volte di brillanti, con 11 perle a goccia, 64 perle tonde e 1040 brillanti. Un tesoro che gli Italiani useranno solo quando ci sarà realmente bisogno. Continuiamo a spiegare ancora cosa possediamo complessivamente i brillanti della Corona sarebbero 6732, per oltre 10.000 grani; una sola collana, inoltre, sarebbe composta di 1859 brillanti. Di particolare pregio anche una preziosa spilla a nodo creata sempre dai gioiellieri Musy con 679 diamanti di cui uno centrale rosa, e due braccialetti gemelli a rettangoli incatenati, realizzati nel 1868 con diamanti montati in oro e argento. Nel frattempo è intervenuta la modifica della tredicesima disposizione transitoria della Costituzione.Tale modifica, come è noto, ha abrogato le disposizioni che impedivano sin dal 1948 il rientro ed il soggiorno in Italia degli eredi maschi della Casa Reale Savoia, mentre ha mantenuto in vigore la norma che stabilisce che "i beni esistenti nel territorio nazionale degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati dallo Stato". C'è quindi un nodo da sciogliere: i gioielli appartengono a casa Savoia oppure allo Stato? E per la Banca d'Italia questo resta il vincolo.


Commenti

  1. Sarebbe auspicabile una legge che i chiaranente stabilisse la proprieta' dello stato italiano dei gioielli di casa savoia custoditi nel caveau della banca d'Italia.Tale provvedimento sarebbe utile ai cittadini della Repubblica italiana sia moralmente che economicamente.

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